il Fatto Quotidiano, 15 febbraio 2023
Pinault confessa i “trucchi” usati da Gucci per pagare meno imposte
“Quando guardiamo alle statistiche italiane abbiamo la sensazione, per essere molto chiari, che Gucci sia protetta da anni. Non sappiamo come, ma abbiamo meno problemi degli altri, molti meno problemi, e non ne vediamo il motivo. Ci chiediamo: siamo protetti perché compriamo la protezione?”. È il 4 febbraio 2016 quando François-Henri Pinault pronuncia queste parole. Il miliardario francese, amministratore delegato e azionista di maggioranza di Kering, è in riunione con alcuni dei massimi dirigenti della multinazionale, proprietaria di marchi come Gucci, Yves-Saint Laurent, Balenciaga, Bottega Veneta e tanti altri. Pinault ha convocato negli uffici londinesi i suoi tre più fidati collaboratori. Una riunione a porte chiuse per affrontare temi che preoccupano il settimo uomo più ricco di Francia. Mentre parla, di fronte a lui c’è Jean-François Palus, vice amministratore delegato; il direttore finanziario, Jean-Marc Duplaix; il responsabile del settore immobiliare e fiscale, Carmine Rotondaro.
Le perquisizioni negli uffici di Gucci, quelle che porteranno la Procura di Milano a scoperchiare la più grande contestazione fiscale mai avvenuta in Italia (chiusa con il versamento di 1,25 miliardi di euro da parte di Kering), inizieranno quasi due anni dopo questa riunione, a novembre del 2017. Una decina di giorni prima del meeting di Londra, però, è successo qualcosa. L’ong svizzera “Déclaration de Berne” ha pubblicato un rapporto per denunciare il trucco su cui Gucci fa affidamento da anni: usare il Canton Ticino per pagare meno tasse. Il report cita nello specifico il caso della Lgi, filiale svizzera di Gucci registrata nel comune di Cadempino. La stessa cittadina menzionata da Pinault negli audio della riunione di Londra. Eccone un estratto:
Pinault: Per gruppi quotati come il nostro, il senso della storia, lo sappiamo bene a proposito di Cadempino e dell’Italia, è che non possiamo più giocare facendo ottimizzazione fiscale nei paradisi fiscali.
Palus: Ci esploderà in faccia.
Pinault: Per le cose che sono in corso, aspettiamo che le leggi passino e le rispetteremo, non anticipiamo le leggi.
Questi audio, ottenuti dal Fatto e dalla testata francese Mediapart, dimostrano come il numero uno di Kering, mai indagato dalla Procura di Milano per il regime fiscale utilizzato dal gruppo, fosse consapevole almeno dal febbraio 2016 che la svizzera Lgi venisse utilizzata per pagare meno imposte. Secondo i calcoli di Mediapart, a partire dal 1999 il gigante del lusso ha infatti registrato artificialmente i suoi profitti nella società svizzera Lgi. Così facendo ha evitato di pagare 2,5 miliardi di euro di imposte, a scapito di Francia (per i marchi Yves Saint Laurent e Balenciaga) e soprattutto Italia (per Gucci e Bottega Veneta).
Tutto ciò senza considerare il sistema delle finte residenze in Svizzera: uno stratagemma utilizzato da almeno 30 dirigenti di Kering, avviato su input di Pinault in persona, come avevamo svelato un anno fa grazie a una email interna al gruppo. Quel documento provava quanto il miliardario francese fosse consapevole del trucco usato dai suoi manager per non pagare le imposte in Italia. Gli audio scoperti ora dimostrano molto di più: dicono che Pinault sapeva del sistema con cui il suo gruppo ha sottratto miliardi di euro a Italia e Francia.
Nella riunione di Londra, Pinault preferisce usare l’espressione “ottimizzazione fiscale”, ma il suo braccio destro gli ricorda che il gioco è molto pericoloso. “Ci esploderà in faccia”, dice infatti Palus che, oltre a essere il vice amministratore delegato di Kering, all’epoca era anche presidente di Lgi. Nonostante questa consapevolezza, Pinault alla fine ha deciso di continuare a utilizzare la scappatoia svizzera fino a quando non è stato costretto a smettere a causa delle indagini giudiziarie.
Tutto sommato, alla fine a Kering non è andata male. Il gruppo ha infatti beneficiato di transazioni fiscali favorevoli, in Francia come in Italia. Per chiudere i contenziosi la multinazionale ha pagato in tutto 1,6 miliardi di euro: 900 milioni in meno rispetto alle imposte non versate. Inoltre, Pinault non è mai stato indagato né in Francia né in Italia.
Benché registrati nel febbraio del 2016, i file audio della riunioni di Londra sono stati consegnati al Tribunale di Milano solo nel luglio del 2022, quando il contenzioso fiscale era chiuso da tempo. La multinazionale ci ha spiegato che il resoconto della riunione “costituisce uno degli atti depositati da Kering nel fascicolo del procedimento in corso che coinvolge il signor Carmine Rotondaro”, il manager con il quale da anni il gruppo di Pinault ha intrapreso una battaglia giudiziaria ora in sede civile. Pinault e Palus si sono rifiutati di di rispondere alle nostre domande sul regime fiscale usato da Kering: “Sono argomenti sui quali Kering ha già fornito spiegazioni e che sono stati oggetto di procedimenti giudiziari che ora si sono chiusi”. Il gruppo ci ha anche scritto che le citazioni degli audio menzionate nelle nostre domande “sono state alterate ed estrapolate dal contesto, presentando così un quadro dei fatti gravemente distorto e contrario alla realtà”.