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 2023  febbraio 19 Domenica calendario

“PER RECUPERARE SERVONO 50 GIORNI DI PIOGGIA” – IL CLIMATOLOGO MASSIMILIANO PASQUI LANCIA L’ALLARME SICCITÀ: “MANCA TROPPA ACQUA. PER RISANARE LE SITUAZIONI PIÙ ESTREME SERVE ALMENO UN ANNO” – “I RISCHI? DALLE RIPERCUSSIONI SULL’AGRICOLTURA A QUELLE SANITARIE, LEGATE ALL’ACQUA POTABILE E ALLA DISTRIBUZIONE PER L’UTENZA UMANA” – “IL CAMBIAMENTO DI TIPO ANTROPICO È EVIDENTE, MA C’È ANCHE UNA COMPONENTE NATURALE. LA PRIMAVERA DOVREBBE PORTARE...” -

Dottor Massimiliano Pasqui, lei come climatologo e ricercatore del Cnr può fare stima di quanta pioggia occorra per salvare l’estate? «Premessa: siamo in una situazione di deficit che abbiamo cominciato ad accumulare dall’inverno 2020-2021. È improbabile che se ne esca in pochi mesi. Si può solo arrivare a ridurre la criticità. Occorrerebbe una pioggia costante, ma non troppo intensa altrimenti non si infiltra, per un lungo periodo».

Quanti giorni? «Dobbiamo recuperare almeno 500 millimetri a Nord Ovest, l’area più colpita. Un po’ meno nel resto del Settentrione. Questo solo per pareggiare il bilancio dell’ultimo anno, che non significa tornare alla normalità. Considerando che un temporale di forte intensità in un’ora fa 15-20 millimetri ma che la metà di quest’acqua si perde nel ruscellamento, diciamo che ne servirebbero una cinquantina».

È possibile questo recupero? «Dal punto di vista fisico è improbabile. Manca troppa acqua. Il ristoro può avvenire solo in un periodo molto più lungo. Serve almeno un anno per risanare le situazioni più estreme».

[…] Le cause? «Ci sono cause globali e cause locali. Le prime vanno ricondotte alla forte anomalia climatica presente nel Pacifico, dall’altra parte del pianeta. Più vicino a noi registriamo invece un innalzamento delle temperature nel Mediterraneo e delle irregolarità nell’area oceanica atlantica».

Quali sono i rischi più immediati legati alla mancanza d’acqua? «Si va dalle ripercussioni sull’agricoltura, con riduzione e alterazione delle coltivazioni, alle problematiche sanitarie legate all’acqua potabile e alla distribuzione per l’utenza umana. Ne risente anche la produzione di energia idroelettrica, ce n’è un terzo in meno. Per non parlare delle ricadute ambientali, , come la risalita del cuneo salino sul Delta del Po».

E’ colpa dell’uomo o della natura? «Ognuno fa la sua parte, dal punto di vista della climatologia. Il cambiamento di tipo antropico dovuto al surriscaldamento globale è evidente. Ma c’è anche una componente naturale. Si consideri comunque che l’Italia, rispetto al resto del mondo, è comunque un Paese ricco d’acqua. Solo negli ultimi anni ci troviamo a vivere queste situazioni critiche».

Cosa possiamo fare? «E’ auspicabile cercare di ridurre la criticità con azioni di governo dell’acqua. Bisogna scegliere chi e come la deve utilizzare, tenendo conto della spada di Damocle delle temperature. Se sono calde la fusione della neve accelera e ci troviamo ad avere in febbraio le condizioni tardo primaverili».

Cosa dobbiamo attenderci per i prossimi mesi? «La primavera dovrebbe portare un quantitativo di pioggia in linea con la normalità che, naturalmente, è positivo. Ma sarà anche un periodo più caldo della norma, il che potrebbe compromettere in parte i benefici». […]