la Repubblica, 16 febbraio 2023
Troppo grassa per arbitrare
«Non sopporto più di essere misurata e pesata come si fa con le vacche. Non voglio più essere messa all’angolo per qualche chilo in più. Lo sport dovrebbe unire, non emarginare»: è la denuncia di Martina Scavelli, 35enne catanzarese, che ha rassegnato le dimissioni dal ruolo di arbitra di serie B alla Fipav (Federazione Italiana Pallavolo), a seguito di un controllo medico che ha decretato il superamento dei valori previsti di Bmi (Indice di Massa Corporea) e circonferenza addominale. Poi, si rivolge alla pallavolista Paola Egonu: «Tu sei discriminata perché nera. Io perché sono grassa».
Per arbitrare partite di pallavolo bisogna essere magri?
«Secondo il regolamento della Fipav, anche noi ufficiali di gara di categoria nazionale, seppur sottoposti a prestazioni fisiche a bassa intensità (per intenderci non corriamo per il campo come accade nel calcio), dobbiamo rientrare in alcuni parametri antropometrici. Chi sfora questi valori riceve unapenalizzazione di 3 punti nella graduatoria dirigenti di settore e viene esonerato dall’impiego sino al raggiungimento dei valori previsti».
Dopo la sospensione ha preferito dimettersi?
«Ho deciso per la frustrazione di anni vissuti con il timore di risultare “grassa” ai controlli che avvengono a inizio campionato. Sin dal 2007, anno in cui è iniziata la mia carrieraarbitrale, sono stata al limite di questi valori che, purtroppo, più volte ho superato per motivi di salute, ma ho sempre rispettato le regole con grande senso di responsabilità. Tanto che mi è capitato di autodenunciarmi e quindi di autosospendermi se mi rendevo conto di aver superato i parametri.
Ma stavolta, dopo tanti sacrifici affrontati per rimettermi in forma,non sono riuscita a tacere dinanzi all’ennesima sospensione per pochi centimetri in più sul mio girovita».
Un controllo a campione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
«Sì, sono stanca e umiliata. Questa penalizzazione, in una graduatoria in cui ci giochiamo decimi di millesimi, mi porterebbe, a fine stagione, a passare dalla serie B al campionatoregionale, facendo un enorme passo indietro. Sono una sportiva e riconosco l’importanza del rispetto delle regole, però credo che, in tal caso, andrebbero riviste prevedendo una soglia di tolleranza. Un paio di chili in più non scalfiscono la qualità del mio servizio né possono mandare in frantumi una carriera costruita con sacrifici. Altrimenti, se proprio bisogna essere così rigidi, la legge deve essere uguale per tutti».
E invece non è così?
«Mi spiace ammetterlo perché stimo molto la Federazione Pallavolo, ma purtroppo no. Anche in questo settore ci sono i “figli della gallina bianca”, arbitri intoccabili seppur sforino i parametri. Delusa dalla mancata equità, ho deciso di non dimettermi in silenzio, ma denunciare questa situazione sui social con la speranza di arrivare ai vertici della Federazione e, magari, sollecitare una rivisitazione delle regole nelle sedi opportune. Ma soprattutto per dar voce alle tante colleghe e ai tanti colleghi — perché non è una questione di genere — che si trovano nella mia stessa situazione e non hanno la forza di ribellarsi».
Come hanno reagito a questa sua denuncia?
«Sono stata inondata di messaggi di solidarietà da parte di colleghi e “compagni di pesata” con cui, più volte, ci siamo ritrovati in fila per veder giudicato il nostro corpo e non la nostra professionalità. Mi hanno contattata anche persone da altre parti d’Italia che, purtroppo, a causa dell’ansia di dover rispettare questi parametri antropometrici ci hanno rimesso la salute mentale».
Sono centinaia, infatti, i casi di sportivi che, proprio a causa di un’eccessiva richiesta di attenzione al peso, sviluppano problemi psicologici e disturbi alimentari.
«Questa è la mia paura più grande.
Proprio per tale motivo, nel giorno di San Valentino, ho scelto di prendere una decisione che celebra l’amore per me stessa. E ho lanciato la denuncia».