Corriere della Sera, 19 febbraio 2023
I soldati ucraini completano l’addestramento Nato
La Nato prova a tenere il passo in vista delle prossime settimane attraverso l’addestramento degli ucraini all’uso dei nuovi equipaggiamenti, ma anche a condurre manovre integrate. Il Pentagono ha annunciato la fine del corso per 635 uomini in Germania, al poligono di Grafenwöhr. Sono gli equipaggi per i blindati Bradley – arrivati da qualche giorno in buon numero – e per i cannoni semoventi M109 Paladin. Un addestramento di appena cinque settimane, tappe forzate per accelerare i tempi. Altri 710 elementi sono pronti per il secondo scaglione ed è prevista un’ attività simile per artiglieri e militari che riceveranno i blindo Stryker. La Gran Bretagna, invece, ha rivelato di averne preparati 10 mila, e che espanderà il programma – condotto con la partecipazione di istruttori di Paesi partner – ad altri 20 mila. Londra ha poi deciso di garantire un piano per piloti da caccia (per il post guerra, precisa), marinai e marines. Gli occidentali non hanno ancora deciso se fornire i caccia, ci sono stati passi in avanti e ripensamenti. Washington al momento si è chiamata fuori sostenendo che non è sua intenzione dare dei velivoli, tuttavia ha aggiunto che non ha posto alcun veto se qualche governo è pronto a compiere il passo. Ieri il ministro degli Esteri ucraino Kuleba si è detto certo di riceverli, convinzione mescolata con il ritornello sulla necessità di avere nuovi equipaggiamenti senza altri ritardi. L’obiettivo è creare nuove unità, garantire maggiore protezione alla fanteria, mettere a disposizione mezzi più moderni rispetto a quelli di concezione «sovietica» ma soprattutto di insegnare alle truppe come muovere «insieme». Dunque coordinamento stretto tra reparti con caratteristiche diverse, con impiego di tank, corazzati leggeri, Himars, fanteria, forze speciali e team con i droni. A Kiev sperano che il «Panzer group», ossia il consorzio di Stati che ha promesso i Leopard, riesca a consegnare oltre un centinaio di mezzi e rilanciano in modo ufficiale ed attraverso le testimonianze degli uomini in prima linea la richiesta di proiettili per cannoni. Fonti americane hanno comunicato la firma di un contratto da un miliardo di dollari per la produzione di munizioni da 155 millimetri impiegati in grande quantità dalla resistenza: le fabbriche devono garantirne tra 12 e 20 mila al mese. E non è l’unico accordo di questo tipo. Sul versante opposto, restano da seguire le dinamiche tra Bielorussia e Russia. Dopo un nuovo incontro con Putin, Lukashenko ha sottolineato come crescerà l’apporto delle sue industrie con la realizzazione di velivoli per Mosca, di camion ed altro materiale per sostenere l’invasione. Questo in nome di una collaborazione stretta e di un ruolo logistico che sostituiscono il coinvolgimento di bielo-russi in battaglia. Per gli analisti, il Cremlino continua a esercitare pressioni per ottenere un supporto esteso. Zelensky ha affermato che il rischio dell’apertura di un fronte da parte di Minsk è ritenuto al momento poco probabile ma questa valutazione non evita agli ucraini di tenere un dispositivo pronto a contrastare un’eventuale offensiva. E dunque è una distrazione di forze utile al Cremlino.