il Giornale, 17 febbraio 2023
Lo show di Grillo con la morte nel cuore per il figlio
Orvieto Beppe Grillo torna in campo, o meglio torna sul palcoscenico. D’altronde è lì il suo posto. Torna a fare quello che più gli viene meglio: lo showman. Il comico. La prima tappa del suo nuovo spettacolo ad Orvieto, in Umbria. Il piccolo teatro in stile rinascimentale Mancinelli è quasi al completo. Solo qualche posto libero in platea occupato dai pesanti cappotti. Compreso il nostro. In balconcino, sul palchetto, un pubblico d’onore: Giuseppe Conte, ben nascosto dietro Michele Gubitosa, Roberto Fico e Pasquale Tridico, il presidente dell’Inps. «Ancora per poco», per usare le parole di Grillo. Tutti lì per «il peggiore», tutti lì per compiacerlo, idolatrarlo. Applaudirlo. Io, io e ancora io è il ritornello dello spettacolo. È il nuovo mantra dell’auto elevato. Un mantra che mette in scena per quasi due ore. «Non sapete niente di me io, io, io». Più che un pezzo di stand-up comedy un canto di lode a sé stesso, alla sua vita. Uno sproloquio con lui al centro di tutto, tanto da essere pronto a lanciare una nuova religione: l’altrove. Inutile dire che sarà lui il capo. Il simbolo è già stato depositato. E mentre viene proiettato sul grande schermo al centro del palco Conte trema e teme. Ma è solo una provocazione, stia tranquillo. Un po’ affannato, nonostante gli piaccia ancora nuotare Grillo predica. Blatera. L’età si sente, (75 anni,ndr) tanto che solo dopo trentaquattro minuti dall’inizio dello spettacolo una bambina dalla platea esclama piagnucolosa: «ma è finito lo spettacolo?» (dovrà resistere oltre 89 minuti) Qualche risata sì, ma anche tristezza. Tanta per un comico con la morte nel cuore per il processo a suo figlio, Ciro Grillo. È imputato per violenza sessuale di gruppo. Lui, insieme ad alcuni amici nell’estate del 2019, in Sardegna, avrebbe usato violenza contro una giovane donna. «So come andrà a finire – afferma sicuro Beppe – Sono tranciato in due ma riesco anche a riderci un po’ su, con la morte che ho dentro». Dice con tempi teatrali, illuminato a pieno dall’occhio di bue che lo segue per tutta la durata dello spettacolo. «Su mio figlio è in atto un processo politico da quattro anni» – e accusa la Tv – «Mi aspetto la sentenza in diretta su Rete4». Applausi. Scroscianti. D’altronde, il pubblico è tutto grillino. Ma c’è anche spazio per la politica. Solo alla fine. Dopo aver trasformato l’acqua in chinotto e aver attaccato la stampa. Ma non tutta. Eccetto Marco Travaglio seduto in prima fila adorante. Gli occhi si illuminano quando Beppe parla del governo di «estrema destra». Grillo il santone fa proseliti e sogna un reddito universale per tutti. «Basta davvero poco! Diamo 1500 euro al mese ad ogni cittadino, pensionati compresi. Poveri e ricchi. Non vuoi lavorare? Sei liberissimo di non farlo.» E dal pubblico si leva una voce fuori dal coro: «E chi paga?» – chiede uno spettatore «I soldi ci sono, c’è qui quello che fa i conti. C’è Tridico, li abbiamo fatti insieme e si può fare! Bastano 140 miliardi. È una vergogna dire che la gente sta sul divano e prende i soldi». E lancia il suo manifesto (concordato con Giuseppi? Chissà) con una patrimoniale per i più ricchi. «Una patrimoniale leggera. Dobbiamo eliminarla la povertà, non metterci delle pezze.» dice – «Vedrete, questo governo copierà tutte le idee del Movimento». Applaude Giuseppe Conte ma il sorriso passa non appena dalla platea si alza la voce: «Non ci mollare Beppe!» Ma siete venuti per implorarlo a tornare dopo lo scadente risultato elettorale alle regionali? – chiediamo a Giuseppe Conte fuori dal teatro – «Assolutamente, siamo venuti qui solo per lo spettacolo», Dopo, a tarda sera, una pizza da «Sassotondo». Chissà se l’avrà digerita.