Corriere della Sera, 13 febbraio 2023
Marco Mengoni parla dopo la vittoria a Sanremo
Marco Mengoni conta le foglie della palma su cui si arrampica il leone del trofeo destinato al vincitore del Festival. «Sono 27, ne darei una a ciascuno degli artisti in gara». Due ore di sonno alle spalle, «oltre 350 messaggi non letti sul telefono», il cantautore riflette sulla sua seconda vittoria dopo quella del 2013 con «L’essenziale».
Ha pianto nel pomeriggio in sala stampa e anche sul palco al momento della proclamazione. Che succede?
«Mi scuso, non ho trattenuto le emozioni. L’emotività è il mio pregio e anche il mio difetto. Non riesco a frenarla. Vorrei essere più professionale e non lasciarmi andare ma sono così. Erano lacrime di gioia che dedico alla donna che mi ha messo al mondo. Ringrazio la vita per avermi fatto superare esperienze forti. Sono momenti bui che però ti forgiano e ti fanno crescere. Sono esperienza di vita privata che non tirerò fuori perché sono delicate e vorrei rimanessero lì».
Perché scusarsi?
«Credo sia una forma di pudore. L’altro giorno l’emozione è salita durante la conferenza e ha interrotto il dialogo e il momento. Le lacrime sono parte della gamma di sentimenti che ogni essere umano prova».
Ha sentito mamma?
«Alle 4 e l’ho redarguita perché non era ancora andata a dormire. Avevo provato a chiamarla due volte prima ma non rispondeva: era a fare festa in piazza a Ronciglione».
Il paesino tutto per lei?
«Erano già carichissimi perché c’erano i festeggiamenti per il carnevale che è una festa molto sentita».
È stato il preferito per tutte e tre le classifiche: sala stampa/radio/web, demoscopica e televoto.
«Che peso... Mi sono sentito come se fossi il primo della classe. Non ho mai amato esserlo a scuola e mi sono sentito a disagio».
Un po’ lo è...
«Ma mi sentirò sempre da meno, mi sento di non meritare. Questo modo di essere mi ha portato sin qui e allora devo restare fedele a questo me stesso per un po’ di anni».
Seconda vittoria: si sente nella storia del Festival?
«È il festival a essere stato consacrato, non io. Ed è accaduto per la vittoria dei messaggi positivi. Ho sentito canzoni che parlavano di fragilità, momenti bui, del fatto che sia normale vivere quei momenti e parlarne».
La canzone parla di confronto fra conscio e inconscio. Domanda marzulliana: la vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?
«I sogni sono parte della vita, è il nostro inconscio che parla, la parte più vera di noi, più sincera».
Al momento della proclamazione ha dedicato la vittoria a «tutte le donne meravigliose che hanno partecipato». Perché?
«Avevano canzoni incredibili. C’erano in gara figure mitologiche e ci sono rimasto molto male vedendo che nella cinquina non ce ne fosse nemmeno una come Madame o Giorgia. Bisogna andare avanti per cambiare le cose in questo Paese. All’estero vedo artiste come Beyoncé e Lizzo prime in classifica che si prendono i loro meriti».
Questo successo la rende più sicuro nell’affrontare gli stadi o più autorevole per mandare messaggi?
«Mi sentivo già “grande” dopo prova degli stadi dell’estate scorsa. Non c’è dubbio che questa vittoria mi porterà ad avere sicurezze in più. Però è servito anche il contrario: fare gli stadi per poi arrivare su questo palco e avere gli strumenti per mettere da parte le ansie e divertirsi. Mi sono sentito come sul palco del mio tour».
Nella cinquina finale c’erano anche tanto soul, gospel, urban, hip hop... quella musica nera con cui lei è cresciuto.
«Va bene che sia più spazio per ogni genere. Tutto fa parte del magico mondo della musica. Anche l’Italia finalmente apprezza quel mondo musicale».
Il presidente ucraino Zelensky ha invitato il vincitore a Kiev...
«Sarebbe bello andarci tutti insieme, più siamo meglio è. Più voci ci sono, prima il messaggio arriva».
Ora c’è l’Eurovision Song Contest a Liverpool.
«Per oggi non c’è spazio per le aspettative: mi voglio godere la vittoria. Mi piace l’idea di conoscere Liverpool, città in cui non sono mai stato. Ma prima ancora devo concentrarmi sulla chiusura del capitolo della trilogia Materia».
I primi due avevano sottotitoli fisici, Terra e Pelle. Al Festival ha parlato di sentimenti e fragilità... sarà etereo il riferimento del terzo?
«Hai quasi ragione... Questo disco concentrerà molti colori. A buon intenditore poche parole».
Lo rifarebbe il Festival?
«Mille volte. Mi sono divertito tantissimo».