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 2023  febbraio 13 Lunedì calendario

Tutto quello che c’è da sapere sugli agrumi

Il forzuto Ercole, al culmine delle sue celeberrime fatiche, trovò il modo di ingannare gli dèi pur di impossessarsi dei pomi d’oro, custoditi dal drago Ladone nel giardino delle ninfe Esperidi. Questi frutti preziosi, altro non erano che splendidi cedri. E secondo gli studiosi, il popolo errante d’Israele si rifocillò attraversando il deserto mangiando dei cedri, un evento celebrato nel Sukkoth o “festa dei tabernacoli”. E in Oriente, gli agrumi erano talmente rari e preziosi che in Cina, nel III° secolo a.C. era stato creato un Ministero degli Agrumi, il cui unico compito era quello di spedire alla corte dell’Imperatore un carico di arance. I primi occidentali ad avvistarli furono gli esploratori di Alessandro Magno: nei loro dispacci scrissero che nell’antica Persia, vi erano alberi profumati e capaci di fiorire più volte. La meraviglia del conquistatore fu tale che li fece giungere in Grecia. E da lì, a Roma, destinati a cambiare l’aspetto del Belpaese. A riscrivere la storia del mondo.L’OPERANo, non è una provocazione. Lo si evince dalle belle pagine firmate da Giuseppe Barbera, agronomo e intellettuale palermitano (classe ’48) che firma Agrumi. Una storia del mondo (Il Saggiatore), da oggi in libreria. Colorati, profumati e geneticamente predisposti a dare in contemporanea fiori e frutti, gli agrumi sono un dono del cielo, una delizia per la vista, una fonte di nutrimento e nel corso del tempo hanno permesso la nascita di veri e propri imperi commerciali, curando i corpi guasti dei marinai e ispirando gli artisti con la perfezione delle loro forme.PARADISODel resto, sappiamo che Jean Jacques Rousseau amasse scrivere cullato dagli effluvi delle zagare e che il pensatore Ernst Jünger, passeggiando fra una distesa di arance e limoni, si sentiva immerso nei giardini del paradiso. Barbera – già professore di Colture arboree presso l’università di Palermo, per conto del Fai ha curato il recupero del giardino pantesco di Donnafugata firma il prologo di questo volume in una casa palermitana che, un tempo, era circondata da alberi di mandarino ma oggi è assediata dal cemento. Così, lo studioso si muove fra citazioni di scrittori e notevolissimi riferimenti nell’iconografia artistica, firmando un controcanto della civiltà umana, l’elogio della natura contro la violenza dell’uomo, celebrando la bellezza degli agrumi, tripudio di colore che ammaliò anche Omero che mise dei limoni nel giardino di Alcinoo, lì dove «mai il frutto vien meno o finisce, inverno o estate, per tutto l’anno: ma sempre il soffio di Zefiro altri fa nascere e altri matura». E che dire dell’arancio dolce? Alla fine del Quattrocento, i portoghesi ebbero il merito di importarlo e in un atto notarile del 9 agosto 1487, a Palermo, si riferisce all’arangiis dulcibus, che crescevano rigogliosi nella proprieta di Fredericus de Abatellis, capitano generale della marina. E se ben presto, i giardini andalusi e quelli siciliani avevano copiato e fatto proprio lo stile dei persiani, divenendo un tripudio di colori paradisiaci – mescolando il giallo, il rosso e l’arancio – solo dalla fine del Settecento, dal cuore del Mediterraneo, iniziarono a partire bastimenti di agrumi, destinati al mercato internazionale, giungendo sino in America. Merito della navigazione a vapore e della scoperta che lo scorbuto poteva essere sconfitto dai prodigi della Vitamina C. E finalmente, nel 1810 giungeva nell’area mediterranea anche il mandarino, «una delle «specie ancestrali che insieme al pomelo e al cedro, avrebbero dato origine alla loro multiforme biodiversita degli agrumi».ALTO RANGOBarbera racconta che il nome del mandarino deriverebbe «dall’hindi mantri, cioè «consigliere», perché i frutti erano ritenuti i migliori, paragonabili ai funzionari imperiali cinesi di piu alto rango che vestivano sete dello stesso ineguagliabile color arancione». Cambia il mondo e cambiano i costumi e così mentre esplodeva il mito dei Beatles, il mandarino si ancorò saldamente «nell’immaginario, formando lo psichedelico paesaggio di Lucy in the Sky with Diamonds: «Picture yourself in a boat on a river /With tangerine trees and marmalade skies» ovvero “in barca su un fiume, tra alberi di tangerini” (come gli inglesi chiamano i mandarini a buccia rosso-arancia che provenivano dal Marocco).