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 2023  febbraio 13 Lunedì calendario

La bellezza calpestata dei nostri tombini

Aspettava da almeno due secoli di essere raccontato e anche risarcito per le tante umiliazioni che subisce, ignorato e calpestato e disprezzato al punto che è anche un’ingiuria: «puzzi come un tombino», «chiudi quel tombino di bocca», «sei brutto come un tombino». E invece Alfonso Morone (Tombini d’Italia, Lettera Ventidue) ha scoperto che sono belli i tombini che ci proteggono dall’acqua, ci separano dalle fogne, coprono i fili elettrici, i cavi del telefono, i tubi del gas e le fibre ottiche, ma anche nascondono i buchi della “banda del buco” e custodiscono gli idranti dei pompieri. E respingono gli attacchi dei tanti mostri del sottosuolo, quelli in forma schiumosa che ogni tanto invadono le strade di Acerra, e quelli che diventano orribili solo in superficie e sono invece gli angeli neri «nel cuore della terra», come scriveva il nero Richard Wright (Otto uomini, Racconti edizioni). E intanto solo nella lingua italiana, che è romantica e scaramantica, il coperchio ha un nome che vezzeggia la tomba e rovescia il bisogno dei vivi di difendersi dai morti rimuovendoli.
Tombino è la porticina d’ingresso e d’uscita dalla sepoltura, il piccolo accesso riconoscibile e sicuro che nel francese illuminista èbouche d’egout, l’ingresso della fogna, il contatto del sotto con il sopra, della sporcizia con la pulizia, della puzza con l’odore, del buio con la luce, del nascosto con l’esposto.
Nell’empirismo inglese invece il tombino diventa il foro, hole,attraverso il quale passa l’uomo, man: manhole. E se il tombino è piccolo l’operaio è soltanto una mano che raggiunge rubinetti e taglia fili:handhole. Ma l’uomo che entra non è l’uomo che esce. E infatti nell’Inghilterra vittoriana, che è il luogo e il tempo in cui furono inventati per coprire le carbonaie, di notte come una molla saltava fuori “Jack il Saltatore”, the terror of London, che aggrediva gli amanti.
Resistente a tutto, il tombino ha mille geometrie come i pensieri, e nei giardini esibisce il disegno, in rilievo sulla ghisa, di tante zampette di uccellini, che diventano gocce d’acqua quando raccolgono la pioggia, e superfici di pneumatico dove scorre il traffico. Sono tantissimi i simboli fascisti che la cancel culture non ha mai aggredito e dai tombini uscivano i fascisti nell’iconografia del ’68: «fascisti, carogne, tornate nelle fogne». Al contrario in Russia i tombini della guerra fredda nascondevano gli enormi e spettrali bunker di Stalin. «Mi permetto di dare un consiglio: è ora di scendere nel sottosuolo», ha detto Papa Francesco nell’aprile 2020, nel nome non del Padre ma di Dostoevskij. Indiana Jones ci provò e fu salvato dal tombino: inseguito da migliaia di topi, sbucò all’improvviso tra i tavolini del bar in Campo San Barnaba, a Venezia, che è la sola città del mondo che non ha tombini.