Corriere della Sera, 19 febbraio 2023
La sottosegretaria Montaruli si dimette
Augusta Montaruli annuncia le sue dimissioni dall’incarico di governo con una lunga lettera su Instagram: «Ho la serenità di poter dire che non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche né altro danno alla pubblica amministrazione e ai cittadini. Sono certa della mia innocenza». Meno di 24 ore prima la Cassazione aveva depositato l’ultimo verdetto sulla Rimborsopoli piemontese: le spese pazze dei consiglieri regionali nel periodo compreso tra il 2010 e il 2012, quando governava il leghista Roberto Cota. Nell’elenco dei condannati c’è anche la fedelissima di Giorgia Meloni e sottosegretario al Miur. La pena è di un anno e sei mesi. L’accusa, peculato.
Il passo indietro di Montaruli è giustificato dalla volontà di «difendere le istituzioni»: «Se ciò non avvenisse sarei come coloro che vorrebbero demolito il senso dello Stato, rendendolo debole con una ricerca costante di una giustificazione alle proprie azioni, sentendosi moralmente superiori o cercando di piegare le norme ai comportamenti, addirittura ostentando clemenza verso chi agita l’arma del ricatto e per scappare dalla legge si vorrebbe ridisegnare vittima, rimanendo nell’ombra davanti alla “protesta più forte” di chi la vita se l’è tolta davvero poco più di un anno fa. Tutto questo sì è stato imbarazzante». Un riferimento al suicidio dell’ex consigliere Angelo Burzi.
Il ricorso
La deputata di FdI non esclude
di ricorrere alla Corte
di Giustizia europea
Nel lungo post la deputata ricorda come si sia difesa in Tribunale portando le rendicontazioni di tutti gli scontrini. Il primo processo Rimborsopoli si apre nel 2014 e si chiude nel 2016: per Montaruli arriva una condanna a 4 mesi per un finanziamento illecito (una cena) a favore del marito Maurizio Marrone, candidato alle Comunali. La doccia fredda è in appello. Il verdetto cambia: un anno e sette mesi per 25 mila euro di rimborsi illeciti. Nell’elenco ci sono cene e pranzi in «locali di prestigio», colazioni in caffetterie, autogrill e pasticcerie. E poi spese «eccentriche» che nulla hanno a che fare con la rappresentanza politica: una borsa di Borbonese, un’altra di Hermès, articoli di pelletterie, orecchini e oggetti di Swarovski. E in sentenza si parla anche del libro Sexploration. Giochi proibiti per coppie. Istruzioni per l’uso, citato in aula dai pm come emblema del malcostume. «Mi sono sempre assunta la responsabilità della mia condotta anche quando leggevo e ascoltavo facili ironie su spese mai contestate», sottolinea ricordando (forse) quell’episodio. Per poi annunciare la possibilità di ricorrere alla Corte di Giustizia europea: «Ho creduto e continuerò a credere nella magistratura».
Tra i primi a puntare il dito contro la sottosegretaria è il Pd: le capogruppo al Senato, Simona Malpezzi, e alla Camera, Debora Serracchiani, denunciano «l’inadeguatezza di questa destra». Alza il tiro la candidata alla segreteria del Pd Elly Schlein, che chiede che lo stesso «passo indietro lo facciano anche Donzelli e Delmastro». Per l’altro candidato dem, Stefano Bonaccini, le dimissioni sono «doverose». Fa quadrato invece FdI. Per i due capigruppo al Senato e alla Camera, Lucio Malan e Tommaso Foti, quella di Montaruli è «una scelta generosa e spontanea». La stessa vicinanza è espressa dal senatore di FI e vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, che parla di «uso politico della giustizia». Mentre per Maurizio Lupi, capo politico di Noi moderati, Montaruli «ha dato una lezione di stile, dignità e senso dello Stato».