La Stampa, 16 febbraio 2023
Emilio Fede: «Solo io ho perso tutto. Silvio, perché?»
«Mi stanno telefonando da tutte le parti, ma che vogliono?». Emilio Fede, 91 anni, un po’ è confuso, un po’ è contento. Un po’ mastica amaro. Perché in fondo, di tutta la storia di Ruby Rubacuori, quello rimasto col cerino in mano è lui, l’Emilione nazionale: 4 anni e 7 mesi per induzione della prostituzione. Più altre condanne varie, dalla bancarotta alla diffamazione aggravata, su cui ormai si stende il velo pietoso dell’oblio: «Mi sono fatto 8 anni ai domiciliari senza essere colpevole di nulla».
Berlusconi assolto e lei condannato. Mondo crudele?
«Sono molto contento che lui sia stato assolto. Mi chiedo invece perché io sono stato calpestato fino alla fine. Soprattutto sono contento per tutti quelli che sono contenti, la sua famiglia, i suoi amici...» .
È bello sapere che lei non ha rimpianti.
«E no, non è proprio così. Mi chiedo: io ho perso tutto, licenziato, sbattuto fuori dall’ufficio in tre minuti. Perché? A chi dovevo fare spazio? A chi davo fastidio?».
Ha qualche idea in merito?
«Non lo so. So che in un carcere milanese, un detenuto in punto di morte ha detto che io in queste storie non c’entravo niente».
Chi glielo ha raccontato?
«Una signora che frequenta le carceri per lavoro. Non posso dire di più».
Come andò il licenziamento?
«Ricordo che ero andato allo stadio con il Cavaliere, torno e trovo il mio ufficio chiuso. Un avvocato e un altro figuro che mi dicono: lei ha chiuso, licenziato. Dopo tutto quello che avevo fatto!».
In effetti, lei dalle cene eleganti andava e veniva...
«Guardi, inutile fare ironia. Le cene a cui ho partecipato io si concludevano a mezzanotte, poi io uscivo, andavo all’edicola di piazzale Loreto a prendere i giornali, leggevo le prime pagine e telefonavo al Cavaliere per fargli il resoconto».
Tutto qua? Niente spogliarelli? Ragazze condiscendenti?
«Mai visto scene strane eppure a cena ci andavo spesso, eh? Mai visto nulla, io ero solo un giornalista amico».
Ha sentito di recente il Cavaliere?
«L’ultima volta è stata la vigilia di due Natali fa. Ero stato in ospedale dopo una caduta e mi aveva chiamato: "Ciao Emilio? Ma cosa fai? Dai, vieni qua..." Ma io non potevo ero in carrozzella. Poi non ci siamo più sentiti».
Cosa gli direbbe se dovesse rincontrarlo ora?
«Gli direi: caro presidente, con le storie di Arcore la mia vita è finita ma la mia amicizia per te sarà per sempre. Ti prego, ora che hai ottenuto una meritata sentenza, per favore, dimmi, perché sono stato licenziato?».