il Fatto Quotidiano, 19 febbraio 2023
La siccità trasforma la Pianura Padana in una camera a gas
In Italia – La metà di febbraio ha riservato giorni soleggiati e calmi sotto persistenti anticicloni estesi dall’Atlantico all’Europa orientale. Il gelo notturno nelle pianure del Centro-Nord si è affievolito (anche se lungo le coste adriatiche temperature minime di 0 °C si sono ancora spinte fino all’altezza di Pescara) e l’aria tiepida subtropicale insieme alla radiazione solare ormai più intensa a fine inverno hanno fatto “decollare” le temperature diurne fino ai 18-19 °C di mercoledì 15 in varie località padane, toscane e laziali, 7-10 °C in più del normale. Troppo mite anche in montagna, massime di 10,5 °C giovedì ai 2132 m di Campo Imperatore e 17,6 °C ieri ai 1290 metri di Bardonecchia. Sui versanti assolati la neve fonde, e un aggiornamento della Fondazione Cima segnala deficit di volume nevoso (in termini di acqua equivalente) pari a -34% rispetto alla norma del periodo nel bacino del Tevere, -52% in quello dell’Adige e -61% in quello del Po, dove la risorsa nivale è misera quanto un anno fa e la siccità continua. Nel fiume a Piacenza scorrono appena 260 metri cubi d’acqua al secondo, un terzo del consueto, e la portata media mensile toccherà quasi certamente un nuovo minimo storico per febbraio. Inoltre la prolungata assenza di vento e precipitazioni ha trasformato la Valpadana nella solita camera a gas e polveri sottili, con livelli di Pm10 prossimi a 100 microgrammi al metro cubo d’aria. Verso il weekend nebbie marittime e nubi basse hanno ingrigito litorali e pianure liguri-tirreniche, e ora si spera in una perturbazione piovosa che giovedì dovrebbe giungere al Nord-Ovest.
Nel mondo – Benché declassato a tempesta subtropicale, tra il 12 e il 14 febbraio il ciclone “Gabrielle” ha investito l’isola del Nord della Nuova Zelanda con piogge torrenziali fino a 568 mm in 48 ore e venti ad almeno 127 km/h, causando imponenti inondazioni e frane che hanno devastato viabilità e infrastrutture e causato nove vittime. Secondo l’oceanografo Erik Behrens del servizio meteorologico neozelandese (Niwa), a renderlo più violento e piovoso hanno contribuito l’energia e il vapore acqueo forniti dall’ondata di calore marino che la regione sta sperimentando: il Mare dei Coralli, dove il ciclone si è formato, è tra quelli che si stanno riscaldando più rapidamente al mondo, e ora è un paio di gradi più caldo del normale. Disastri alluvionali hanno interessato anche il Sud Africa, le isole Fiji e lo stato brasiliano di Rio de Janeiro, intanto il potente ciclone “Freddy” punta al Madagascar dopo un viaggio di rara lunghezza cominciato in Indonesia. Gennaio 2023 è risultato il settimo più caldo nelle serie termometriche planetarie della Nasa e della Noaa, con tutti i precedenti ancora più estremi di questo in un secolo e mezzo concentrati dal 2006 in poi. L’Argentina ha inoltre vissuto il trimestre novembre-gennaio più rovente in almeno un sessantennio di misure, e adesso eccezionali ondate di calore stanno interessando l’Asia meridionale, con nuovi record nazionali di caldo per febbraio in Pakistan (40,0 °C) e Taiwan (36,3 °C), e i 40 °C più precoci mai registrati in India. Primavera anticipata anche negli Stati Uniti orientali, 21 °C giovedì a New York. Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è tenuto per la prima volta un dibattito sulla minaccia globale dell’aumento dei livelli marini, fenomeno che entro fine secolo potrà mettere in crisi non solo i piccoli stati insulari ma anche megalopoli come Lagos, Mumbai, Bangkok, Londra, New York, allagando le terre abitate da centinaia di milioni di persone e spazzando via l’agricoltura dai grandi delta fluviali per l’intrusione del cuneo salino. Un rischio “impensabile” per la sicurezza e la pace globali, ha ammonito il Segretario generale Guterres, ricordando l’urgenza di curare all’origine la crisi climatica e di dotare le comunità più vulnerabili dei necessari strumenti di adattamento.