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 2023  febbraio 21 Martedì calendario

Ecco «Lucy», la rivista culturale di Lagioia

Ogni volta che in Italia nasce una rivista culturale si deve festeggiare. E noi portiamo in regalo un articolo di carta, che si inchina al web. Ecco Lucy: magazine digitale ideato e diretto da Nicola Lagioia, un po’ come la «Milanesiana» ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, si vede che ormai è un format. O una moda. Ma comunque. Intellettuale, fighetta, di moda, irriverente – tutte le nuove riviste sono irriverenti – Lucy è una rivista multimediale che si occupa di cultura, arti e attualità. Ci sono articoli, podcast, interviste, reportage, fumetti, videolezioni. Molto ricca, ambiziosa, «trasversale», come si dice in casi simili: spazia dalla letteratura alle neuroscienze, dall’arte al cinema, un po’ come Robinson, o La Lettura, ma digitale, e con meno pubblicità, per ora. La dirige Nicola Lagoia (vuoi negargli il titolo di «direttore» ora che non lo sarà più del Salone del Libro di Torino?), è finanziata da Paolo Benini, patron della casa editrice torinese Add, rilevata nel 2014 con la moglie Francesca Mancini dopo aver venduto l’azienda specializzata in software per banche e assicurazioni (Benini è l’editore più ricco d’Italia, dopo Carlo Feltrinelli; o forse prima) e al di là delle tapioche prematurate rilasciate nelle interviste da Lagioia, che da un po’ di tempo è in fase sciamano digitale («Siamo un gruppo di lavoro che esprime un’intelligenza collettiva attraverso una struttura reticolare: un luogo vitale e di trasformazione»), la rivista è molto bella. Ci sono i podcast di Lagioia, «Fare un fuoco», dall’immortale racconto di Jack London, su come le storie accendono la nostra immaginazione; ci sono le videointerviste di Lagioia a grandi intellettuali (la prima a Luca Guadagnino), ci sono i pezzi di Lagioia, ma anche di collaboratori importanti: Domenico Starnone, Serena Vitale, Gipi... Il tutto ha, nello stesso tempo, un tono global, e un’aria di famiglia, che non vuole dire per forza amichettismo intellettuale. Comunque Lucy è fatta da Irene Graziosi (responsabile editoriale), romana, scrittrice, già spalla della youtuber Sofia Viscardi, amica di Lagioia, e presentata allo Strega quest’anno da Simonetta Fiori, di Repubblica... strano; da Lorenzo Gramatica (senior editor) che è il fidanzato di Irene Graziosi; da Giorgio Gianotto (direttore generale), che lavora ad Add ed è consulente del Salone del Libro di Torino con Nicola Lagioia; da Maddalena Cazzaniga (comunicazione), moglie di Marco Missiroli, che lavora a Babel Agency, che è l’ufficio stampa del Salone del Libro di Torino. Torino alla fine è molto piccola, e anche Roma, la città della Gioia: presto su Lucy scriveranno anche Marco Missiroli, Claudia Durastanti, Helena Janeczek, Loredana Lipperini, Francesco Pacifico, Valeria Parrella... Anche il mondo dell’editoria è molto piccolo. Lucy in the Sky with friends. Lucy è fatta davvero bene. E visto lo stato di salute dei giornali di carta (pessimo), è da qui che passa il futuro dell’informazione, anche culturale. Per ora i contenuti non sono tantissimi, e per certi versi il format è ancora quello delle vecchie pagine culturali di carta (ieri su Lucy c’era un’anticipazione della postfazione di Goffredo Fofi a un libro Iperborea, già anticipato dalla Lettura), ma tempo qualche settimana e la rivista si rafforzerà. Per ora è un po’ meno «giovane» di Snaporaz; sembra una Pangea di sinistra, meno colta e più multitasking, ma la strada è quella. Ottima l’idea di tenere fuori la politica, ma – nostro inutile consiglio – serve una linea editoriale più riconoscibile. È Lagioia che traccia il solco, ma è l’identità che lo difende. Adesso tutto sta ai lettori. Per ora la rivista è gratuita, ma a breve è previsto un abbonamento. Confidiamo sui giovani. E sul popolo del Salone del Libro.