Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  febbraio 20 Lunedì calendario

La Russia sta con Putin

E
tu cosa farai questa settimana per la patria? La lettera viene spedita con la risposta già in allegato. Le istruzioni per l’uso di questa settimana così importante, per ragioni di festività e per la ricorrenza dell’inizio dell’Operazione militare speciale, sono descritte in dettaglio nella comunicazione inviata a molte regioni russe. Ai funzionari di Stato viene chiesto di abbandonare il «divertimento eccessivo» e di non organizzare «feste di lusso», che sarebbero fuori luogo, con i tempi che corrono. Alle celebrazioni, saranno graditi «dolcetti» e «discorsi sull’eterna gloria dell’esercito russo».
Non saranno giorni come tanti. Domani Vladimir Putin terrà un discorso «sulla situazione attuale» alle Camere riunite. Il giorno seguente, all’inizio del ponte festivo contrassegnato dalla Giornata dei difensori della patria, ex Giornata della Forze armate (23 febbraio), si terrà il mega-raduno allo stadio Luzhniki di Mosca, previste «almeno» ottantamila persone, al quale il presidente assisterà in presenza. Sul 24, non c’è bisogno di aggiungere altro. Ieri alcuni quotidiani ipotizzavano una nuova prolusione di Putin in diretta televisiva, ma non c’è ancora la conferma ufficiale.
È in questo impasto di attualità e di storia che è avvolta la Russia di oggi. Ogni cosa, ogni messaggio da parte delle autorità sembra mirato a sovrapporre il passato al presente. L’unico collante possibile è il patriottismo, che viene spinto in ogni maniera possibile. Nelle scuole, sulla cartellonistica alla fermata degli autobus, per tacere della televisione.
L’obiettivo di queste vacanze, si legge nella circolare inviata alle regioni, è quello di mostrare che «l’intera nazione è unita e coinvolta nella lotta contro il nemico», e di mostrare poi «il potere dell’esercito russo». Il nemico non viene identificato nell’Ucraina, bensì nella Nato. Kiev e il Donbass stanno scomparendo dalla narrazione ufficiale di questo conflitto, ormai non più regionale ma globale, noi contro tutti, contro quasi tutto il mondo intero. Nella analisi di alcuni studiosi della società russa, e anche su qualche quotidiano di area governativa, sta apparendo sempre più spesso il concetto di «guerra esistenziale», dalla quale dipende il destino dell’intera patria.
Il fronte interno
Il consenso dello zar
è pari quasi ai livelli
del 2008, all’apice della sua popolarità
Il programma prevede, tra le altre attività: la partecipazione al concerto-raduno «Gloria ai difensori della patria» che si terrà il 22 febbraio a Mosca; organizzazione di Festival di rievocazione dedicati alle armi russe, agli eroi epici russi, alle vittorie russe; canti corali e flash mob con poesie e canzoni militari; lezioni di coraggio che i militari dell’Armata russa condurranno nelle scuole e nelle università; felicitazioni e congratulazioni sui social network a sostegno dei militari feriti.
Anche una semplice passeggiata nel centro di Mosca aiuta a capire l’aria che tira. Gli spazi pubblicitari che fino all’anno scorso erano pieni di marchi occidentali oggi sono stati sostituiti da cartelli con le foto dei soldati sormontate dalla scritta «Gloria agli eroi della Russia», oppure dalla mano disegnata di un adulto che stringe quella di un bambino: «Per la Russia! Per i bimbi del Donbass!», oppure scomodando l’immagine di Aleksandr Nevskij, eroe nazionale russo che nel 1242 sconfisse i Cavalieri dell’Ordine teutonico: «Il tempo degli eroi è nuovamente arrivato!». I talk show della propaganda tacciono durante il fine settimana. Ma la continuità della propaganda contro l’Occidente è assicurata da una nuova serie televisiva, intitolata La fine dell’Impero americano, e diretta da Vyacheslav Nikonov, parlamentare di Russia Unita nonché nipote di Vyacheslav Molotov, l’ex ministro degli Esteri di Stalin.
Con queste premesse, appare improbabile un annuncio epocale da parte di Putin. Se l’esito dell’Operazione militare speciale è incerto, il presidente sta vincendo a mani basse la battaglia del fronte interno. Battere sul tasto del patriottismo paga, eccome. Il suo consenso è pari quasi ai livelli raggiunti nel 2008, all’apice della popolarità. L’ostilità con Kiev ha compattato le élite politiche e militari, entrambe consapevoli del fatto che non ci sono alternative possibili alla sua figura. Salvo sorprese, Putin parlerà di sostegno alla popolazione, e attaccherà il neocolonialismo occidentale, esaltando l’eroismo e la specificità russe. Una ricetta che funziona, non si cambia.
Pochi giorni fa nella remota Blagoveshensk centinaia di persone a torso nudo e con quindici gradi sottozero si sono versate addosso secchi di acqua gelata. A sostegno delle truppe in Ucraina e per dimostrare di essere «una nazione sana, sportiva e patriottica, capace di costruire il proprio futuro».
L’immagine può far sorridere noi occidentali. Ma il 25 febbraio l’iniziativa verrà ripetuta nelle principali città, nelle principali regioni, ovunque. La maggioranza dei russi ci crede davvero.