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 2023  febbraio 19 Domenica calendario

Intervista a Gerry Scotti

«Ho questo cruccio che nella mia carriera mi hanno offerto di fare i programmi un po’ come il pane, quelli da tavola; mentre i format fighi li hanno dati sempre a qualcun altro. È un cruccio ma anche un convincimento, anche se poi un certo tipo di tv è diventata il mio marchio di fabbrica».
Papà operaio, mamma casalinga: il destino popolare di Gerry Scotti poteva essere segnato, ma in un altro senso.
«Il miglioramento della stirpe è merito dei miei genitori, ci hanno creduto a farmi fare quel pezzettino in più. Mio papà lavorava alle rotative del Corriere respirando piombo ogni giorno, il suo sogno era che facessi il giornalista; mia mamma era dispiaciuta che non avessi preso la laurea, mi vedeva avvocato. Non li ho accontentati, ma poi non è andata male...».
Una carriera in prima fila. Mai ricevuto un colpo basso?
No. Un po’ per la bontà del mio carattere, un po’ per la gentilezza delle persone che ho incontrato. Non c’è qualcosa che pensavo di meritare e poi non ho avuto. Certo, come accade ai grandi attori americani, ci sono occasioni che ho lasciato andare e di cui mi sono pentito».
Un pentimento?
«Scherzi a parte. Fatma Ruffini è impazzita all’idea che io non le abbia mai presentato il programma, sarebbe stata una bella galoppata per la mia carriera ma in quegli anni ho preferito La sai l’ultima?, che se vogliamo era più banale, nazionalpopolare, meno cool».
Altri errori?
«Mi aveva chiamato Pietro Garinei, sapeva che il mio grande idolo è sempre stato Johnny Dorelli e mi propose di portare in scena Aggiungi un posto a tavola. Per me sarebbe stata la realizzazione di un sogno, ascoltavo Dorelli con mia mamma alla radio la domenica mattina a Gran Varietà, in quel momento ho visto la mia vita scorrere in un attimo. Ma ho esitato e poi non l’ho mai più richiamato. Ho fatto davvero una brutta figura».
Sanremo è un cruccio?
Ride: «Dovevano chiedermelo 10-15 anni fa, gli anni in cui mi sarebbe piaciuto. Fiorello ci scherza sempre, gli ho detto che lo presenterò con lui, come valletto vestito da drag queen».
Anche Bud Spencer è un’occasione mancata...
«Aveva in mente un progetto con me, tutti e due grandi e grossi, a tirare schiaffoni. Ma gli impegni televisivi fecero saltare tutto».

Il progetto di oggi è «Lo show dei record», da stasera in prima serata su Canale 5. Ogni domenica uomini e donne provenienti da ogni parte del mondo si sfidano per entrare nel Guinness World Records.
«Lo definisco in maniera immodesta un kolossal rispetto a certi programmi usa e getta della tv di oggi; per un talk o un reality basta uno studio, qui noi abbiamo continui cambiamenti di scenografia, è davvero come sfogliare le pagine del libro dei Guinness. La domenica è una giornata durissima, ma io sono quello che mandano a spegnere gli incendi».
La fruizione televisiva in questo caso è un po’ quella dei social, un video dopo l’altro.
«La forza dello show sta nella varietà e nei contrasti di genere, dai record “seri” a quelli “scrausi” come la gallina che fa i salti mortali. È una lente di ingrandimento su piccoli fenomeni mondiali, l’esploso di una realtà che sembrava confinata ai social che qui è raccontata in modo più meditato e mediato».
Un bivio della sua vita è stato anche quello tra attore e conduttore...
«La sitcom Finalmente soli con Maria Amelia Monti fu un successo, avevo fatto diversi film tv di Canale 5, ci fu un momento in cui Mediaset mi chiese se volevo impegnarmi come attore, trovare un filone e per 6/7 anni dedicarmi a quello. Insomma progetti incompatibili con il quiz e le prime serate. Pensai che era meglio vedere Gerry Scotti tutte le sere».
Occasioni mancate, ma forse lei è uno che non si butta nelle novità...
«Da orso quale sono mi sono creato la mia confort zone, un po’ non mi hanno fatto proposte, un po’ non ho avuto il coraggio di cercarmele, questo forse è il rimpianto che ho. Ma va bene lo stesso».
Un sogno?
«Un film con Pupi Avati. Mi basta anche una sola scena, anche uno morto in un canale e poi non mi vedono più. Due anni fa mi chiamò per un progetto che poi non è mai andato in porto... Lo ripeto. Pupi sono ancora vivo, se vuoi farmi galleggiare nel naviglio sono sempre disponibile ».