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 2023  febbraio 16 Giovedì calendario

Intervista a Rosa Chemical



Le polemiche, racconta, non lo hanno sfiorato. E non vede l’ora di riabbracciare il pubblico: due date a Milano ai Magazzini Generali, il 17 e il 18 aprile, quinto nella classifica di Spotify con Made in Italy,Rosa Chemical, all’anagrafe Manuel Franco Rocati, 25 anni, di Alpignano (Torino) è la rivelazione di questo Festival di Sanremo. Ama stupire.
Non la scandalizza niente?
«I retrogradi, i bigotti e le persone con i paraocchi».
Sa che i bambini ballano “Made in Italy”?
«Lo so. Mi avevano accusato di non preoccuparmi dei piccoli, qui tocca preoccuparsi dei genitori».
Si aspettava più il successo o le polemiche?
«Avevo messo in conto più le polemiche. L’amore che sto ricevendo è bellissimo».
Il primo attacco di Maddalena Morgante, la deputata di FdI, l’ha colpita? Oggi che le direbbe?
«Non mi ha toccato minimamente, mi dispiace che la gente critichi senza sapere, ero consapevole che parlasse di una cosa che non conosceva. Vorrei sapere se si è ricreduta su di me... Penso di no».
Per la destra è il simbolo del male, si sente il paladino del gender fluid?
«No. Mi sento un artista che sale sul palco e si esprime, se poi in me si ritrova tanta gente sono contento».
Amadeus l’ha definito “un festival all’insegna della libertà”: per lei quella sessuale è la più importante?
«In realtà no, ma è un tema che mi tocca perché per me conta. La libertà di parola e di pensiero hanno un valore immenso. Sul palco il mio focus era legato alla sessualità».
Dà un valore politico alle sue performance?
«No, tengo la politica lontana perché sono abbastanza ignorante in materia. La gente strumentalizza tutto».
Il bacio con Fedez ha fatto scalpore: “Chi” ne pubblica uno di otto anni fa. Che ha pensato quando hanno scritto che avrebbe messo in crisi il legame con Chiara Ferragni?
«Di questa vicenda non voglio più parlare, è stata ingigantita».
Molti hanno detto: niente di nuovo, fa quello che facevano Renato Zero e Achille Lauro. In cosa si sente diverso da loro o simile?
«Se avessi fatto qualcosa di già vistosarei passato inosservato. Non è stato così, ci ho messo qualcosa in più o di diverso, non c’era stata una performance così sfacciata».
Troppo?
«Se hai un messaggio forte e tre minuti per esporlo, osi. È una vittoria essere stato compreso».
Com’era da adolescente? Fare il writer con lo pseudonimo Soiek era una valvola di sfogo?
«Ho vissuto un momento particolare. I graffiti nascono come rivoltasociale, sono la parola degli emarginati che lasciano la firma per farsi conoscere. In un periodo lo facevo. Ho mollato la scuola».
Non ha più studiato?
«La gente scambia “mollare la scuola” con “essere lasciato in balia della vita”. Ero appassionato di arte grafica, ho frequentato un corso all’Accademia di comics».
È mai stato bullizzato?
«Mai fisicamente».
Anche psicologicamente non è bello.
«Ho le spalle larghe per fortuna».
Da che famiglia viene? Avere una madre complice l’ha resa più forte?
«Mia madre è estetista, papà è imprenditore e vive all’estero. Sono separati da quando avevo quattro anni, sono cresciuto con mamma ma lo sento. Non facciamo un quadretto patetico. Sono figlio unico. Mia madre mi ha cresciuto con amore, insegnandomi a essere libero, dicendomi che si pagano le conseguenze delle proprie azioni: “Fai quello che ti pare, la vita è tua”».
Perché si è tatuato il viso?
«Vivo d’arte da quando sono nato, non è mai stato un gioco. Il tatuaggio in faccia, oltre a un’espressione artistica, è una scelta di vita: a 17, 18 anni, pensi: “O vivo d’arte o non c’è un piano B”. Non si torna indietro. Non c’è lavoro normale dove potrei essere accettato, sono marchiato. Scelta forte a 18 anni senza la fama».
Sua madre che le ha detto?
«Non mi ha parlato e non mi guardato in faccia per una settimana. Ci ho sofferto».
Ha scritto “Made in Italy” con Paolo Antonacci, nipote di Gianni Morandi. Si è confrontato con lui?
«Parliamo tanto, siamo diventati amici. Non ho trovato una persona chiusa al festival, solo amore. Al di fuori dei politici che lo criticano, Vivono in un’altra realtà»,
Pensa che questo allontanerà ancora di più i giovani dalla politica?
«Se i politici non vogliono sapere quello che succede e non sono curiosi, come pensano di capire la società? ».