il Fatto Quotidiano, 20 febbraio 2023
La “Civiltà Cattolica” e i primi cento giorni della Meloni
A poco più di un mese della festosa visita della premier a papa Francesco, il 10 gennaio in Vaticano, La Civiltà Cattolica – tornata in auge con il pontificato del gesuita Bergoglio e diretta da padre Antonio Spadaro – traccia un bilancio dei primi cento giorni di governo di Giorgia Meloni.
L’ultimo numero quindicinale della rivista, il 4144 uscito sabato scorso, si apre infatti con un editoriale intitolato I primi passi del governo Meloni ed è firmato autorevolmente La Civiltà Cattolica. Premesso, allora, che è “complesso confrontare questa esperienza d’apertura con quelle precedenti” perché per la prima volta la legislatura è cominciata a ottobre, la rivista dei gesuiti annota innanzitutto che tra leggi d’iniziativa governativa approvate e numero dei decreti legge “si delinea l’immagine di un governo direttivo e di un Parlamento abbastanza statico”. Tutto questo con “un’importante maggioranza”, frutto delle elezioni politiche, e “un margine di sicurezza ampio”.
Per quanto riguarda il giudizio sul merito dei provvedimenti, è come se Meloni fosse scissa in due. Una premier bifronte che si dibatte tra la continuità con Mario Draghi e le promesse di una politica di destra. Tra gli “elementi di continuità con il governo precedente”, osserva La Civiltà Cattolica, ci sono il sostegno all’Ucraina nel segno dell’atlantismo e “l’eredità dell’impostazione del Pnrr”. Senza dimenticare “la volontà di riprendere un dialogo con l’Europa, che non era scontato”. Poi c’è la Giorgia Meloni di destra, appunto. Qui la valutazione diventa decisamente più critica. A partire dalla battaglia della maggioranza contro il Reddito di cittadinanza di matrice pentastellata. Scrive la rivista dei gesuiti: “Qui emerge un tema reale: certamente la misura del Reddito di cittadinanza non è perfetta. La revisione, però, dovrebbe tenere sempre in considerazione la lunghezza dei periodi di attività e inattività lavorativa propri dell’attuale sistema economico e produttivo, e il fatto che continuano a essere assai necessarie – specialmente in periodi di insicurezza come l’attuale – misure che proteggano le persone dalla precarietà e dalla povertà”.
Secondo punto controverso e a rischio è la fatidica riforma dell’autonomia differenziata, che porta il nome del leghista Roberto Calderoli. In questo caso c’è “il pericolo di incrinare la coesione nazionale”, laddove “invece di colmare i divari tra Nord e Sud del Paese, (…), si finirebbe per incrementare le distanze ormai cristallizzate da tempo, come ha mostrato di recente l’Istat”.
I migranti, infine, tenendo presente che dal bilancio della Civiltà Cattolica resta esclusa per il momento “la delicata e complessa questione della riforma della giustizia”. Per la rivista gesuita, l’esecutivo non fa altro che muoversi lungo la linea tracciata a suo tempo, nel 2017, dal decreto Minniti: limitare il soccorso delle Ong e arginare il flusso dei migranti finanziando i Paesi di ultimo transito. Qui c’è l’unica citazione di papa Francesco, perché il risultato di questa linea è che “le persone restano bloccate sulle coste libiche, lì sono imprigionate. Lo ha ricordato anche papa Francesco durante il suo viaggio verso Kinshasa, sorvolando il Sahara”.