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 2023  febbraio 19 Domenica calendario

Eros Ramazzotti si racconta

Il 28 ottobre compie 60 anni, a marzo diventerà per la prima volta nonno, pochi giorni fa a Sanremo - duettando con Ultimo - non ricordava le parole della sua Un’emozione per sempre. Sta forse crollando Eros Ramazzotti? Poi tre giorni fa lo abbiamo raggiunto ad Amsterdam, terza tappa europea del suo World Tour partito da Los Angeles il 30 ottobre (cento concerti in giro per il mondo fino ad agosto), legato all’ultimo disco Battito infinito, uscito nel settembre 2022, e subito è sembrato chiaro che quelli della sua età ci metterebbero la firma ad arrivarci così. Fisico asciutto, zero pancetta, voce impeccabile, e sei-otto chilometri percorsi sul palco a ogni concerto (in media uno ogni tre giorni). Ci vediamo in albergo prima, allo Ziggo Dome dopo (l’arena di Amsterdam sold out con 14 mila paganti, tutti olandesi). Una macchina da guerra, Eros.
Patto con il diavolo, dieta o allenamento duro?
«Non l’avrei mai detto ma sono in formissima grazie al karate, per essere precisi il Kyokushinkai karate. Dopo una brutta caduta nel 2020 mi sono dovuto operare alla spalla destra e così - per rimetterla a posto - grazie a un amico ho iniziato ad allenarmi in una palestra di Paratico, vicino a Brescia. Il mio senpai (il mentore, ndr) Luigi mi ha fatto scoprire un mondo di forza, resistenza e disciplina. Non faccio combattimenti, ma è bellissimo. Mi alleno anche a non sentire il dolore, cosa che nella vita serve sempre. Ho convinto anche Michelle a fare il corso. E ovviamente la svizzera ha fatto il fenomeno».
Cioè?
«Io non ho preso cinture, mi sono allenato e basta. Lei due, subito. È incredibile».
Un po’ la spaventa la scadenza dei 60 anni?
«Onestamente, no. Sono tranquillissimo. Più passa il tempo e più mi sento libero, sciolto, leggero. Fra un po’ divento anche nonno».
Le fa impressione?
«Per niente. Mi diverte».
Nei prossimi mesi sarà in giro per il mondo a cantare: come si è organizzato per la nascita?
«Quando Aurora avrà partorito, prenderò un volo e andrò da lei e da tutti loro».
Sua figlia, se da una parte è stata sicuramente favorita, cosa ha scontato con due genitori come voi?
«Lei avrebbe voluto cantare, ma io le ho sempre sconsigliato di farlo: sarebbe sempre stata "la figlia di" e avrebbe avuto i riflettori puntati più di quanto non ne abbia oggi, visto che sui social ha più follower di me. Mi ha sempre ringraziato per questo, ma adesso che ha fatto altro può anche provarci e fare un disco. Se avesse iniziato cantando, con un papà come me avrebbe avuto problemi».
Quindi sta dicendo che prossimamente potrebbe debuttare?
«Aurora ha in mente di fare tante cose e potrebbe fare anche un album, certo. Io l’aiuterò: scrivendo, organizzando, e scegliendo come ho sempre fatto».
Anche cantando con lei?
«Anche quello, sì».
Lei che da sempre canta l’amore in tutti i modi, dopo due matrimoni falliti è sempre single o ha una nuova compagna?
«Qualcosa di buono adesso c’è. Ma non voglio dire altro. Per il momento è meglio così».
Per arrivare fin qui c’è voluto più coraggio o incoscienza?
«Coraggio. Ho sempre avuto la testa libera, non ho mai preso droghe o roba strana, e questo mi ha fatto affrontare la vita in una certa maniera. Tutte le decisioni, comprese quelle sbagliate, le ho sempre prese in buona fede».
L’errore più grande che ha fatto in vita sua?
«Essermi fidato di persone sbagliate, che invece di crescere con me guardavano solo ai loro interessi».
Di chi parla?
«Non faccio nomi. Posso solo dire che tutti i grandi artisti che ho conosciuto hanno avuto al loro fianco gente che se n’è approfittata. Adesso, per fortuna, ho messo tutto a posto grazie a un nuovo, vero manager (Gaetano Puglisi, ex Rtl 102.5, ndr) e non voglio più pensare alle brutte vicende del passato. Voglio sorridere. La vita è una».
Tornando a girare il mondo cosa l’ha sorpresa di più?
«La gente che dopo la paura di morire all’improvviso per il Covid, ora vuole vivere e divertirsi. E poi, sono sincero, mi stupisce andare ancora così bene dopo quasi quarant’anni».
Il segreto?
«Voce, repertorio, credibilità... Io ce la metto tutta. All’estero, poi, quando si stabilisce un rapporto con il pubblico, quello dura per sempre. In Italia è diverso: se non hai un nuovo successo, si fatica di più».
All’estero, al pubblico che non capisce l’italiano, cosa arriva di lei?
«L’insieme delle cose che faccio: emozioni pure e travolgenti. Come quelle che provavo io ascoltando Deep Purple o Michael Jackson pur non capendo, ancora oggi, una parola di inglese».
Ma a dieci anni, quando i suoi genitori pensavano di trasferirsi in Australia, non lo studiò?
«Non mi è mai entrato in testa. So lo spagnolo, canto anche in quella lingua».
Sul palco ha il gobbo?
«Certo, ma raramente dimentico le parole. A Sanremo è successo».
L’erede di Eros chi è?
«Ultimo. È un grande artista e mi rivedo in lui: è un musicista, sa stare sul palco, ha buone idee e sa come trasmetterle alla gente. Non ce ne sono tanti così».
Gli ha dato qualche consiglio?
«Sì. Deve fare il bravo e stare tranquillo: si incazza troppo facilmente».
A Sanremo cosa l’ha colpita?
«I primi cinque sono tutti in gamba. Mengoni ha una voce pazzesca. E Lazza mi piace».
Fluidità, provocazioni e autotune al Festival l’hanno fatta da padrone: che ne pensa?
«Queste cose non musicali fanno notizia, è sempre stato così. Per le canzoni vere si vede dopo. Decide il pubblico, ma in generale da tempo non c’è la sostanza musicale del passato. È la verità».
Massimiliano Pani dice che sua madre, Mina, farebbe volentieri la direttrice artistica: lei, prenderebbe il posto di Amadeus?
«No, mai. Troppo stressante. E poi non faccio tv, non mi piace litigare né recitare per forza una parte. Sarei anche poco obiettivo: scelgo bene le canzoni per me, ma quelle degli altri... Chi lo sa?».
A un film sulla sua vita, tipo "Rocket Man" su Elton John, ha mai pensato?
«No. In questo tour sto facendo tante riprese, ma io devo salire sul palco e fare musica. Se sono arrivato fin qui, forse, è perché mi sono dedicato solo a questo. I giovani oggi fanno mille cose, ma pochi le fanno davvero bene».
Con chi vorrebbe duettare?
«Beyoncé. E poi Jay Z e Kanye West. Sarebbe davvero bello».
È vero che ultimamente passa lunghi periodi in Messico?
«Sì. Appena posso, vado da amici. Lì è tutto diverso e quel modo di vivere lì vorrei che diventasse il mio presente e il mio futuro. Sono più legati alla natura, hanno un rispetto per il prossimo diverso dal nostro, e tutto è più vero e positivo. Andrò a giugno e poi a settembre».
Lei è un super tifoso della Juve: l’avrebbe mai immaginato questo disastro gestionale?
«No, mai. È assurdo. Comunque mi piace moltissimo il Napoli. Tifo per loro anche se odiano gli juventini».
Senta, in tempi di fluidità dilagante può finalmente dire con chiarezza a chi è dedicata la sua popolarissima "Più bella cosa"?
«Ahahahahahaha... Ma anche Fuoco nel fuoco parla di quella roba lì. Lo dica lei, però».
Il motore del mondo?
«Ahahaha... Sì, quello lì».