Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  febbraio 20 Lunedì calendario

Silvia Salis: “Alle sfilate ho preferito le Olimpiadi”

Menù d’atleta: “Mangiavo dalla mattina alla sera in quantità assurde. In quel periodo ho preso 12 chili per arrivare a 80 e allenarmi per le Olimpiadi”.
Menù da dirigente: “Ora solo secondi e verdure”.
Silvia Salis ha 37 anni, è un’ex martellista ed è vicepresidente vicario del Coni. Vuoi per l’altezza (tanta), vuoi per la postura, l’atteggiamento, l’aspetto fisico; vuoi per tutto questo messo insieme, non è proprio una donna che passa inosservata: “Non so quante volte mi hanno chiesto il perché io abbia scelto il lancio del martello invece di lavorare in tv o come modella”.
Risposta?
Mai capita questa domanda, come se partecipare alle Olimpiadi fosse una deminutio.
Come ha iniziato con lo sport?
Grazie a mio padre: era custode del campo di atletica di Genova. Io stavo lì. Guardavo quel posto. Gli atleti allenarsi. Incitarsi. Misurare tempi e distanze. Però ero attratta dalla gabbia al centro della struttura.
Cos’è la gabbia?
Per il lancio del martello o del disco; (sorride) da bambina vedevo quegli uomini e mi sembravano giganti; a sette anni già mi allenavo.
Cosa l’affascinava dello sport?
Sempre stata sanamente competitiva.
“Sanamente” è una forma di assoluzione.
Basta non diventare dei prevaricatori con armi illecite; chi ama competere lo fa in primis contro se stesso: diventa una forma di crescita.
E quando perdeva?
Ero io la colpevole: poi quando sei una atleta tutto diventa fatale, come gli infortuni.
Piangeva?
No, mi innervosivo; Fausto (Brizzi, suo marito) mi prende in giro perché non piango mai, giusto con tre film.
Quali?
Al cinema con Million Dollar Baby a momenti mi strozzavo, poi Philadelphia e Sette anime.
Politica da ragazza?
E chi aveva tempo? Studiavo e mi allenavo, il resto niente.
Diplomata con?
96.
A cosa ha rinunciato per lo sport?
Un po’ alla vita normale dei ragazzi, ma volevo le Olimpiadi.
Per vincerle.
Ho capito presto che non ci sarei riuscita, bastava partecipare.
È stato un dolore?
Forse per un attimo, poi è diventata la fortuna della mia vita: ho puntato su altro.
Su cosa?
Mi sono iscritta a Scienze politiche per poi dedicarmi alla politica sportiva.
Ha smesso presto con lo sport…
Avevo la pubalgia da due anni, poi un giorno al medico ho domandato: “Tornerò mai come prima?”. E lui: “No”.
Com’è l’Olimpiade?
Il più grande esperimento sociologico: un microcosmo di diecimila persone che arrivano da tutto il mondo con tutte le differenti culture, anche gastronomiche; stare lì serve a relativizzarsi.
Cioè?
Ti rendi conto che non esisti solo tu o il tuo Paese.
Davanti a quale atleta è diventa una fan?
A Bolt quando ha realizzato il record del mondo. Ero lì.
Fenomeno.
Non era neanche un campione, era proprio un altro pianeta; (sorride) è l’unico del mondo sportivo al quale ho chiesto una foto.
Oltre dal risultato da cosa si vede “l’altro pianeta”.
Quelli come lui sanno vincere con leggerezza, sanno ispirare simpatia nel pubblico, riescono a coinvolgere le persone.
Lei chiamava l’applauso?
Poco, mi dava fastidio, troppo casino; in Corea toccava a me ed ero al centro di uno stadio con 70 mila persone urlanti: è bastato un mio piccolo cenno e hanno smesso.
Una sbronza?
Fino a 27 anni astemia; i miei amici mi derubricavano a “palla micidiale”, però gli ero utile visto che la sera guidavo.
Inquadrata.
Mi affatica il contrario.
Uno schiaffo dato?
No, ma più sei forte e più governi quella forza. Anche i miei compagni di nazionale, uomini enormi, non li ho mai visti neanche minacciare.
Gli uomini la temono?
Credo di no, mai avuta questa impressione.
E cosa pensa delle attrici che hanno accusato suo marito di molestie?
Non ne penso nulla.
Non è possibile.
Sono donne che in quel momento non hanno avuto l’acume di capire che venivano utilizzate e che si sono prestate a una situazione più grande.
Diplomatica.
Il problema non sono loro e la questione è superata dai fatti.
È una donna di potere?
Sono una donna che sa stare in un luogo di potere.
Conta più il potere o i soldi?
Senza dubbio il potere.
Farebbe un reality?
No, però l’Isola dei famosi sarebbe una sfida interessante.
Massacrerebbe tutti.
Sarei pronta a qualsiasi sacrificio; (ride) aspetti, non lo farei.
L’accusa che le rivolgono maggiormente.
Che sono una stronza.
Lo è?
Se per stronza vuol dire che se ho in testa un’idea è difficile farmele cambiare, allora sì.
Giocava con le Barbie?
Certo, ma pure con il fratello sovietico del Lego.
E cos’è?
Il Meccano.
Chi è lei?
Una donna di sport.