il Fatto Quotidiano, 13 febbraio 2023
Tribunali chiusi per freddo
“Se lei viene in questi giorni, le udienze si fanno col cappotto. D’estate invece c’è un caldo insopportabile. Il personale si porta le stufette da casa, si sovraccarica l’impianto e spesso salta tutto il sistema”. La descrizione del procuratore di Palmi Emanuele Crescenti è l’immagine plastica della giustizia in Calabria. Il 7 febbraio, a Castrovillari, il presidente del tribunale Massimo Lento ha deciso di sospendere le udienze per 10 giorni. A causa del freddo. S’aggiunge poi la carenza di organico che in Corte d’Appello a Reggio Calabria, per esempio, tocca scoperture del 51%.
A Catanzaro la Procura s’è da poco trasferita nell’ex ospedale militare ristrutturato, ma la Corte d’Appello fa ancora i conti con l’ultimo piano dell’ufficio, che è inagibile. A Reggio Calabria, dalla finestra dell’ufficio della presidente del Tribunale Maria Grazia Arena, si vede il nuovo palazzo di giustizia: la prima pietra è stata posata quasi 20 anni fa. L’opera non è stata mai completata. Nel 2021 la presidente l’aveva definita “il simbolo del fallimento dello Stato in terra di mafia”. E il fallimento resta ancora tale.
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“Siamo allocati al Cedir – spiega Arena – che è un palazzo di proprietà del Comune, non progettato per essere un ufficio giudiziario. Abbiamo più magistrati che aule, eppure al dibattimento celebriamo 110 udienze al mese, facendo i salti mortali. Dividiamo l’aula bunker con la Corte d’Appello”. Anche a Catania, in Sicilia, si aspetta da vent’anni: “Il plesso di Viale Africa è stato acquistato vent’anni fa dal Comune di Catania, con somme della Cassa depositi e prestiti, per essere specificamente destinato a sede degli uffici giudiziari catanesi”, spiega Filippo Pennisi, presidente Corte d’appello di Catania, nell’ultima relazione sull’anno giudiziario. Che fine ha fatto? “Lasciato privo della necessaria ristrutturazione, rimasto inutilizzato nel tempo e, più di recente, a seguito di nuove verifiche tecniche, che ne hanno escluso la riconvertibilità, demolito per realizzarvi un nuovo organismo edilizio ‘dedicato’”. Se tutto va bene, sarà consegnato nel 2024. A Catania sono aumentati i vuoti d’organico del personale di magistratura con scoperture che si attestano mediamente sul 9,12% per gli uffici giudicanti e sul 13,54% per gli uffici requirenti. Numeri che mettono “grande preoccupazione in un distretto caratterizzato dalla persistente presenza di numerose e agguerrite organizzazioni mafiose e dal tuttora presente fenomeno della tratta dei migranti dalle coste nordafricane e mediorientali”. Passiamo a Palermo. Il presidente della Corte d’appello Matteo Frasca può essere orgoglioso dei risultati raggiunti: “Grazie allo straordinario impegno dei magistrati e del personale amministrativo, si è realizzato un progresso di grande importanza sotto il profilo della ragionevole durata del processo penale”. Però annota: “Tale progresso è ancor più significativo se si considera che, in continuità con il recente passato, il periodo in esame è stato interessato da rilevanti scoperture d’organico nel settore penale che hanno superato la soglia del 12%. Nell’ufficio Gip – Gup, per esempio, la scopertura raggiunge il 27 per cento con 7 posti scoperti su un organico complessivo di 26 giudici.
In Basilicata i fascicoli di indagine sono aumentati. Il personale no. La lotta alla criminalità (organizzata e non) sta dando grandi risultati, ma con pochi magistrati, pochissimi amministrativi e la metà delle intercettazioni rispetto agli anni precedenti. Il Procuratore Generale di Potenza Armando D’Alterio nella sua relazione spiega che “tutti gli uffici requirenti del Distretto presentano scoperture di organico amministrativo, alle quali il Personale in servizio supplisce con grande impegno”. La Procura di Potenza presenta una vacanza di tre sostituti procuratori su 13. A Lagonegro, che in teoria conta 3 pm su 4, nei fatti, per gran parte dell’anno, ce n’è stato solo uno. Eppure a Lagonegro secondo la Dia il quadro criminale è “allarmante” poiché “la criminalità autoctona si sarebbe sostanzialmente ritirata cedendo il passo al clan ’ndranghetista dei Muto di Cetraro in provincia di Cosenza”. Nel lagonegrese c’è solo una caserma dei carabinieri e neanche un commissariato di Polizia. I soggetti indagati dalla Dda di Potenza sono cresciuti dai 782 del 2017 agli attuali 1766. E le intercettazioni? I pm lucani in un anno se le sono tagliate da soli. Anzi dimezzate. I procedimenti con intercettazioni sono passate da 124 a 60 con circa 900mila euro di risparmio su 2,8 milioni. Eppure sono arrivate condanne per i clan Schettino, Martorano-Stefanutti, Riviezzi. Organizzazioni in contatto con le grandi mafie che le ritengono interlocutori affidabili.
Passiamo a Foggia, una terra in cui nemmeno i magistrati hanno voglia di andare. Lo racconta il procuratore Ludovico Vaccaro spiegando come, in una provincia più grande della Liguria, dove agiscono i feroci clan della mafia foggiana (il “nemico numero uno dello Stato” disse l’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho) mancavano ben 8 magistrati. Un dato ridotto solo nell’ultimo periodo, ma che deve fare i conti con il carico di lavoro arrivato dopo la chiusura degli uffici giudiziari minori. E i posti messi a bando dal Csm? Vanno spesso deserti.