Anteprima, 30 gennaio 2023
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Biografia di Maria Luisa Sini
Maria Luisa Sini (1928-2023). Nipote di Cesare Pavese. «Era la figlia della sorella Maria e del cognato Guglielmo, e dal 1930 ha vissuto in via Lamarmora 35, a Torino, insieme a Cesare Pavese, e a suo papà, sua mamma e sua sorella. In questo appartamento condiviso con la famiglia, Pavese scriveva, faceva traduzioni e dava lezioni private, prima del lavoro all’Einaudi. “Ma il periodo in cui io e mio zio siamo stati più uniti - ha raccontato Maria Luisa Sini nel 2021 in un’intervista della Fondazione Cesare Pavese - è stato durante lo sfollamento nella Seconda Guerra Mondiale a Serralunga di Crea. È qui che i contadini gli raccontavano della luna, della campagna e dei raccolti. All’inizio del 1950, invece, ricordo che mi aveva chiesto di accompagnarlo a Santo Stefano Belbo, dove voleva passare un po’ di giorni”. Maria Luisa Sini si è laureata in lettere, ha insegnato per qualche anno alla scuola Sant’Anna di corso Re Umberto, e poi si è sposata con il chimico Andrea Cossa. Ha avuto due figli, Maurizio e Lauretta. Dopo un periodo a Savona la famiglia si è trasferita in corso Peschiera. “A quell’epoca il quartiere sembrava una piccola Shanghai” ha detto in un’intervista a Repubblica. “A me proprio non piaceva. Poi, quando è mancato mio padre, siamo andati in un appartamento alla Crocetta”. In questa intervista ha raccontato di avere visto Pavese per l’ultima volta proprio il giorno del suicidio, il 27 agosto 1950, quando a soli 42 anni si tolse la vita nella stanza 346 dell’hotel Roma. “Eravamo a tavola, a mezzogiorno, io, mia sorella Cesarina e mia madre. Stavamo mangiando un piatto di penne al pomodoro. Era cordiale ma taciturno, come sempre”. Poi ha detto di avere un grande rimpianto legato allo zio: la possibilità di prevenire, forse, il suo suicidio. “Qualche giorno prima che morisse, era venuto un forte temporale, si era spalancata la finestra della sua camera e il vento aveva scompigliato i libri, i fogli che erano sul suo tavolo, compreso il diario che stava scrivendo. Io e mia sorella siamo entrate nella stanza e abbiamo raccolto i fogli che erano sparsi sul pavimento ma ovviamente non abbiamo letto nulla. Ci era vietato da mia mamma per rispettare la sua privacy. Insomma, proprio su quelle pagine raccontava ciò che avrebbe poi fatto di lì a poco. Ah, quando ci ripenso! Chissà, saremmo potute intervenire in qualche modo”» [Insalaco, Sta]. Morta sabato. Aveva 94 anni.