La Stampa, 21 febbraio 2023
Il metodo Marianera
E ora è caccia alla talpa nel palazzo di Giustizia. Alle talpe, anzi. Perché sono già 5 gli indagati tra il personale amministrativo, ma rischia di non finire qui. Lo scandalo dell’aspirante avvocatessa dai lunghi capelli neri, sempre elegante e fascinosa, che era la faccia pulita di un milieu criminale romano, rischia di lasciare ammaccati più uffici giudiziari della Capitale. Per il momento, sono stati perquisiti l’ufficio intercettazioni, quello delle convalide dei sequestri del Tribunale, il Tribunale di Sorveglianza e anche alcuni uffici della corte d’Appello. Il fatto è che i pm ne sanno molto più di quanto sia finora emerso perché avevano infilato un trojan nel cellulare del fidanzato di Camilla Marianera. E quindi sono stati inutili tutti i loro accorgimenti per evitare intercettazioni.
Camilla Marianera, il fidanzato Jacopo De Vivo, il suo amico Luca Giampà (che è stato arrestato per traffico di droga), la moglie Mafalda Casamonica. E poi Giorgia Piscitelli, la figlia dell’ultras laziale ucciso per un regolamento di conti. Belli, giovani, spregiudicati, si muovono in Smart, vestono alla moda, si sentono furbi.
Camilla, 29 anni, è l’ape regina di questa storia. Figlia di Luciano Marianera, che i pm definiscono «pluripregiudicato inserito da anni in contesti associativi, anche connessi al traffico di stanze stupefacenti», laureata in legge in Calabria, approfitta del praticantato in uno studio legale di Roma per capire subito come vanno le cose. Basta sbattere gli occhioni, fare la simpatica, passare una mancia di 300 euro, e subito qualche funzionario infedele si mette al computer e le passa informazioni riservatissime.
In un dialogo carpito dal trojan, Marianera afferma di «conoscere una persona che... sta in Procura, nell’ufficio dove sbobinano le intercettazioni... A me, fa tanti favori». E che favori. «Se gli metto il nome con la data di nascita, lui… davanti a me scrive sul computer e mi dice: inserito Gps sotto la macchina… oppure predisposto ocp (in gergo: osservazione controllo e pedinamento, ndr) su via… sotto casa».
Quando Luca Giampà, che è sposato con un’erede dei Casamonica, traffica in droga a Spinaceto, e già una volta ha scoperto una cimice nella sua auto, capisce quali agganci ha Camilla Marianera, fa un salto sulla poltrona. Sono notizie super preziose nel mondo della malavita, quelle. Ci sarà la fila di chi vorrà sapere se è indagato, se è pedinato, se è intercettato. Così ai due fidanzati brillano gli occhi: chiederanno 700 euro a botta, e tolti i 200 euro per i funzionari infedeli, il resto è tutto guadagno. Di queste pregevoli soffiate ne potrebbero “vendere” anche più di dieci a settimana. Tanto che il gip Gaspare Sturzo parla di un Protocollo criminale.
Il timore degli investigatori è che questa rete infedele sia all’opera da tempo. Camilla sarebbe solo l’ultima ad approfittarne. E forse la sua smania di guadagno, che l’ha portata a parlare troppo al cellulare, e con un indagato che era già sotto intercettazione, ha fatto scoprire il marcio.
Lei, per difendersi, ha negato tutto e parlato di «millanterie». Gli inquirenti pensano invece che il Protocollo criminale ci fosse eccome. Sono inquietanti le modalità con cui si muoveva l’impiegato dell’ufficio intercettazioni: la convocava facendo squillare per tre volte il cellulare da un numero privato, e lei capiva di poter andare a trovarlo in ufficio. Lì, ritengono i pm, l’uomo approfittava del lavoro collettivo e del caos per consultare il server senza lasciare tracce. Non voleva messaggi tra loro e neppure pezzi di carta. Camilla doveva andare di persona e dettargli i nomi dei “clienti”. I due pensavano di aggirare ogni controllo con videochiamate su Whatsapp o su Signal, app criptate per cellulari. Invece la polizia li ascoltava grazie al trojan, e poi li pedinava e fotografava negli incontri al bar.
Si vedevano al Fungo, zona Eur. Probabilmente le intercettazioni sarebbero andate avanti anche di più, ma i tempi sono precipitati quando nel dicembre scorso Camilla è entrata nello staff dell’assessora capitolina alla Sicurezza, Monica Lucarelli. Ci era riuscita grazie a una raccomandazione rimediata dal fidanzato Jacopo, che porta un cognome pesante a Roma, in quanto figlio di un famoso ultras romanista, Peppone De Vito, morto di malattia nel 2015. Gli investigatori hanno sentito come Camilla si vantasse di partecipare ai Comitati provinciali per la sicurezza con prefetto, questore e colonnello dei carabinieri. Era forte il rischio che rubasse notizie anche più delicate. E sono scattati gli arresti. —