Avvenire, 15 febbraio 2023
Le origini dell’aeronautica
Volano sulla scia della storia i record, le imprese e i primati dell’aviazione italiana di ieri e di oggi. Un secolo di tradizione e innovazione raccolte nell’album dei ricordi dell’Aeronautica militare che apre l’anno centenario delle celebrazioni a Firenze con un simposio storico a Palazzo Vecchio. Passato e presente scorrono come fotogrammi mentre date, nomi e avvenimenti si aggiungono a luoghi memorabili come Centocelle, vicino Roma, che il 1° aprile 1909 vide Wilbur Wright, fratello di Orville, volare insieme all’amico Mario Calderara, primo italiano a ottenere un brevetto di volo. Sei anni dopo, il 24 maggio 1915, l’Italia entrava nel primo conflitto mondiale ed assi come Francesco Baracca, Silvio Scaroni, Pier Ruggiero Piccio, Fulco Ruffo di Calabria e molti altri salirono sull’altare degli eroi. Il 28 marzo 1923 nasceva la Regia Aeronautica come forza autonoma e indipendente rispetto alla Marina e all’Esercito. Così, dal 1922 al 1939 l’Italia guardò al futuro e l’industria aeronautica si fece strada lungo le aerovie del cielo. Anni di speranza spezzati però dal baratro del fascismo e dall’ingresso del nostro Paese nella Seconda guerra mondiale il 10 giugno 1940.
«Nella seconda metà degli anni Trenta, l’aereo e il volo cambiarono pelle sotto il profilo tecnologico e operativo – spiega lo storico Gregory Alegi, docente alla Luiss di Roma, tra i massimi esperti di aeronautica in Italia -. Il passaggio dal biplano al monoplano, dalle strutture a traliccio in legno o tubi a quelle a guscio metallico, dai carrelli fissi a quelli retrattili, l’uso universale della radio, segnarono un salto come quello dall’analogico al digitale, rendendo l’aereo un sistema industriale anziché un prodotto artigianale. La Regia Aeronautica comprese gran parte di questo rimescolamento delle carte, ma non poté approfittare perché impegnata nelle guerre d’Etiopia (1935-36) e Spagna (1936-39), che costrinsero a puntare “sull’uovo oggi” anziché sulla “gallina domani”, assorbendo con l’attività ordinaria le risorse economiche e umane che i futuri alleati e avversari investirono nel potenziamento. Fu così che i buoni risultati della Regia Aeronautica nei suoi primi grandi impegni operativi si trasformarono in debolezza quando nel 1940 Mussolini decise di entrare in guerra». Gli anni che vanno dal 1920 al 1939 rimasero memorabili per le vittorie e i record, non solo individuali, ma anche di massa: «Tra le due guerre mondiali, il volo fu la metafora universale del progresso e tutti i Paesi del mondo gareggiavano per dimostrare le proprie capacità, a prescindere dal regime politico, tanto che nel 1937 i primati mondiali di velocità, altezza e distanza appartenevano all’Italia fascista – afferma Alegi citando gli oltre 709 km/h raggiunti dall’idrovolante Macchi C.72 - alla liberaldemocratica Gran Bretagna e alla comunista Urss. Alla competizione individuale l’Italia aggiunse la dimensione tuttora unica delle imprese collettive, basate su organizzazione metodica anziché su talento individuale e fortuna. In questo senso le crociere di massa, via via più ambiziose, dal Mediterraneo Occidentale nel 1928 all’Atlantico del Nord nel 1933, chiusero l’epoca del pionierismo e inaugurarono quella del professionismo. Per una volta, non è un alloro che ci attribuiamo da soli: nel gergo aeronautico inglese, le grandi formazioni di volo si chiamano tuttora Balbo, in omaggio a chi le ideò e rese popolari». Proprio il cambio di passo tra imprese individuali e quelle di massa è uno dei temi del simposio storico fiorentino: «Ritengo si possa dire che, mentre le imprese individuali hanno scandito il progresso dell’aviazione sotto l’aspetto tecnico, le imprese di massa hanno segnato il cammino dell’aeronautica intesa come strumento per l’esercizio del potere aereo – sottolinea il generale ispettore capo Basilio Di Martino, tra i più importanti storici dell’aviazione in Italia e all’estero -. Le imprese di massa esaltano infatti quegli aspetti tecnico-organizzativi che sono anche il presupposto delle imprese individuali, ma li proiettano in una dimensione più ampia, funzionale alla condotta di operazioni aeree. Le crociere atlantiche di Balbo non sarebbero state possibili senza una accurata preparazione dei mezzi e degli uomini e senza una struttura di supporto che, oltre a predisposizioni di natura logistica, comprendeva sia forme di radioassistenza alla navigazione, sia un servizio meteorologico appositamente strutturato. Le imprese aeree di massa hanno però anche un altro significato, quello di rafforzare ed esaltare il concetto di squadra, alla base dell’efficienza e dell’efficacia di una qualunque organizzazione e di un’organizzazione militare in particolare. Questo aspetto – prosegue Di Martino – è particolarmente importante nel caso degli aviatori, che hanno tra i loro tratti caratteristici il forte individualismo alimentato dalla sensazione di infinita libertà data dalla condotta di una macchina volante. L’obiettivo di Balbo era far in modo che ciascuno si abituasse a “sentire la propria azione inquadrata in un’azione più complessa” ed è questa la chiave di lettura delle imprese aeree di massa».
C’è però un momento storico in cui l’Aeronautica registra il cambio di passo che la proietta verso il futuro e che per Di Martino è «la data del 28 marzo 1923 che rappresenta il momento in cui si concretizza quella competenza ambientale nata nei cieli della Grande Guerra e alimentata dalla consapevolezza che l’esercizio del potere aereo richiede e impone un particolare approccio comportamentale e concettuale, ma è stato solo un punto di partenza». Nei successivi cento anni l’Arma Azzurra, prosegue il generale «ha dovuto più volte riaffermare le ragioni che ne avevano determinato la nascita e al tempo stesso rinnovarsi continuamente, seguendo l’evoluzione tecnologica del mezzo aereo. Sono quindi molti i momenti significativi della sua storia, tra i quali un significato particolare hanno certamente i conflitti, l’esame più duro e impegnativo».