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 2023  febbraio 18 Sabato calendario

In morte di Maurizio Scaparro

Maurizio Porro per il “Corriere della Sera”
A 90 anni è morto ieri a Roma Maurizio Scaparro, nato il 2 settembre del ’32, regista di teatro innamorato ogni sera del palcoscenico, docente, scrittore e direttore della Biennale di Venezia dal ’79 all’83, dove s’inventò il «Carnevale» (1980-1982) come ideale commistione di festa, spettacolo, teatro ed improvvisazione, geniale innovazione invano copiata in seguito.
Fu uno di quei registi che rinnovarono il teatro dopo la guerra, interessato a creare nuovo pubblico con spettacoli d’arte per tutti, secondo l’insegnamento dell’amico Strehler. Operatore teatrale noto anche all’estero, Scaparro era da tempo assente dalle scene: aveva iniziato come critico, scrivendo ventenne sull’Avanti! e poi su riviste di settore Maschere e Teatro Nuovo, ma già nel ’63 è chiamato a dirigere lo Stabile di Bologna, dove nel ’64 debutta regista in Festa grande di Aprile. Il suo è un teatro che usa tutti i mezzi possibili per arrivare a quella famosa «illusion comique» che è il principio di appartenenza alla vasta platea di spettatori che credono nella specifica utopia del teatro e alle sue meraviglie. Ed è con un famoso e scandaloso titolo del Rinascimento, La Venexiana, cavallo di battaglia di molte prime donne da Adani a Moriconi, che si presenta il 26 giugno ’65 al Festival di Spoleto.
La sua attività di regista, molto legato alla politica dei teatri stabili, amico di Paolo Grassi e del Piccolo, Scaparro firma più di 60 spettacoli di successo come l’intramontabile capolavoro Memorie di Adriano della Yourcenar con Albertazzi, legandosi soprattutto a un bravo giovane attore, Pino Micol che con lui ha dipanato la sua carriera con titoli prodigiosi, dal Cyrano con Evelina Nazzari (figlia di Amedeo, poi sua moglie) all’Amleto, alla Lunga notte di Medea con Irene Papas, e poi ancora, quando Scaparro divenne direttore del Teatro di Roma, Il fu Mattia Pascal, Vita di Galileo, Il teatro comico goldoniano con la Moriconi. Scaparro ha lavorato a lungo anche con Peppe Barra, con Mario Scaccia per Chiccignola su Petrolini, con Massimo Ranieri per Pulcinella (da un soggetto di Rossellini) valorizzando molti talenti della scena: con Ranieri allestì anche uno spettacolo fastoso dal titolo Excelsior. Un esperimento riuscito e multimediale (tra i primi) fu nel 92 il Don Chisciotte, riduzione di Azcona e Kezich, con Micol, poi ridotto in film al cinema anche per la tv.
E ancora l’amato e malinconico Goldoni di Una delle ultime sere di Carnevale (su questo autore e le sue Memorie ha scritto un libro) e il classico di Miller sull’America infelice della Morte di un commesso viaggiatore. Ma Scaparro fu, parallelamente al lavoro di regista, un abile organizzatore teatrale (Teatro Indipendente, Teatro popolare di Roma e gli Stabili di Bolzano e poi ancora della capitale, dal 1983 al ’90), quasi una doppia personalità ma con un unico scopo, andando anche all’estero (il settore spettacolo dell’Expo di Siviglia nel ’92), mentre in Italia dirige l’ETI che controlla un circuito di sale, poi l’Olimpico di Vicenza e a Roma il famoso Eliseo, la storica sala di Visconti, dal 97 al 2001.
Di dichiarata simpatia socialista, fu inserito da Craxi fra i membri dell’Assemblea nazionale del Psi nel 1987. Lavorò molto anche per la tv allestendo testi di Wesker, Odets, Shaw, Flaubert e Pirandello e tra gli ultimi lavori in teatro La coscienza di Zeno di Svevo con Pambieri e La pianista perfetta di Manfridi.



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Camilla Tagliabue per “il Fatto Quotidiano
Aspettando Godot, il regista Maurizio Scaparro scrisse che “i due vagabondi protagonisti sono l’emblema dell’uomo del 900: esseri in eterna attesa, punti minuscoli nella vastità del cosmo ostile, segnato fin dalla nascita e vagante verso la morte”. E la morte è arrivata ieri anche per lui (1932-2023), a 90 anni e passa, dopo 60 di palcoscenico e altrettanti spettacoli.
Scaparro aveva iniziato a vent’anni, come il tal Godard e altri colleghi, come critico (teatrale) sull’Avanti, Maschere e Teatro Nuovo, ma già nel 1963 fu chiamato a dirigere lo Stabile di Bologna, dove debuttò l’anno dopo come regista in Festa grande di aprile, mentre due anni dopo firmò una fortunata Venexiana al Festival di Spoleto. Amico di Grassi e Strehler, e del loro Piccolo Teatro, il regista portò in scena i classici, da Goldoni a Brecht, e lavorò a lungo con Pino Micol (da Cyrano all’Amleto) e Giorgio Albertazzi – squisite le sue Memorie di Adriano –, ma anche con Valeria Moriconi, Massimo Ranieri, Peppe Barra e Mario Scaccia. Artista, e pure manager e operatore sopraffino, dopo Bologna guidò gli Stabili di Bolzano e Roma, l’Eliseo, l’Ente teatrale italiano, l’Olimpico di Vicenza e la Biennale di Venezia, per cui creò il “Carnevale del Teatro”.
Oggi viene pianto da tutto il mondo dello spettacolo (“Un intellettuale eclettico, lungimirante, con una visione straordinaria delle politiche culturali… Una persona luminosa e un’anima nobile”, dichiara Francesco Giambrone, presidente dell’Agis) e domani al Teatro Argentina di Roma sarà allestita la camera ardente.
Scrittore e pedagogo, attivo in televisione e al cinema, Scaparro si ritagliò una particina persino in politica, da socialista (come pupillo nel Psi di Craxi) ed europeista convinto: “Vorrei poter idealmente dedicare questa nostra fatica teatrale all’Europa della Cultura, la grande dimenticata dell’Europa che viviamo”.