Corriere della Sera, 18 febbraio 2023
Sparito nel nulla il superbanchiere cinese Bao
Bao Fan è uno dei finanzieri più influenti della Cina. Ed è scomparso. Dov’è finito il miliardario, fondatore e presidente esecutivo della banca d’investimenti China Renaissance? Da giorni non si è visto nel quartier generale della sua «banca boutique» a Pechino, apparentemente non ha avvertito nessuno. «Abbiamo perso i contatti», ha detto il consiglio d’amministrazione di Renaissance in una comunicazione alla Borsa di Hong Kong dove la holding bancaria è quotata. «Il consiglio non ha alcuna informazione che colleghi l’assenza inspiegata di Bao alle operazioni del gruppo», dice Renaissance. Ma il titolo ieri mattina è sprofondato, perdendo in apertura fino al 50% del suo valore e concludendo la seduta sotto del 28%.
Nel mondo industriale e finanziario cinese l’espressione «abbiamo perso i contatti» spesso significa che il personaggio uscito di scena misteriosamente è stato prelevato dalle autorità. A tempo debito, di solito Pechino fa sapere che il soggetto «sta collaborando» in un’inchiesta o è stato incriminato. Il caso Renaissance fa nuovamente tremare finanza e Big Tech cinesi.
Bao Fan, 53 anni, nato a Shanghai da una famiglia di banchieri e diplomatici, dopo aver lavorato per Morgan Stanley e Credit Suisse, nel 2005 ha fondato China Renaissance e l’ha imposta come mediatore negli affari dei grandi gruppi tecnologici cinesi che hanno prosperato nel settore Internet. La sua specialità sono fusioni, acquisizioni e Ipo (Initial public offering, gli sbarchi in Borsa). Renaissance ha partecipato alla megafusione tra Didi e Kuaidi, le app del ride-hailing indispensabili per chiamare un taxi in Cina. Ha pilotato l’investimento di Tencent nella piattaforma di e-commerce JD.com e decine di altre operazioni multimiliardarie
Bao è legato alla cosiddetta «Trinità tecnologica» mandarina, costituita da Jack Ma di Alibaba, Pony Ma di Tencent e Richard Li di Baidu. «Io li ho conosciuti alla fine degli Anni 90, quando non erano nessuno», diceva il banchiere in un’intervista al Financial Times nel 2018. Allora la crescita di Big Tech in Cina sembrava inarrestabile. Poi il Partito-Stato ha deciso che il settore andava ripreso in mano, perché si era allargato troppo, dal punto di vista finanziario e forse anche politico. Il simbolo di questa «normalizzazione» ordinata da Xi Jinping è stato Jack Ma, entrato in un cono d’ombra dal 2020.
All’inizio di quest’anno, le autorità cinesi hanno lanciato segnali distensivi, annunciando che «la campagna di rettificazione è sostanzialmente conclusa». Pechino sta cercando in molti modi di rassicurare gli investitori internazionali sulla sua volontà di tornare al «business as usual». È da vedere se l’onda lunga delle inchieste ha lambito o travolto Bao Fan e se la campagna di punizione di Big Tech non è mai finita. Di certo, il banchiere conosce molti segreti dell’economia basata su Internet. I manager di Renaissance hanno ricevuto un’email dal consiglio d’amministrazione: «Buongiorno, penso che abbiamo passato tutti una notte insonne, ma l’importante è non spargere o credere alle voci».
Sembra una versione dei «Dieci piccoli indiani» di Agatha Christie, ambientata nei grattacieli cinesi dei grandi gruppi del capitalismo rosso. Uno alla volta, uomini e donne che hanno contribuito a costruire la seconda potenza economica del mondo escono dalla storia e finiscono in un buco nero. Alcuni «collaborano a chiarire» casi di corruzione e se la cavano, come nel 2015 Guo Guangchang, allora numero 17 tra i miliardari cinesi, il capo di Fosun che investiva nel mondo. Choc in Borsa fino a quando Guo non fece sapere che era impegnato a «collaborare con la polizia in un’inchiesta delicata». Lo rilasciarono dopo qualche giorno, senza spiegazioni.
Altri come Xiao Jianhua finanziere da sei miliardi di dollari di fortuna personale e affari che lo hanno legato al vertice del potere, scomparve a Hong Kong nel 2017: portato in un luogo segreto in Cina. Silenzio fino al 2022, quando è stata pubblicata la sua condanna a 13 anni per crimini finanziari.