3 gennaio 2023
Tags : Gilberto Pichetto Fratin
Biografia di Gilberto Pichetto Fratin
Gilberto Pichetto Fratin, nato a Veglio (Biella) il 4 gennaio 1954 (69 anni). Politico (Forza Italia; già Popolo della libertà e Partito repubblicano italiano). Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (dal 22 ottobre 2022); già viceministro dello Sviluppo economico (2021-2022). Deputato (dal 13 ottobre 2022); già senatore (2008-2013; 2018-2022). Già vicepresidente (2013-2014) e assessore (1997-2005; 2013-2014) della Regione Piemonte. Commercialista. «Io speriamo che me la cavo» (Pichetto Fratin su Facebook, poco dopo aver prestato giuramento da ministro) • A otto anni rimase orfano di padre. «Ci sono uomini che a volte si rompono senza preavviso. Iniziano a stringere più forte la cintura perché i pantaloni cadono. Significa che stanno perdendo peso, che piangono quando la moglie esce di casa e che non mangiano. Si nutrono. Quando accadde, e accadde, Gilberto fece tutto per bene. Rimboccò il lenzuolo. Terse il volto. Uscì di casa. Andò a chiamare la madre. Stava lavorando. Lo ha cresciuto in pratica il nonno. Era figlio unico. Prese il posto del babbo in fabbrica: “Puoi venire tu al suo posto”. Per andare a scuola, Pichetto oltrepassava i torrenti. Si metteva in spalla la bicicletta. Quando arrivava in classe aveva sempre i piedi inzuppati. È nato a Veglio, vicino alla Valle di Mosso, una valle che nel 1968 venne sconvolta da un’alluvione. Per tre mesi restarono tutti fuori casa. Anche Pichetto. È quella parte di Piemonte risaia. Le famiglie sono liberali, anticomuniste. Sul comodino tengono ancora il libro di François Furet Il passato di un’illusione. Pichetto si è diplomato geometra, laureato in Economia e Commercio da studente lavoratore, e prima di aprire il suo studio da commercialista, a Biella, aveva lavorato, e tanto, in un altro» (Carmelo Caruso) • «Dopo la laurea in Economia, per qualche anno ha insegnato ragioneria in un istituto tecnico biellese. Ha esordito in politica, ventenne, come consigliere comunale per il Partito repubblicano nella minuscola Gifflenga» (Chiara Brusini). «Ricorda un suo caro amico di Biella: “Pichetto è stato militante del Partito repubblicano. È cresciuto politicamente con il senatore Giuseppe Barbera, medico, eletto con il Partito socialdemocratico”. […] Ha avuto un passaggio pure in Alleanza democratica, anni Novanta. Era la capanna degli italiani con il loden: Giuseppe Ayala, Pietro Scoppola, Giorgio Ruffolo. In Fi c’è dalla fondazione» (Caruso) • Dopo aver ricoperto, dal 1985 al 1994, la carica di vicesindaco di Biella, «è stato assessore regionale piemontese al Bilancio e all’Industria sotto le presidenze di Enzo Ghigo. Fece benissimo, lo dicono tutti, e senza tirare a campare: e infatti nei mesi bui degli omicidi brigatisti di Massimo D’Antona e Marco Biagi gli fu destinata una scorta. Insomma, gli sono bastati pochi anni per farsi apprezzare anche a Roma» (Mattia Feltri) • Approdato in Parlamento nel 2008, «si è meritato la fama nel luglio del 2011 come relatore della legge finanziaria. Nello stesso anno presentò con i senatori Paolo Tancredi e Cosimo Latronico un pacchetto di norme di sanatoria fiscale. Nello stesso pacchetto Tancredi provò a inserire anche il condono edilizio. Venne stralciato. […] Più fortunato è stato senza dubbio il sodalizio tra Pichetto e la senatrice Cinzia Bonfrisco. Erano un po’ come Messi e Di María, i goleador dell’emendamento. A loro si deve l’emendamento “poker live”, che ha permesso l’apertura di oltre 1.000 sale da gioco. Nel 2019, di emendamenti, il solo Pichetto riuscì a depositarne 500. Al Corriere, all’eccezionale Lorenzo Salvia, spiegò la filosofia: “Mai dire mai. Anche se l’emendamento non passa, segna un tema, apre un dibattito. Magari passa la volta dopo”» (Caruso). Nel frattempo, «nel 2013 la prima beffa: l’allora segretario nazionale del partito Angelino Alfano, candidato ed eletto in più collegi, opta per il seggio piemontese e glielo sottrae. Il governatore Roberto Cota lo richiama in Regione come assessore al Bilancio e vicepresidente. L’anno dopo arriva un altro schiaffo: gli offrono di correre per la presidenza come candidato del centrodestra, ma Fratelli d’Italia si sfila e sostiene Guido Crosetto. […] Alla fine, come si sa, vince Sergio Chiamparino» (Brusini). «Rieletto al Senato, nel 2020 Pichetto viene scelto come responsabile nazionale del dipartimento Finanze e Bilancio di Forza Italia. Alla nascita del governo Draghi arriva la nomina a viceministro. Ha anche la delega alla concorrenza e segue passo passo la tormentata partita del disegno di legge su cui la ex maggioranza si è più volte spaccata. Lui si fa portavoce del partito della responsabilità: quella riforma è uno dei capisaldi del Pnrr, va mandata in porto a ogni costo. Firma l’emendamento di compromesso sulle concessioni balneari che a fine maggio consente di superare un lungo stallo e festeggia il “punto di equilibrio tra posizioni anche decisamente contrapposte”. Anche sul fisco, da commercialista, sceglie il registro della cautela: sta in un partito che tifa per la flat tax al 23% per tutti, ma quando siede al tavolo sulla riforma fiscale con l’ex ministro Daniele Franco e i delegati degli altri partiti spiega che l’unica prospettiva realistica è quella di “un taglio delle aliquote e la cancellazione dell’Irap in una proiezione ventennale-trentennale” e auspica come massima ambizione l’arrivo a tre aliquote (contentino: quella del 23%, applicata ai redditi da 25 mila a 65 mila euro, sarebbe “una sorta di flat tax per la classe media”)» (Brusini) • «Nel 2022, durante lo psicodramma della compilazione delle liste azzurre, trova un collegio malcerto alla Camera. Batte la provincia torinese palmo a palmo e la spunta. […] La sua ascesa nel toto-ministri ha colto di sorpresa perfino le truppe degli eletti azzurri» (Lorenzo De Cicco). «Per qualche istante Pichetto Fratin è stato ministro della Pubblica amministrazione. Dopo aver accettato l’incarico di formare il nuovo governo, infatti, la presidente del Consiglio incaricata legge una lista dei componenti dell’esecutivo in cui il ministro dell’Ambiente è Paolo Zangrillo, mentre Pichetto Fratin è indicato alla Pubblica amministrazione. Pichetto Fratin pubblica su Instagram un post in cui si presenta come “ministro della Pubblica amministrazione”: “Con voce ferma al lavoro per il futuro dell’Italia”, il testo di commento. Arriva poi una nota dell’ufficio stampa di Giorgia Meloni, con la correzione» (Daniele Di Stefano). «Per venti minuti (“scusateci, c’è stato un errore nella lista”) Gilberto Pichetto Fratin […] è stato l’erede di Renato Brunetta, ministro della Pa. Venti minuti dopo lo era di Roberto Cingolani, uno di cui dicono che sia un mezzo genio, ministro della Sicurezza energetica. […] A Cingolani, che anche Draghi riteneva una specie di Enrico Fermi, ha chiesto: “Mi puoi dare una mano? Resti?”. Pichetto è ministro dell’Ambiente, e dunque deve tenere conto delle richieste degli ambientalisti. Ma è anche ministro della Sicurezza energetica e deve raggiungere la “sovranità”, termine che piace alla Meloni, contro gli ambientalisti» (Caruso). «Il nome del ministero cambia: sparisce la transizione ecologica cara a Beppe Grillo, sostituita da un più tradizionale “ambiente e sicurezza energetica”, che richiama l’emergenza di questi mesi. Ma con il nuovo governo la posizione italiana sul tema non si sposterà di una virgola. Perché il nuovo ministro Gilberto Pichetto Fratin, pur assai più diplomatico rispetto al predecessore Roberto Cingolani, su passaggio all’auto elettrica, nucleare, estrazione di gas dai giacimenti nazionali e messa al bando della plastica monouso ha idee perfettamente sovrapponibili a quelle del fisico ed ex manager di Leonardo. Con cui del resto il commercialista piemontese […] ha condiviso nei 20 mesi da viceministro allo Sviluppo dell’esecutivo Draghi battaglie come quella per ammorbidire il previsto stop europeo entro il 2035 alla vendita di nuove macchine a benzina e diesel. Un dossier che ha seguito da vicino nelle vesti di vice di Giancarlo Giorgetti con delega alle politiche industriali e soprattutto di coordinatore del tavolo automotive. Di certo, insomma, conosce l’argomento meglio della pubblica amministrazione» (Brusini) • Il 24 ottobre 2022 a Lussemburgo, al vertice dei ministri dell’Energia dell’Unione europea, «ecco l’esordio ufficiale. A parte l’evidente commissariamento da parte di Cingolani, le dichiarazioni pubbliche del ministro sono un capitombolo continuo. “Oggi lavoriamo a seguito del Consiglio d’Europa…”. Peccato che il Consiglio d’Europa non abbia proprio nulla a che vedere con il Consiglio europeo. Primo sopracciglio alzato. Per non farsi mancare nulla, poi, spiega che, oltre a individuare un “corridoio” per il prezzo, l’altra decisione riguarda “il Meccanismo tecnico di misura del sistema gas, per superare il Tte”. Occhi sbarrati, nella delegazione italiana e non solo. Probabilmente il riferimento è al Ttf, il mercato del gas di Amsterdam, da cui dipende la quotazione e non la misura. Terrore sulla faccia dei diplomatici spediti – come sempre – dalla rappresentanza italiana presso l’Ue per assistere i ministri. Uno sguardo rimasto anche alla fine del Consiglio, quando il ministro torna a dichiarare. Una frase, e poi è letteralmente portato via con la consueta scusa “Si è fatto tardi”. “Ottimista? L’ottimismo è uno stato d’animo…”, e via verso l’uscita. Tanto che l’ufficio stampa ministeriale poco dopo ha dovuto diramare un comunicato per esprimere compiutamente la posizione: “La nostra priorità resta l’emergenza prezzi”» (Claudio Tito). «Dopo la tragedia di Ischia, un’uscita […] ha fatto infuriare Giorgia Meloni: “Io metterei quei sindaci in galera”. Si riferiva ai sindaci che permettono gli abusi. Gli è venuta male, tanto da precisare: “Il mio discorso era più ampio”» (Caruso) • «Dopo Giuseppe Pella, che fu anche a capo del governo, e dopo Lucia Azzolina, Gilberto Pichetto è il terzo ministro espresso dal Biellese nella storia del dopoguerra italiano» (Giampiero Canneddu) • Sposato con Renza Varalda, tre figli: Marco, Annalisa e Davide. «Alla Camera una volta ha dichiarato: “Amo solo due signore. La mia e la Vecchia, la Juventus”» (Caruso) • «Il film che si rivede è I magnifici sette, la canzone che riascolta è Rimmel. […] Il suo libro preferito […] è di Indro Montanelli. Titolo: Se non mi capite, l’imbecille sono io» (Caruso) • «Ha tre oche» (Caruso) • «Sgobbone, uomo dei conti» (De Cicco). «Cota, ex governatore leghista, […] di lui dice: “Gilberto, grande lavoratore. Stava sempre nel suo ufficio”. […] L’unico vizio, si può chiamare vizio?, che Pichetto si concede è l’aperitivo del sabato con i vecchi amici. Il caffè sempre allo stesso posto, il bar all’angolo di Biella. Pochi metri dopo è già autostrada» (Caruso) • «I giornalisti e i suoi colleghi gli vogliono mettere le orecchie d’asino. Lo chiamano “Pichettinelli”, come Danilo Toninelli, l’ex ministro citrullo dei 5s, ma Pichetto è in realtà il Mozziconi di Luigi Malerba (Quodlibet), il piccolo vagabondo solitario che si era scelto un cane per amico perché solo lui “lo ascoltava e non rideva”. […] Non è Toninelli, ma tutt’al più un “sincero pasticcione con il sorriso”» (Caruso) • «Nella vecchia Forza Italia e poi nel Pdl fu molto vicino a Paolo Romani. Ora dentro al partito è considerato tendenza Tajani, più che Licia Ronzulli. Forse per questo a Meloni non dispiace. Frequenta anche qualche cena nella reggia di Arcore. Memorabile un siparietto con Berlusconi, che nel febbraio scorso regalò a tutti gli invitati una spazzola. E lui, sprovvisto di folta chioma, alzò il sopracciglio: “Ma io, presidente…”. Fulminante la replica del Cavaliere: “Va benissimo anche per i massaggi”» (De Cicco). «È in questo partito dal 1994, ma Berlusconi, e non è certo una colpa, non ha mai avuto modo di conoscerlo davvero. Quando il non ancora ministro ha cominciato a frequentare le stanze reali, Berlusconi, di fronte a tutti, chiese: “E lui chi è?”. E in coro: “Presidente, ma è Pichetto, il segretario di Forza Italia in Piemonte, nostro assessore regionale, vicepresidente del Piemonte con Roberto Cota, senatore, deputato”. Berlusconi: “Ah, giusto”. Si è ripetuta un’altra volta in Parlamento. Berlusconi: “Ma questo da quanto tempo sta con noi?”. E Pichetto: “Da trent’anni, presidente. Trenta”» (Caruso) • «Criticatemi su tutto, ma non sulla mia Juventus. La fede è fede».