Il Messaggero, 13 febbraio 2023
Chef contro influencer
ROMA Vacanze da sogno e cene stellate. Tutto al prezzo di uno o più post, con la promessa di raggiungere un ampio pubblico di internauti. A dettare le nuove regole della promozione di ristoranti e alberghi, sempre più spesso, sono gli influencer. Il meccanismo è semplice: in cambio dell’ospitalità gratuita in hotel, ristorante, Spa o simili, l’influencer pubblica post o storie, con giudizi positivi sulle sue pagine social. Insomma, uno “scambio” tra un bene reale e uno virtuale, che potrebbe però il condizionale è d’obbligo tradursi in ulteriori clienti per la struttura. Quella che prima sembrava l’eccezione di pochi con migliaia di follower, oggi, pare essere meccanismo diffuso, difficile da scardinare. C’è però chi dice no.LA DENUNCIAL’ultimo, in ordine di tempo, è stato lo chef stellato Lele Usai, che ha deciso di non ospitare una influencer nel suo ristorante Il Tino a Fiumicino e di raccontare – e denunciare – il fenomeno sui social. Lo chef ha pubblicato la richiesta ricevuta: «Sono una blogger professionista, fondatrice dell’unica community al femminile in Italia di blogger di viaggio», si legge nella mail, in cui si chiede il pranzo gratis per un «gruppo previsto di 5-7 blogger (numero preciso da confermare)», in cambio di web-promozione. Netta la risposta: «Se vorrete venire presso uno dei nostri ristoranti ne saremo lieti, ma sia chiaro, pagherete il conto come tutti i nostri ospiti». Non un semplice “no”, ma una lezione: «Questo vi consentirà anche di essere liberi quando racconterete sui vostri canali l’esperienza fatta da noi. Si chiama onestà intellettuale senza conflitti d’interessi». Il post è diventato virale, animando il dibattito e rivelando che la pratica è più diffusa di quanto si pensi. Il problema non è solo italiano. La scorsa estate, a dire basta all’ospitalità gratuita agli influencer è stato lo chef messicano Edgar Nunez, definendoli «scrocconi internazionali». E anche lì, un diluvio di polemiche. Tra i tanti che hanno preso parte al dibattito, Francesco Facchinetti: «Questa moda allucinante degli influencer o dei personaggi famosi che vanno in giro a scrocco deve finire, basta», aveva detto su TikTok. Prima ancora ad accendere il dibattito internazionale era stato il “caso” di Elle Darby, influencer cui l’ospitalità gratuita era stata rifiutata da Paul Stenson, albergatore di Dublino, che le aveva risposto – pubblicando tutto sui social – «Dovrei forse dire al mio staff che invece di essere pagato avrà visibilità nei tuoi video?» Data la viralità del post, poi le aveva presentato ironicamente il “conto” per la pubblicità ottenuta. Dunque, il problema c’è, si vede, ma pochi ne parlano. Sì, perché, dire «no» può costare ben più dell’ospitalità stessa. C’è chi, infatti, non esita ad attaccare le strutture giudicate poco “generose”.L’ACCORDO«Il rapporto con gli influencer esiste e, per alcuni ristoratori può essere utile dice lo chef Alessandro Circiello, portavoce Federcuochi A chi, poco noto, apre un’attività può essere utile vederla promossa da chi ha molti contatti, lo è meno per gli stellati che hanno un pubblico preciso. Dove l’accordo è chiaro, non c’è problema. Diverso è se dietro la proposta c’è l’implicito ricatto di una recensione negativa in caso di rifiuto». Nel dubbio, molti preferiscono accettare e, sul tema, quasi tutti optano per il silenzio. La questione non riguarda solo i ristoranti, ma anche il mondo del turismo. E, attenzione, capito il “meccanismo”, il fenomeno è andato ben al di là degli influencer. «In alcuni alberghi, ci sono clienti, per lo più stranieri, che, al momento di pagare il conto, chiedono uno sconto consistente, minacciando recensioni negative online alla struttura in caso di rifiuto afferma il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca non sono influencer, ma semplici turisti. Una recensione negativa si bilancia solo con molti giudizi positivi. Se un albergo è grande e ha grande seguito online, la questione è pressoché irrilevante, ma se è piccolo o aperto da poco, il danno può essere considerevole».