la Repubblica, 16 febbraio 2023
Karima El Mahroug dopo l’assoluzione
Arriva in aula pochi minuti dopo la sentenza. Cerca di farsi largo tra le telecamere per raggiunge i magistrati. Stringe la mano al pm Luca Gaglio, poi alla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano. Le regala una copia del suo libro, in uscita in questi giorni. «Conoscerà la mia vera storia», dice Karima El Mahroug alla procuratrice che ha indagato per dieci anni su di lei. Parla ai cronisti: «Ora ho bisogno di tempo per assimilare. Ho fatto bene a credere nella giustizia». Spiega di aver iniziato a scrivere per raccontare un’altra verità, si reinventa narrando una storia della sua vita diversa da quella che risulta dalle carte processuali. Una ragazza che nessuno conosce: Karima prima di diventare Ruby Rubacuori. «L’ho intitolato Karima, così la gente conoscerà il mio nome».
Era il maggio 2010 quando, diciassettenne, si ritrova in questura come la «nipote di Murabak». La consigliera regionale Nicole Minetti si precipita a riprenderla, nell’estremo tentativo di evitare lo scandalo. Ma in un attimo Karima diventa Ruby Rubacuori, la ragazza del “bunga bunga”, la regina delle “cene eleganti” di Arcore. «Ruby è stata tutta un’invenzione, ora è finito un incubo», dice oggi che ha 30 anni, una figlia di 11, una vita in un’altra città, l’assoluzione dall’accusa di aver preso 5 milioni da Berlusconi. «Sono stata vittima del circo mediatico. Per fortuna oggi c’è un’assoluzione chedice che ho sempre detto la verità».
Ancora adesso continua a difendere Berlusconi. «Con me si è sempre comportato bene, potrò solo essergli grata di aver conosciuto una persona così. Quello che è venuto dopo non lo auguro a nessuno, in tanti momenti ho pensato anche che era meglio non averlo mai incontrato. È stata una battaglia molto grande, forse più grande di me, e io sono sempre stata la vittima». Oggi alle 10, all’hotel Diana a Milano presenta il libro. «Ho fatto la ragazza immagine, la cubista, la panettiera e lavenditrice ambulante a partire dai miei 9 anni, la bagnina senza saper nuotare, l’estetista senza avere la qualifica – ha scritto – Ho frequentato la casa del Presidente, ho dormito molte notti su una panchina, sono scappata da diciotto comunità. Ho camminato pericolosamente sull’orlo di un burrone, avrei potuto cadere e non sono caduta. Avrei potuto fare la prostituta, ma non l’ho fatto. Oggi non sono più una bambina in fuga per la vita».
Della prima sera ad Arcore, il 14 febbraio 2010, racconta che si ritrovò con «una busta con quattro biglietti da 500 euro. Ero al settimo cielo, potevo mandare dei soldi a mia madre e stare tranquilla». Le cene a casa di Berlusconi diventano regolari, «quanto bastava per cambiare radicalmente il mio tenore di vita. L’atmosfera era falsamente allegra, con un retrogusto di tristezza – ricorda – Ridevano tutti moltissimo, esageratamente. Le ragazze facevano a gara per essere le più belle, le più sexy, in una competizione tutta loro dalla quale io ero esclusa (…). C’erano esibizioni, balletti sexy, travestimenti, spogliarelli. Io mi sono esibita ballando la danza del ventre più di una volta, con un vestito regalato al presidente da Gheddafi. (..) Quello che non sopportavo era il clima di avidità che si respirava. E non mi spiegavo, e rimane per me un mistero anche adesso, come facesse lui a fidarsi di tutte quelle persone».
Lo scandalo fu «un terremoto. Fece tremare i palazzi, ma anche la mia vita andò in frantumi. Guardandomi da così lontano, mi vedo in balia degli eventi, della mia inconsapevolezza, di un finto amore. Mi rimprovero di essermi affidata a personesbagliate».