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 2023  febbraio 17 Venerdì calendario

AL QAEDA ORA PARLA IRANIANO. E QUESTO DEVE PREOCCUPARCI –L'EGIZIANO SAID AL-ADEL, IL NUOVO CAPO DELL'ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA, VIVE DA ANNI NELLA REPUBBLICA ISLAMICA. E IL SUO RAPPORTO CON GLI AYATOLLAH POTREBBE FAVORIRE UN'ALLEANZA FRA GRUPPI COMBATTENTI SUNNITI E SCIITI CONTRO L'OCCIDENTE – DI CERTO TEHERAN VEDE DI BUON OCCHIO IL RILANCIO DEGLI ATTACCHI TERRORISTICI IN AMERICA E IN EUROPA. ANCHE SE AL QAEDA AL MOMENTO HA CAPACITÀ OPERATIVE MOLTO LIMITATE… -

Estratto dell'articolo di Giordano Stabile per “La Stampa” Ci sono voluti quasi sette mesi, ma alla fine il nuovo capo di Al-Qaeda è stato individuato. […] Al-Zawahiri è stato eliminato a Kabul, nel luogo dove l'organizzazione aveva raggiunto il culmine e dove era iniziata la sua fine. Ma il nuovo leader ha un rifugio molto diverso, anzi all'opposto.

E cioè l'Iran. Lo ha rivelato ieri il dipartimento di Stato americano, nel comunicare il suo nome: Said al-Adel, 62 anni, egiziano pure lui, ex colonnello dell'esercito del Cairo, braccio destro operativo di Al-Zawahiri, uno degli organizzatori degli attentati alle ambasciate statunitensi in Tanzania e Kenya, e soprattutto uno degli addestratori dei terroristi dell'11 settembre. Al-Adel debutta negli anni Ottanta nella Jihad islamica egiziana, il gruppo che aveva assassinato il presidente Sadat.  

Una "carriera" lineare, negli standard dei qaedisti, ma con una sua singolarità. I buoni rapporti, fin dagli anni Novanta, con gruppi estremisti sciiti come l'Hezbollah libanese. Relazioni che gli avrebbero permesso un lungo soggiorno nella Repubblica islamica, fino a oggi. L'Intelligence americana è convinta che da quel rifugio Al-Adel guidi l'organizzazione, nonostante non ci sia stata una comunicazione ufficiale sulla sua nomina. […]

[…] Come quasi tutti i suoi compagni, dopo la fase egiziana, si è formato nelle valli afghane, al tempo della guerriglia contro i sovietici. Ma dopo l'11 settembre e la caduta del regime talebano del mullah Omar, nel dicembre del 2011, il suo nuovo orizzonte è stato l'Iran. In quei mesi Bin Laden era riuscito a far fuggire tre dei suoi figli e molti combattenti in territorio iraniano. Fra loro anche Al-Adel, che negli anni precedenti aveva compiuto più di un viaggio a Teheran, preso contatti con i Pasdaran e seguito "corsi" sulla fabbricazione di ordigni.

[…] Con l'invasione americana dell'Iraq nel 2003 e il deflagrare della lotta settaria tra sunniti e sciiti le cose cambiano. L'Al-Qaeda irachena, sotto la guida del sanguinario Abu Musab al-Zarqawi, massacra gli sciiti. Le autorità iraniane mettono allora agli arresti Hamza bin Laden, Al-Adel e gli altri qaedisti di spicco.  Poi li usano come merce di scambio quando i jihadisti sunniti rapiscono diplomatici iraniani in Pakistan e nello Yemen. È allora, nel 2015, che Al-Adel torna libero. Ma resta in Iran.

[…]  Il futuro leader di Al-Qaeda, però, ha una visione che risale ai primi anni Novanta, quando il teorico jihadista sudanese Hassan al-Tourabi teorizzava un'alleanza fra gruppi combattenti sunniti e sciiti contro l'Occidente. Una teoria che correva parallela all'idea di Khomeini per una santa alleanza fra tutti i musulmani, naturalmente sotto la sua leadership, con lo scopo di sfidare il Grande satana americano.

[…] Nel mondo del post-invasione dell'Ucraina, quello scenario è tornato di attualità. L'Iran appoggia la Russia come non mai e ha smorzato i toni contro gli estremisti sunniti, dialoga persino con l'Arabia Saudita. E che il capo di Al-Qaeda, la grande massacratrice di sciiti, abbia la propria base nella Repubblica islamica sciita, suona meno strano, quasi credibile.



2 – UN EGIZIANO IN IRAN AL QAEDA HA SCELTO SAIF È IL NUOVO CAPO Estratto dell'articolo di Antonio Giustozzi per “la Repubblica”

[…] Che la sua nomina non sia stata ufficializzata è una conferma, se una era necessaria, che Saif si trova in Iran. Per Al Qaeda è troppo imbarazzante nominare un leader che è sotto il controllo dell’Iran, che nei ranghi del gruppo non è mai stato popolare, anzi.

[…]  In quello che rimane della lobby della “guerra al terrore” si specula che sotto di lui Al Qaeda potrebbe rilanciare le sue operazioni in Occidente, tanto più che il regime iraniano, più che mai sotto assedio, potrebbe ben voler incoraggiare un ritorno a questo tipo di attacchi.

Prima della recente crisi in Iran, causata dall’ondata di dimostrazioni contro il regime, e dell’attacco dei droni israeliani di gennaio, il regime di Teheran era più interessato a ottenere l’aiuto di Al Qaeda contro Daesh, ma è certamente possibile che le priorità siano ora cambiate. A Teheran si pensa che gli americani abbiano aiutato gli israeliani ad organizzare il raid con i droni e, sebbene il regime abbia deciso di evitare una ritorsione immediata, sicuramente c’è il desiderio di colpire bersagli americani, non fosse altro per dimostrare che l’Iran non è in ginocchio.

Al Qaeda, tuttavia, sembra avere capacità molto limitate di compiere operazioni in Europa e ancora di più in America, per non parlare di Israele. Sembra improbabile che Saif possa resuscitare una campagna terroristica di Al Qaeda in Occidente in tempi brevi.

Per Saif al Adel il vero problema è che finché rimane in Iran sarà difficile per lui e per Al Qaeda raccogliere fondi nel mondo arabo, e soprattutto nelle monarchie del Golfo. La dipendenza di Saif dall’Iran rischia di accentuarsi, mentre la scarsità di fondi rende difficile sostenere le poche filiali di Al Qaeda che ancora hanno un certo peso.

[…] Il rapporto con l’Iran è più controverso che mai dopo che l’esistenza stessa del regime viene oramai messa in dubbio da molti osservatori. In Afghanistan, Al Qaeda ha subito importanti defezioni, con circa 60 dei suoi membri (su un totale di poche centinaia) che sono recentemente passati dalla parte di Daesh, probabilmente irritati e preoccupati dai segnali che indicano come i talebani stiano cooperando con l’intelligence americana.

Inevitabilmente, tutto questo accresce la pressione su di Said al Adel, che però può probabilmente fare ben poco. Spostarsi altrove sarebbe l’unica soluzione, ma l’Iran evidentemente ha ben poco interesse a lasciar uscire Saif dall’Iran, sia per controllare lui e Al Qaeda che perché potrebbe aver bisogno di loro nel futuro. Saif e Al Qaeda sembrano pertanto intrappolati nella situazione attuale [...]