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 2023  febbraio 13 Lunedì calendario

Sulla genesi di "Il partigiano Johnny" di Beppe Fenoglio

Quando Beppe Fenoglio scrisse Il partigiano Johnny? A sessant’anni dalla sua scomparsa, il 18 febbraio 1963, l’enigma filologico si avvia a soluzione. Una lettera ora ritrovata dello scrittore albese a Geno Pampaloni collocherebbe nell’estate 1957 la stesura del “libro grosso”, comprendente, con Il partigiano Johnny, Primavera di bellezza. Si deve a Valter Boggione, docente di Letteratura italiana nell’Università di Torino, autore di uno studio su Fenoglio per Marsilio, La sfortuna in sfavore, e a una sua laureanda, Alessandra Cortese, la scoperta della missiva, che smentisce l’ipotesi di Maria Corti (faceva risalire alla fine degli anni Quaranta la stesura del capolavoro sulla nostra Resistenza). Il “giallo” è dunque risolto? «La storia del Partigiano Johnny non è ancora stata ricostruita appieno, e probabilmente non lo sarà mai, se non interverranno nuove fonti documentarie. La lettera a Pampaloni non risolve i dubbi, ma conferma che la seconda stesura del “libro grosso” si colloca nell’estate-autunno 1957, come già aveva sostenuto quasi subito Corsini, contro Maria Corti e la sua équipe, convinti che in tale data ci fosse stata una semplice revisione della prima stesura». Nella lettera a Pampaloni, Fenoglio lascia intendere di essere a buon punto con il suo lavoro… «A differenza di quanto emerge nella lettera a Calvino del gennaio 1957: “Mi ci vorrà sicuramente un sacco di tempo per averne la [stesura] definitiva”». La lettera a Pampaloni fa luce sui rapporti di Fenoglio con gli editori… «Sì. Riferendosi alla lettera a Calvino del gennaio, qualcuno ha pensato a un Fenoglio spregiudicato, che nel proprio animo già prospetta il tradimento: il passaggio a Garzanti. Lo lascerebbe intendere là dove rivela la visita fattagli ad Alba da “un commendatore, rappresentante d’una grossa casa milanese (Citati per Garzanti, secondo molti, ndr), per tirarmi il rocco, un po’ per celia e un po’ sul serio. Gli risposi gentilmente di no”». E invece? «Oltre il gentile no, Fenoglio conferma la fedeltà a Einaudi nella lettera a Pampaloni: “Sono totalitariamente impegnato nella seconda stesura d’un grosso libro destinato ad Einaudi”». Salvo, nel 1959, pubblicare la prima parte del “grosso libro”, “Primavera di bellezza”, con Garzanti. «Che cosa gli abbia fatto cambiare idea, forse non sapremo mai». Dov’è stata rinvenuta la lettera di Fenoglio a Pampaloni? «Nell’archivio storico Olivetti di Ivrea, in vista di una tesi su La via del Piemonte». Una rivista olivettiana… «Uscì tra il 19 ottobre 1957 e il 7 giugno 1958. Adriano Olivetti la concepì per lanciare la campagna del Movimento di Comunità, elezioni del 1958». Chi collaborava alla rivista? «Scrittori e critici. Non a caso la direzione fu affidata ad un allora giovanissimo Geno Pampaloni, che raccolse intorno a sé il meglio della cultura piemontese (per origine o domicilio), con un’unica limitazione: l’estraneità al Pci». Alcuni nomi? «Tra gli scrittori, Giovanni Arpino, Carlo Fruttero, Giovanni Giudici, Lalla Romano. Tra i critici, Giorgio Bárberi Squarotti, Eugenio Corsini, allievo prediletto di monsignor Pellegrino e amico intimo di Fenoglio, David Invrea, autore di una semisconosciuta, ma acutissima recensione ai Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese, e marito della pittrice Irene, la marchesa da Fenoglio frequentata nell’estremo soggiorno a Bossolasco». E Italo Calvino, ormai uscito dal Pci? «La sua collaborazione è data per imminente, ma non avverrà mai. La netta impostazione anticomunista della rivista gli sarà sembrata eccessiva». Tra gli scrittori, Pampaloni pensava anche a Fenoglio, come emerge dalla lettera agostana. «Fenoglio impegnato nel “grosso libro” invita Pampaloni a rivolgersi all’enologo e poeta Felice Campanello. Incomprensibile che, per ben tre volte, lo chiami Campanella. Ma sull’identificazione del personaggio non vi sono dubbi». Fenoglio dice a Pampaloni di attenderlo ad Alba… «Una visita che farà, rendendone testimonianza nel 1995: “Ho cenato all’Albergo Savona di Alba con Beppe Fenoglio; una cena memorabile, tartufi bianchi a profusione”». Quindi 1957 e non 1948, come ha asserito Franco Ferrarotti, rievocando “una ricca cena”, tra i commensali Pampaloni e Pavese, durante la quale Fenoglio avrebbe rivelato di lavorare intorno al futuro “Partigiano Johnny”. Il che avvalorerebbe l’ipotesi della Corti sulla datazione… «Ma subito Claudio Gorlier e Lorenzo Mondo, in un articolo intitolato Il silenzio degli archivi, avanzarono seri dubbi sull’attendibilità di Ferrarotti: e proprio gli archivi ci permettono adesso di ricostruire come andarono in realtà le cose».