Corriere della Sera, 16 febbraio 2023
Niente diamante, Camilla scongiura il caso diplomatico
L’incoronazione di re Carlo è salva: Camilla ha evitato una trappola diplomatica rinunciando a indossare per quella occasione, il prossimo 6 maggio, il mitico Koh-i-Noor (la Montagna di Luce), il diamante da 105 carati venuto in possesso della regina Vittoria oltre 150 anni fa. Dall’India, che lo reclama, avevano fatto sapere che il gesto avrebbe risvegliato «dolorose memorie del passato coloniale» e «riportato indietro ai giorni dell’Impero britannico».
Il diamante viene usato a Londra da generazioni per l’incoronazione delle regine consorti: era montato nel 1902 sulla corona di Alessandra, moglie di Edoardo VII, poi nel 1911 su quella di Maria, moglie di Giorgio V, infine nel 1937 sulla corona di Elisabetta (la regina madre), moglie di Giorgio VI. E la corona col Koh-i-Noor venne anche adagiata sul feretro della regina madre al suo funerale nel 2002. La leggenda vuole che il favoloso diamante possa essere indossato solo da una donna: agli uomini porterebbe sfortuna.
Camilla verrà invece incoronata regina consorte con una corona «riciclata»: userà quella della regina Maria, nonna di Elisabetta. Una scelta che è stata motivata da Buckingham Palace «nell’interesse della sostenibilità e dell’efficienza».
Il Koh-i-Noor è stato definito «il diamante più famigerato del mondo» ed è in qualche modo un simbolo dell’imperialismo britannico. Nella narrativa coloniale, era stato «donato» alla regina Vittoria: in realtà nel 1849 la Compagnia delle Indie orientali aveva costretto Duleep Singh, maharajah del Punjab appena undicenne, a cederlo dopo aver imprigionato sua madre. L’anno dopo il diamante venne portato a Londra e offerto alla regina Vittoria, che lo indossava come una spilla.
Ma l’origine del Koh-i-Noor si perde nella notte dei tempi. Ci sono riferimenti al gioiello che risalgono al 3200 avanti Cristo, anche se la prima testimonianza scritta è del 1628, quando un imperatore Mogul lo aveva fatto incastonare nel suo trono. Nel corso dei secoli il diamante è appartenuto a diverse dinastie, per lo più afghane, prima di tornare in India nel 1813: ma in tempi recenti è stata rivendicato dal Pakistan, dal Bangladesh, dall’Afghanistan e pure dai talebani, oltre che dall’India, che ne chiede la restituzione fin dall’indipendenza nel 1947.