la Repubblica, 15 febbraio 2023
L’aeronautica può diventare l’arma segreta di Putin
Nella grande base di Tagarong, la più vicina al Donbass, domenica isatelliti hanno fotografato 7 cacciabombardieri e 37 elicotteri da combattimento russi. A dicembre erano molti di più e la stessa situazione è stata registrata negli altri aeroporti che appoggiano la prima linea: non c’è un aumento delle squadriglie. Allora da cosa nasce l’allarme rilanciato dal Financial Times? Dalla convinzione che nella nuova fase offensiva in Ucraina i generali di Mosca stiano cercando un effetto sorpresa, probabilmente affidato all’aviazione.
Sin dall’inizio dell’invasione gli stormi russi hanno avuto un ruolo marginale, senza incidere sull’esito della guerra. Non hanno mai tentato di conquistare la supremazia dei cieli, ritenuta invece l’elemento fondamentale per qualsiasi campagna della Nato. Ancora oggi, i caccia di Kiev continuano a volare ovunque anche se con un livello di perdite crescente.
Questa latitanza è stata interpretata in vario modo: l’eredità della dottrina sovietica che predilige l’artiglieria ai bombardamenti; la scarsa disponibilità di ordigni di precisione e le carenze nell’addestramento dei piloti. Probabilmente c’era anche un altro fattore: la volontà del Cremlino di tenere in riserva gli armamenti più moderni nell’eventualità di un’escalation con l’Occidente.
Adesso, dopo un anno di disfatte, queste remore sono state superate e al fronte stanno comparendo mezzi d’ultima generazione. Allo stesso tempo, il comando di Mosca sta facendo di tutto per occultare la pianificazione dell’attacco – che la Nato ritiene imminente – in modo da spiazzare la resistenza ucraina. Una delle ipotesi è che per la prima volta voglia impiegare l’aviazione in maniera massiccia. «Sappiamo che gli sono rimaste capacità forti in questo settore – ha dichiarato il segretario della Difesa statunitense, Lloyd Austin – La contraerea ucraina non è sufficiente e continueremo a spingere per potenziarla perché la minaccia è dietro l’angolo. Vogliamo essere sicuri che siano in grado di proteggersi nel caso che la Russia voglia gettare l’aeronautica nel conflitto».
Alcuni segnali di cambiamento sono già stati notati. A febbraio si sono intensificati i raid condotti dai caccia con ordigni teleguidati: hanno distrutto bersagli qualificati, come depositi di munizioni, nelle zone dove si concentrano gli assalti delle truppe russe. Soprattutto dall’autunno sono stati moltiplicati i lanci di missili Krypton che individuano automaticamente i radar ucraini e ne seguono gli impulsi fino a colpirli.
Un’arma che sta mettendo a dura prova la sopravvivenza della contraerea, logorata da dodici mesi di scontri: poche batterie S-300 d’origine sovietica sono ancora in funzione e solo l’avanguardia dei sistemi promessi dall’Occidente è già operativa, tutta intorno alle metropoli. Non c’è traccia dei Patriot e ci vorranno diversi mesi prima dell’arrivo del Samp-T italo-francese.
Se nelle prossime settimane i bombardieri russi dovessero cominciare ad accanirsi sul Donbass o su Zaporizzjia, restando a quote alte, il contrasto sarebbe molto limitato. E Mosca – come ha sottolineato Austin – ha ancora centinaia di Sukhoi pronti a intervenire.