Corriere della Sera, 14 febbraio 2023
Cosa sappiamo dei palloni cinesi
A che cosa stanno sparando ormai con cadenza quotidiana gli aerei da caccia della U.S. Air Force nel cielo sopra l’America? Non ha ancora una risposta chiara neanche il Pentagono. Sappiamo solo che tre «oggetti non identificati», senza nazionalità e scopi apparenti, sono stati abbattuti tra venerdì e domenica, dopo il pallone-spia cinese fatto esplodere con un missile il 4 febbraio.
«Gli ultimi tre, li abbiamo chiamati “oggetti” e non palloni per una ragione», ha detto il generale Glen VanHerck, capo del Norad, la difesa aerospaziale americana. Quando una cronista gli ha chiesto se dietro il mistero di questi avvistamenti seriali possano esserci presenze extraterrestri, l’ufficiale ha risposto: «Non escludo niente a questo punto. Lascio il compito alla nostra intelligence e al controspionaggio». E subito, il Consiglio per la sicurezza nazionale ha escluso la possibilità che l’Air Force abbia buttato giù visitatori alieni: «È roba fabbricata su questa nostra terra». Il New York Times ha evocato in un titolo il termine Ufo, che significa «Unidentified flying object». Il National Security Council rassicura che li identificherà e «non ci sono altre tracce di oggetti nel nostro spazio aereo».
Ma perché questa catena improvvisa di avvistamenti? Droni e palloni di vario genere sono utilizzati per ricognizione ormai di routine. Servono a catturare informazioni, disturbare le difese dell’avversario, metterle alla prova. La realtà può essere semplice e banale: il Norad ha ammesso di essere stato preso in contropiede dal pallone-spia cinese, almeno altri quattro erano già passati sui cieli americani, tre ai tempi di Trump e uno all’inizio della presidenza Biden. «Erano stati sottovalutati». Scoperta l’operazione di intelligence («Pechino ha costituito una flotta di palloni», dice la Casa Bianca) il Norad ha riprogrammato i suoi radar per individuare «oggetti molto, molto piccoli e a bassa velocità». Ecco spiegati nuovi avvistamenti. Sta di fatto che sul primo pallone-spia abbattuto il 4 sono state diffuse numerose informazioni; sui tre oggetti distrutti dopo non ci sono ancora dati sul sistema di propulsione e manovra, sull’attrezzatura trasportata. È ipotizzabile che per non rivelare all’avversario (la Cina o anche un’altra potenza) quanto già hanno scoperto, i servizi segreti americani non vogliano dire tutto. E poi, parte dei rottami sono in un lago molto profondo in Michigan o tra i ghiacci dell’Alaska.
Il 10 febbraio è stato centrato un «oggetto volante» sull’Alaska; l’11 uno sul Canada, il 12 uno sul Michigan. Tutti notevolmente più piccoli del primo pallone-spia. Due avevano forma cilindrica, il terzo ottagonale. Quello del 10 non era un pallone, dice il Pentagono; quello dell’11 era cilindrico ma avrebbe potuto essere un tipo di pallone; quello del 12 molto probabilmente non rientrava nella categoria dei «balloon». Alcuni membri del Congresso che hanno ricevuto briefing di intelligence sostengono però che tutti sarebbero stati palloni utilizzati per ricognizione. La Casa Bianca spiega che l’ordine di distruzione degli ultimi tre «oggetti» è stato dato per «abbondanza di precauzione», perché i primi due fluttuavano a 12 mila metri, una quota condivisa dai jet passeggeri e il terzo a 6 mila.
Il mese scorso il Pentagono aveva presentato al Congresso un rapporto dell’intelligence che dal 2021 aveva registrato «366 casi non spiegati», dei quali 163 erano stati in seguito identificati come palloni e 26 come droni. Due «incidenti» erano avvenuti sopra basi militari degli Stati Uniti e secondo gli analisti del Pentagono erano «esempi di tecnologia aerea avanzata, probabilmente sviluppati in Cina».
Dieci giorni dopo la crisi del pallone-spia, Pechino ieri ha sostenuto che dall’anno scorso «palloni d’alta quota degli Stati Uniti hanno sorvolato illegalmente la Cina più di 10 volte». La Casa Bianca ha subito negato: «Affermazione falsa, un tentativo cinese di ridurre il danno della loro operazione». Pechino non ha prove da esibire.
I palloni aerostatici sembravano dinosauri di un’altra era. Ora sembrano strumenti della nuova sfida per lo spionaggio e il controllo del near space, lo «spazio vicino» tra la superficie della terra e l’orbita bassa. Si tratta di una fascia tra i 20 e i 40 chilometri di altezza, sopra le quote raggiunte dagli aerei civili e da quasi tutti i jet militari, ma sotto le orbite dei satelliti. I palloni (e i droni) costano molto meno dei satelliti e a volte colgono «segnali e immagini più dettagliati», dicono gli esperti.
Nel 2019, in tempi «non sospetti», lo scienziato cinese Wu Zhe dichiarò che un «dirigibile» sviluppato in Cina aveva navigato intorno al globo, incluso lo spazio nordamericano a 18 mila metri di quota. Nessuno ci fece caso.