il Giornale, 20 febbraio 2023
Biografia di Gloria Campaner raccontata da lei stessa
Arriva dall’India, chiama dallo scalo di Dubai, qualche giorno dopo eccola in Messico, poi le vacanze a Honolulu. «Sono sempre in movimento, è il karma della mia vita». La natura l’ha dotata di talento, oggi infatti nonostante la giovane età è considerata una delle più valenti e versatili pianiste italiane. La natura le ha anche regalato un aspetto che si fa notare. «Ho un fisico adatto a indossare un abito da sera» racconta al telefono, intercettata a Milano. Neppure un difetto? Ride divertita Gloria Campaner, 36 anni, veneta di Jesolo. «Ne ho, ovviamente – ammette -. Il mio entusiasmo, per esempio, può risultare eccessivo e mi può portare ad avere reazioni un po’ impulsive. Poi sono disordinata, ma tutti i giorni cerco l’equilibrio». Chissà che cosa direbbe il suo compagno, lo scrittore Alessandro Baricco. Una cosa è certa: la vitalità di Gloria è contagiosa e assai produttiva. Per dire una, a San Valentino, su tutte le piattaforme digitali è uscito il suo nuovo singolo. «Il mio ultimo live alla sala Verdi del Conservatorio di Milano – spiega la virtuosa -. Si tratta della Toccata e fuga in re minore di Bach, nella trascrizione rara di Tatiana Nikolayeva», una grande pianista russa (1924-1993). Poi un colpo di scena: «Novità discografica a parte, che è un mio dono per il pubblico, prendo una pausa dal palcoscenico». Gloria Campaner, è iniziata una nuova fase per lei allora? «Per la prima volta dopo tanti anni ho fatto un viaggio senza spartiti, i-pad e pianoforte. Sono all’interno del mio periodo sabbatico. Una vacanza così lunga, tre settimane, non l’avevo mai fatta». Niente concerti, sembra incredibile... «Stop ai recital, anche per un progetto che mi sta molto a cuore e che sto già portando avanti; il laboratorio C# See Sharp, dedicato a musicisti, artisti e performer, che vuole dire mettere a fuoco, guadare oltre e uscire pure dalla comfort zone che spesso limita». Qual è l’obiettivo? «In questa palestra per le emozioni si studia anche quello che non è tecnica pianistica. La maggior parte delle ore è dedicata ai consigli per migliorare la parte performativa; come imparare a controllare paure, respiro, postura e consapevolezza corporea». Ci sarà una «scuola» dedicata? «Dopo le vacanze, con Alessandro trasloco a Roma. Fino a ora i corsi li ho portati in giro, anche ai piedi dell’Himalaya, ma ora vorrei avere un luogo, un hub creativo». Altra avventura, ci vuole sempre un po’ di audacia. «Non mi è mai mancata. Ho esplorato il Brasile, portando la musica in Amazzonia e nelle favelas. Poi il viaggio all’Isola di Pasqua, dove il piano è stato trasportato con l’aereo». Chissà che emozione. «Ho suonato in una baia, si sono avvicinati animali selvatici come pony, galline e tacchini. Poi ricordo l’evento ad Amatrice, a favore dei terremotati». Insomma, dove c’è una «causa» c’è Gloria? «Ho suonato anche in ospedali e penitenziari, ho suonato in tutto il mondo. È tutta la vita che lo faccio. Ho sempre sentito la necessità di portare un messaggio di amore e condivisione. Il concertismo fine a se stesso, nonostante sia un’attività meravigliosa, per me non è stato mai abbastanza». Tutto questo non sarà passato inosservato. «Sono stata invitata in Senato, come presidente c’era la Casellati; pure al Quirinale coi presidenti Napolitano e Mattarella. Ho eseguito brani di Chopin, poi un duo con la violinista Laura Marzadori e Imagine con la cantante Annalisa. Erano giornate dedicate alle donne». Molte cose belle ed energia: il segreto? «Alla nascita sono stata dotata di una riserva energetica un po’ fuori dal comune; poi yoga ogni giorno, alimentazione controllata e digiuno intermittente». Esperienza e saggezza, così giovane... «Alle spalle ho più di 30 anni di concerti, a volte mi sento pronta per la pensione – scherza -, vita intensissima». Quindi? «Ho capito che tutto questo è un privilegio e che l’esistenza è fatta pure di momenti in cui bisogna trovare il tempo per accorgersi di quel ci accade, della vita e dei valori». Già, i valori, magari quelli della famiglia... «Sono importanti, come l’esempio. Mio papà, Anacleto, era attore-regista e aveva un’impresa edile, per lavorare. Mia mamma, Marina, è stata molto presente per me e mia sorella Giulia che ha fatto danza e che si è laureata in Scienze dell’Educazione; lavora in una scuola per l’infanzia». La passione per il piano come si manifesta? «Per caso. La musica, in casa, non c’era. Da piccola ho seguito una vicina di casa, Augusta, che andava a dei corsi propedeutici, dove hanno capito la mia passione. A tre anni facevo concerti per le bambole, con un pianofortino bianco e rosso ricevuto in regalo». Musica, musica soltanto musica classica... «Ho sempre studiato anche altro. Liceo scientifico, all’università Lingue e Letteratura straniera (parla cinque lingue, ndr). Volevo essere un essere umano con un sapere che potesse farmi vedere un po’ più in là». Magari altri generi, o no? «A 13 anni facevo parte di una band composta dai miei più cari amici. Sognavo di diventare una rock-star, avevo un soprannome, Roxy; ancora oggi, quando vado a Jesolo, mi chiamano così». Allora ascolta anche il pop e magari pure il jazz. «Come no, mi piacciono Lady Gaga, Billie Eilish; per il jazz, che adoro penso al Tord Gustavsen Trio, del Nord Europa». Tornando in Veneto, si intuisce che è molto legata alla sua terra. «Sì, e a volte mi commuovo non solo per Jesolo, per tutta quella parte di entroterra veneziano che è sempre in bilico fra terra e acqua, uno spettacolo da vedere; il sole è cangiante attraverso milioni di riflessi. Appena atterro sento subito la fragranza del luogo dove sono nata». Vista la zona, non possiamo non parlare di vino, oppure è astemia? «Penso che le prime gocce di vino, come qualunque bimbo nato in Veneto, io le abbia assaggiate con un po’ di pane, da piccola. Una sorta di battesimo. Non mi sono mai fatta mancare gli aperitivi, adoro lo spritz». A proposito di battesimo: il suo rapporto con la fede. «Vengo da una famiglia religiosa. Penso a mia nonna, prega molto. Quando ero piccola non capivo, ora sì. La preghiera significa dare, avvicinarsi a qualcuno, concentrasi su una energia verso te stesso e gli altri, significa essere umili». Lei prega? «Lo faccio tutti i giorni, negli anni mi sono avvicinata a diverse discipline. Meditare, ripetere un mantra, è sempre una forma di preghiera. La spiritualità è molto importante». Dalla spiritualità alle cose concrete di oggi, quali le novità? «Intanto, come dicevo, un trasloco da fare con il mio compagno. Andiamo ad abitare a Roma, dalle parti di Trastevere. Per noi che siamo del Nord è una città più calda, meravigliosa. Ci abbiamo vissuto e abbiamo diversi amici». Ha fatto altri traslochi? «Più di venti. Ho fatto una vita da nomade. Con me porto sempre la statuetta di santa Sara, protettrice di viandanti e nomadi. C’è un festival estivo a lei dedicato in Francia, a cui sono andata. Io mi sento a casa quando sto viaggiando. Ho inciso anche un album sul tema, Home». Sarà sempre così? «Sto cercando di cambiare, individuare con tutto il cuore dei luoghi. L’incontro con Alessandro è stato importante, credo che sia importante avere un rifugio insieme». Come ha conosciuto Baricco? «Un incontro fortuito a un evento di filosofia e letteratura, il Festival della Bellezza, a Verona. Io facevo lo spettacolo con Philippe Daverio. Poi sono partita per l’America e tra noi c’è stata una lunga corrispondenza. Ci siamo corteggiati per lettera». Lui scrittore e lei pianista: in cosa vi assomigliate e in che modo vi siete «contaminati»? «In comune abbiamo grande curiosità verso culture e persone. Il suo mondo va oltre il sapere letterario, è così vasto che ogni giorno mi sorprende. Poi c’è la scuola incredibile che lui ha creato, la Holden, dove io stessa insegno». Poi c’è la musica. «Alessandro suona il pianoforte da quando aveva cinque anni, studia tutti i giorni. È stato critico musicale per molti anni. Conosce il repertorio operistico benissimo. Mi ha confessato che da sempre desiderava vivere con una musicista, proprio perché la musica è un qualcosa che ha sempre amato profondamente». Vi divertite insieme? «Ci siamo divertiti a fare lezioni su Beethoven, sulla grande musica, proprio perché insieme abbiamo potuto toccare quell’apice bellissimo di espressività musicale, in tutti i sensi, attraverso la parola, il suono, le note». Chissà quanti incontri e fan. «Amici e fan in tutti i campi, preferisco non fare nomi. Incontri molti. L’estate scorsa ho conosciuto Angelina Jolie che sta girando un film (Without Blood, ndr) su un best-seller di Alessandro, Senza sangue. Lei è una donna di una notevole bellezza interiore, oltre che esteriore ovviamente. Penso al suo impegno umanitario». Il mondo ne ha bisogno più che mai. «Continuo ad avere un grande sgomento, per quanto accade in Ucraina e per le ripercussioni sull’umanità, anche sulla cultura. Provo grande sconforto e preoccupazione». In certi momenti e luoghi, quella cultura è finita pure nel «mirino». «Ho studiato letteratura russa, ho un maestro di pianoforte russo, studio la musica russa da sempre; tra i miei compositori preferiti ci sono Ciaikovskij, Rachmaninov e Skrjabin, Prokofiev e Shostakovich, i grandi russi fanno parte del mondo del pianoforte, sia autori sia interpreti». Questo per dire? «Che di colpo vedere rinnegare tutto questo, in certe situazioni, mi ha addolorato. Quindi, essere andata alla Prima della Scala del 7 dicembre 2022 e vedere l’opera Boris Godunov di Musorgskij mi ha fatto tanto piacere. La cultura è un’altra cosa, è una politica a sé». Ma c’è anche il problema del clima. «Sono sensibile al problema e ho fatto diversi concerti, ad esempio per la Giornata mondiale della biodiversità. Non riesco a capire dove stiamo andando. Tutti dovrebbero fare qualcosa, ognuno pure nelle piccole scelte quotidiane, decidere di non inquinare. Occorre cambiare la forma mentis su come stare in questo mondo». Concludiamo in leggerezza: nel tempo libero? «Mi piace molto leggere e sono appassionata di cinema, appena ho un po’ di tempo mi cerco un bel film da vedere. Poi mi piace tanto camminare». Che rapporto ha con la tavola? «A cucinare sono negata, ma mi do una possibilità; incredibile questo, perché come dicevo, vengo da una famiglia di ristoratori». Dalla cucina alla bellezza: non abbiamo parlato del fatto che lei è indicata come una delle pianiste più avvenenti in circolazione. Non ha pensato di lavorare per la moda? «Ogni tanto ho fatto delle cose, l’estate scorsa una sfilata per l’amico Antonio Grimaldi. Quando posso vesto Armani; ho fatto parte di un set in un film a Los Angeles. Però né la moda né il cinema mi interessano direttamente, non sono i miei mondi». In conclusione, vista una vita già così piena di esperienze: che cosa le manca da provare, cosa farà da grande? «La musica ci sarà sempre. Sono in un momento di ricalcolo».