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 2023  febbraio 15 Mercoledì calendario

L’inflazione spiegata bene

Cento anni fa, nel 1923, la grande inflazione della Repubblica di Weimar. Un uovo costava un miliardo di marchi al mattino, una decina al pomeriggio. Le mogli degli operai andavano due volte al giorno in fabbrica a prendere la paga, e trasportavano in carriola la montagna di carta moneta che valeva come carta straccia. Friedrich Minoux, braccio destro del magnate della Ruhr, Hugo Stinnes, propose di pagare gli operai in natura, a seconda del numero dei figli, uova, carne, pane, latte, più l’affitto, invece che in marchi che si svalutavano di ora in ora. Gli diedero del comunista, che non fu mai. Lui si faceva pagare in marchi oro, 350mila Goldmark l’anno, 120 chili d’oro, il doppio del suo peso, più i prezzi salivano e più guadagnava. I nazisti lo misero in carcere nel ’40, e morì di fame.
Un ricordo storico, mentre l’inflazione ha raggiunto il 10% in Germania, e scende lentamente. C’è anche un’inflazione avvertita, come per il caldo o il freddo, sostengono economisti e sociologi, più alta della reale. Sarà, ma penso che avvenga anche il contrario: non ci accorgiamo di quanto valgono meno gli euro. Chi si spaventa per il prezzo di un espresso? Ho letto che far suonare un 45 giri nel juke box costava negli Anni Sessanta 50 lire, cento lire per tre canzoni. Ma non era poco per un ragazzo. Con cento lire si pagava un litro di benzina. Il benzinaio non ti rideva in faccia se chiedevi mille lire di super.
Nel Duemila, alla vigilia dell’euro, un caffè al bancone costava 900 lire, oggi 90 cent. Sempre una media, a Roma un espresso costa almeno un euro. Una pizza margherita da 6.500 lire è passata a 7,50 euro, quindicimila lire, oltre il doppio. Anche i giornali sono raddoppiati, da 1500 lire vent’anni fa, a un euro e 50, che corrispondono a tremila lire.
Sono raddoppiati gli stipendi? Forse in apparenza ma andrebbe calcolata l’inflazione di anno in anno. Per molte categorie, essere restati fermi sarebbe già un successo.
Un operaio in Germania guadagnava in media nel Duemila 2.551 euro, al lordo, e qui bisogna dedurre le trattenute per pensione e mutua. Nel 2015, si sale a 3.612. Il reddito da lavoro medio nel 2020 era di 3.975 euro, un leggero calo rispetto all’anno precedente, 3.994 euro, appena una ventina di euro. Ma restare fermi equivale a andare indietro, anche se l’inflazione prima del Covid era molto più bassa, circa al 2%.
Per essere sicuri di fotografare la situazione bisogna calcolare non in lire o euro, ma in tempo, quello che si lavora per comprare qualcosa.
In Germania per una VW Golf oggi un operaio lavora 1.280 ore, cento ore in più rispetto al 1976. Ma si compra un’auto ben diversa, dotata di gadget elettronici, airbag, servosterzo. L’operaio di una catena di montaggio alla Vw o alla Bmw guadagna oggi quattro volte e mezzo rispetto agli anni ’70, e lavora in condizioni meno stressanti in contatto con i robot.
Si deve fare il confronto tra lo stipendio di un normale lavoratore e il capo di una grande azienda. Il manager guadagna all’ora 114 volte più del suo dipendente, mezzo secolo fa appena 50 volte. Tim Cook nel 2021 alla Apple guadagnava 99 milioni di dollari, 1400 volte più della media dei suoi impiegati e operai. Quest’anno scenderà a 49 milioni, comunque non si dovrà preoccupare di quanti minuti o secondi deve lavorare per fare il pieno.
Chi guadagna la paga minima, 12 euro l’ora, dovrà lavorare un giorno per pagare l’abbonamento mensile per l’autobus. Ma in molti settori il minimo orario è più alto. La paga minima, penso, dovrebbe essere introdotta anche da noi, ad evitare lo sfruttamento dei giovani nei call-center.
Un lavoratore inquadrato con un contratto al minimo lavora un’ora in meno per un pieno di benzina (45 litri) in confronto all’abbonamento. Ma non si conta il costo per l’auto, assicurazioni e riparazioni.
La benzina non costa 100 lire, 5 cent di un euro, ma quasi due euro. Un lavoratore specializzato impiega cinque minuti per un litro, nel 2020 prima del Covid, gli bastavano tre minuti e mezzo. Nel 1988, tre minuti.
Queste le cifre per calcolare l’inflazione avvertita o reale, e come sempre si gioca con i numeri: non si tiene conto delle attuali trattenute per la pensione, la mutua, e le tasse, che sono molto più alte.