La Stampa, 16 febbraio 2023
La resa di Nicola Sturgeon
«C’è un’intensità molto maggiore, oserei dire una brutalità, nella vita politica di oggi rispetto al passato. Ha un costo su di te e su chi ti circonda». Con queste parole la leader indipendentista scozzese Nicola Sturgeon ha annunciato le dimissioni dopo otto anni alla guida del governo di Edimburgo. È stata la prima donna ad aver ricoperto la carica e la First Minister più longeva. Ma ora ammette di non avere la forza di andare avanti. E lascia senza aver realizzato l’ambizione di una vita: portare la Scozia all’indipendenza. «Nel mio cuore e nella mia testa so che il momento di lasciare è ora», ha detto visibilmente emozionata, lei che così spesso è apparsa imperturbabile nei momenti difficili.
Le dimissioni a sorpresa di Sturgeon, a capo del Partito Nazionale Scozzese SNP dal 2014, hanno provocato un terremoto politico a Edimburgo, con implicazioni potenzialmente profonde per il futuro non solo della Scozia ma del Regno Unito tutto. Nell’immediato, aprono la lotta alla successione in un momento difficile nella vita nel partito: la lotta per l’indipendenza è impantanata e il partito è alle prese con un dibattito interno su come andare avanti. E Sturgeon è rimasta coinvolta in una durissima polemica sulla nuova legge di autodichiarazione di genere da lei fortemente voluta.
In una conferenza stampa a Bute House, la sede del governo nella capitale, Sturgeon ha spiegato come la decisione non sia stata frutto di «pressioni di breve termine», ma dell’impatto generale di una vita pubblica incattivita, che non consente alcuna forma di privacy e in cui lei si è sentita una figura sempre più controversa. «Mi sono chiesta se continuare fosse la cosa giusta per me, e cosa ancora più importante, se fosse la cosa giusta per il mio Paese, il mio partito e per la causa dell’indipendenza per cui ho lottato per tutta la vita» ha detto. «Sono giunta alla difficile conclusione che non lo è».
Con candore, ha ammesso di non avere più la determinazione necessaria per essere sempre «al 100%» come il ruolo richiede. «Quest’anno compirò 53 anni, sono entrata in Parlamento quando ne avevo 29. Sono stata Nicola Sturgeon la politica per tutta la vita. Ora voglio dedicare un po’ di tempo a Nicola Sturgeon la persona, l’essere umano». Parole che a molti hanno ricordato la decisione di Jacinda Ardern, la premier neozelandese che ha dato le dimissioni a sorpresa poche settimane fa ammettendo di non farcela più. Nel commentare l’annuncio di Ardern, Sturgeon aveva assicurato di avere «ancora molta benzina nel serbatoio». Ieri ha ammesso di aver pensato alle dimissioni per diverse settimane, oscillando tra la determinazione a continuare e l’intenzione di abbandonare. «Sono un essere umano, tutti noi ci confrontiamo quotidianamente con emozioni contrastanti», ha detto.
Sturgeon resta una delle figure politiche più popolari e amate: durante la pandemia ha guadagnato il plauso di tutti per aver guidato la Scozia con mano sicura e con la necessaria empatia, in netto contrasto con la confusione del governo di Boris Johnson. Da sempre in aperto contrasto con i Tory (è entrata in politica ispirata dal desiderio di combattere le politiche di Margaret Thatcher), ha portato il partito alla vittoria elettorale e promosso un nazionalismo aperto al mondo, fortemente europeista e progressista.
Ma ha subito un calo di popolarità per aver sostenuto una controversa legge – poi bloccata da Londra – che consente il cambiamento legale di sesso con una semplice autocertificazione dall’età di 16 anni. E ha fallito nell’obiettivo principale: l’indipendenza oggi non è più vicina di quanto lo fosse nel 2014, quando gli indipendentisti hanno perso il referendum con il 45% dei voti. Le sue richieste di un secondo plebiscito post-Brexit si sono scontrate contro il muro di Londra, la sua strategia (considerare le prossime elezioni alla stregua di un referendum per dare forte mandato all’SNP) ha causato malcontento nel partito, e i sondaggi mostrano un Paese spaccato. La decisione di farsi da parte è forse essa stessa un’ammissione di fallimento. «La causa è più grande di qualunque singolo individuo», ha detto.
Resterà in carica fino alla nomina del successore: tra i candidati Kate Forbes, ministra delle Finanze attualmente in maternità, o il ministro Angus Robertson, il favorito dei bookmakers. Ma non sarà facile sostituire Sturgeon. L’uscita di scena di una politica formidabile apre un punto interrogativo sulla lotta per l’indipendenza e potrebbe finire per indebolire il movimento.