la Repubblica, 14 febbraio 2023
Un telescopio ci farà sentire il battito delle stelle
Per udire i messaggi più oscuri dal lontano universo, bisogna scendere lì dove regna il silenzio più assoluto. Come sotto a un tetto di roccia alto 300 metri, lontano dalle scosse della Terra e della frenesia umana. Questo posto è la Sardegna, a Sos Enattos, nei vuoti sotterranei lasciati dalle miniere di argento, piombo e zinco, giacimenti già sfruttati dagli antichi romani e poi riaperti nel XIX secolo, per essere abbandonati alla fine del ’900. Qui, nel comune di Lula, in provincia di Nuoro, potrebbe prendere posto il rilevatore di onde gravitazionali di terza generazione: l’Einstein telescope (Et).
«Sarebbe un piccolo Cern in Sardegna» secondo l’astrofisica Marica Branchesi. La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha firmato il decreto che istituisce il Comitato tecnico scientifico per la candidatura dell’Italia a ospitarlo. A capo del team di esperti c’è il Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi, ne fanno parte la stessa Branchesi e Fernando Ferroni del Gran Sasso Science institute (Gssi), l’ambasciatore Ettore Sequi, segretario generale del ministero degli Esteri, e Antonio Zoccoli, presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn).
Dal buio della Terra, l’Et avrà il compito di captare l’eco cosmica delle catastrofi più violente, le fusioni tra gli oggetti più densi che esistano, buchi neri e stelle di neutroni, che in un’esplosione di energia riescono a perturbare il tessuto stesso della realtà, lo spaziotempo, increspandolo come fa un sasso in uno stagno. È quello che già fanno gli interferometri Ligo (negli Usa) e Virgo (a Cascina, in provincia di Pisa), che nel 2016 hanno provato l’esistenza delle onde gravitazionali, scoperta che è valsa il Nobel per la Fisica.
L’Et, però, sarà fino a mille volte più sensibile: «Ci spalancherà tutto l’universo – spiega Branchesi – Potremo ascoltare a frequenze molto più basse la fusione di buchi neri nel cosmo primordiale, addirittura in epoche dove i buchi neri erano quelli formati dalle fluttuazioni della densità dell’Universo stesso e non dalle stelle. Potremo anticipare gli eventi anche di ore e ascoltare la danza di due stelle di neutroni che ruotano una attorno all’altra anche per un giorno. E così indicare a tutti i telescopi dove voltarsi per catturarne la luce».
Il progetto prevede di costruire tre tunnel, lunghi ognuno dieci chilometri, lungo i quali correrà un laser che rimbalza su specchi raffreddati a temperature (da – 263° a – 253°), vicine allo zero assoluto, perché a questo livello di sensibilità, anche la vibrazione degli atomi dovuta al calore è un disturbo. Quando un’onda gravitazionale lo attraversa, il rilevatore deve “sentirne” la deformazione secondo grandezze di frazioni di atomo. Il silenzio della Barbagia è quello che gli astrofisici stanno cercando.
C’è un altro progetto, nato al Gssi dell’Aquila, che prevede di installare un rilevatore di onde gravitazionali sulla Luna, dove il silenzio è davvero impareggiabile. Sos Enattos in un certo senso le somiglia, per isolamento e per il suo suolo, pressoché immoto, ma è molto più alla portata: «Si trova nella regione meno sismica di tutta Europa – osserva l’astrofisica del Gssi – attorno non c’è nulla e sotto terra si risolvono i problemi di sensibilità alle frequenze che ci interessano».
L’isolamento di Sos Enattos è dunque il punto di forza ma può essere anche una debolezza. Per realizzare uno strumento di questa importanza bisognerà portare infrastrutture e connessioni, a cominciare da strade e banda larga per internet. Problemi che il sito concorrente, quello di Meuse-Rhine, proposto da Germania, Belgio e Olanda, non ha. Nel Nord Europa però non c’è lo stesso silenzio della Barbagia. La decisione verrà presa entro il 2024, per poter iniziare a costruire l’anno successivo. Per Sos Enattos, il comune di Lula e tutto il Nuorese, in una delle regioni più economicamente depresse d’Europa, significherebbe una svolta. Solo il costo dell’Einstein telescope è di due miliardi di euro.
Si stima un totale di investimenti attorno ai sei miliardi, con la creazione di 36 mila posti di lavoro: «A livello economico si avrà un ritorno incredibile, perché l’Einstein telescope sarà il centro della nuova esplorazione dell’universo – conclude Branchesi – Ci sarà lavoro per le aziende che si occuperanno degli scavi, delle infrastrutture e delle tecnologie da realizzare, gli scienziati si trasferiranno lì con le famiglie. Nascerà una nuova economia». Non a caso, i sindaci del Nuorese di recente si sono schierati contro il progetto di due parchi eolici che dovrebbero sorgere non lontano da qui, e che rischiano di rompere la preziosa quiete.