Corriere della Sera, 15 febbraio 2023
Venaria, l’esempio oggi impossibile
Evviva i premier di destra e di sinistra, i governatori di destra e di sinistra, i sindaci di destra e di sinistra, gli assessori di destra e di sinistra: dirlo oggi, tra risse insanabili, sembra una provocazione. C’è un caso, però, nella nostra storia di guelfi e ghibellini, in cui la collaborazione fra gli avversari c’è stata davvero e mai come oggi, salutando il friulano Alberto Vanelli che se n’è andato qualche giorno fa, vale la pena di ricordarlo.
Perché il miracolo della Venaria Reale, del quale Vanelli fu il primo protagonista con la piena e virtuosa collaborazione di Berlusconi e Prodi, Ghigo e Bresso, Urbani e Veltroni e insomma tutti, dai sindaci della cittadina torinese ai Capi dello Stato, fu possibile solo grazie alla (momentanea) cessazione per una manciata di anni di ogni ostilità.
Era un rudere, l’antica reggia dei Savoia voluta da Carlo Emanuele II e progettata da Amedeo di Castellamonte lungo una via Maestra attraverso il Borgo Antico col cuore nella stupenda piazza dell’Annunziata, quando una sera del ‘96 Walter Veltroni, di passaggio dopo un comizio della campagna elettorale, fu portato a vedere al chiar di luna le maestose rovine dove un ragazzo, Andrea Scaringella, con una pila in mano, gli fece strada tra i calcinacci fino alla Galleria Grande ideata nel 1716 dall’architetto Filippo Juvarra. Era piena di masserizie ma lassù, in alto, sotto la luce della pila, si intravvedeva in ogni caso una magia.
Il tempo (non biblico) di progettare il recupero e rastrellare i finanziamenti e nel ‘99 partivano i lavori. Otto anni dopo, manco il tempo in Italia di costruire un cavalcavia, e quella galleria faceva spalancar la bocca d’incontenibile stupore e orgoglio patriottico: che meraviglia! Uno scrigno prezioso al centro di una reggia bellissima ed enorme, 950.000 metri quadri compresi i Giardini e le pertinenze del Parco, 196.000 di stucchi ed intonaci, 14.800 metri di cornici decorative, dieci ettari di orti e frutteti, una peschiera di 250 metri... Gli spazi ideali per dare vita a una serie di mostre che nel giro di qualche anno non solo avrebbero spinto a risanare e rianimare l’intero centro storico ma avrebbero fatto di Venaria Reale, dopo due secoli di abbandono, uno dei principali poli museali italiani. Sarebbe possibile oggi, con l’aria che tira? No.