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 2023  gennaio 24 Martedì calendario

Biografia di Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj

Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, nato a Kryvyj Rih il 25 gennaio 1978 (45 anni). Avvocato, comico, sceneggiatore, regista, produttore, star della tv, voce dell’orsetto “Paddington”, vincitore della prima edizione di Ballando con le stelle e sesto presidente dell’Ucraina: «Un presidente venuto dal Cabaret» (copyright Giuliano Ferrara) costretto a diventare presidente di guerra.
Titoli di testa «Non siamo stati noi a iniziare la guerra, ma saremo noi a finirla»
Vita Nato a Kryvyi Rih, nell’oblast’ di Dnipropetrovs’k, terra di pogrom, appartiene proprio alla minoranza russofona che Putin usa per disintegrare il «Paese inventato». Di famiglia ebraica, il padre Oleksandr e la madre Rymma sono ingegneri. Il nonno Semyon servì nell’Armata Rossa durante la Seconda guerra mondiale e tre parenti morirono nell’Olocausto, a proposito dell’accusa di essere neonazista [Mastrolilli, Rep] • «Il fatto che io sia ebreo arriva in ventesima posizione nella lunga lista dei miei misfatti» [a Bernard Henry-Lévy, Sta 2019] • Quando è molto piccolo la famiglia si trasferisce per quattro anni in Mongolia, nella città di Erdenet, il padre viene mandato lì a costruire un impianto di estrazione e lavorazione. Volodymyr, per tutti Vova, si fa molti amici, ma dopo la prima elementare torna con la mamma a Kryvyy Rih. Il padre resterà in Mongolia ancora diversi anni • Frequenta la scuola numero 95, che offre uno studio approfondito dell’inglese. Anche il quartiere in cui vive la famiglia Zelens’kyj è il n. 95, che in città è chiamato “il formicaio”. Volodymyr si diploma nel 1995 e nello stesso anno si iscrive alla facoltà di Legge • È così che il numero 95 si è rivelato il suo numero magico • «Tutti gli insegnanti, senza eccezioni, parlavano di Volodymyr come di un bambino diligente e intelligente che aspirava al palcoscenico, tanto all’interno di un coro, quanto all’interno di una squadra di ballo, così come nel gruppo scolastico del Kvn» [Zelensky di Sergii Rudenko, Nutrimenti, d’ora in poi Z.] • «Fin da piccolo, aveva una voce di basso che gli impediva di cantare certe canzoni, ma che lo distingueva da centinaia di studenti. Alle medie, a Volodymyr furono affibbiati due soprannomi: Hammer, che a quel tempo era una specie di cantante, e Zeleny» [Z.] • Il padre, che nel frattempo è tornato in Ucraina, punta sulla matematica ma suo figlio predilige le materie umanistiche. Ricorda Zelens’kyj: «Abbiamo avuto un giorno di lutto per un quattro in matematica. Ma quello non era ancora un vero e proprio funerale: i funerali erano per i tre» [Z.] • A 16 anni riceve una borsa di studio per studiare gratuitamente in Israele. Il padre, ormai docente di informatica, si oppone • In famiglia si parla il russo ma lui si esprime fluentemente anche in ucraino e in inglese • Nel 1995 si iscrive all’università nazionale di Economia di Kiev, dove insegna suo padre e nel 2000 si laurea in Legge, laurea che però non sfrutterà mai: prima ancora di terminare le superiori, aveva partecipato al programma comico Kvn con un gruppo di amici che in seguito diventeranno, insieme a lui, i fondatori della società di produzione televisiva Kvartal95 e conquisteranno il successo prima nel mondo dello spettacolo, poi in politica • Nel 2003 Zelens’kyj sposa, dopo otto anni di fidanzamento, Olena Kijasko. I due erano compagni di scuola, ma all’epoca non si frequentavano. Solo dopo la fine del liceo si ritrovano e iniziano una relazione culminata nel matrimonio e nella nascita di due figli, Oleksandra, 18 anni, e Kyrylo, 9 anni. Olena Kijaško, laureata in architettura, è stata per anni autrice degli sketch del marito • Dal 2003 con Kvartal95 inizia a produrre show per il canale ucraino 1+1, per poi passare al canale Inter dal 2005 • Nel 2006 ha trionfato a Ballando con le stelle. Nello show ha vestito i panni di un invasato Elvis Presley, quelli dell’ispettore Clouseau, di un tanghéro, di un marinaio che balla il valzer e infine si trasforma anche in uno Charlot al ritmo del cha cha cha [Fatto] • Dal 2008 recita in numerosi film come Love in the Big City e 8 First Dates, nel 2014 dà la voce ucraina all’orsetto Paddington e lo si vede ballare in un video con pantaloni di pelle nera attillati e tacchi a spillo ai piedi • Nel 2014 scoppiano l’Euromaidan – la rivoluzione filoeuropea che costringe alla fuga il presidente Viktor Janukovyč – e la guerra nel Donbass. Zelens’kyj si schiera contro la decisione di Kiev di bandire dal Paese gli artisti della Federazione Russa e con Kvartal 95 dona un milione di grivne all’esercito ucraino e si esibisce per loro a Mariupol [Walton, InsideOver] • Sketch del 2014: «“Presidente, la folla inferocita circonda il palazzo per cacciarla!”. “Ah sì? Lei è il mio consigliere, forza, che cosa propone per disperderli?”. “Si potrebbe sparare sulla gente”. “Mmmh, no, un po’ troppo…”. “Allora, inventiamoci un’epidemia!”. “Che esagerato…”. “Idea! Che ne dice di rendere obbligatorio il russo?”. Il presidente ha un trasalimento: “Ma no, non è il caso di seminare il terrore!... Meglio dire una cosa più tranquillizzante: che so, che su Kiev si sta abbattendo un meteorite…”» [Zafesova, Foglio] • Tra il 2015 e il 2019 va in onda Sluha Narodu (letteralmente, Servitore del popolo). Nella serie Zelens’kyj, che può contare su 120 sceneggiatori, è Vasyl Petrovych Holoborodko, un professore di liceo stufo della corruzione del Paese che diventa presidente grazie a un video contro la corruzione diventato virale • Zelens’kyj è un riformista e un europeista e, da russofono di origine ebraiche, ha girato la serie interamente in russo. Una smentita vivente del mito di un’Ucraina discriminatoria [Zafesova, Sta] • La serie diventa un trampolino di lancio verso la politica, una sorta di campagna elettorale. Il 15 dicembre 2015, Ukrayinska Pravda pubblica un articolo dal titolo Perché Zelens’kyj sarà il prossimo presidente. Il suo autore è Viktor Bobyrenko: quattro anni prima del trionfo del Kvartal in politica aveva previsto la comparsa del partito Servitore del Popolo e la possibile presidenza di Zelens’kyj • Nel 2016 Zelens’kyj paragona l’Ucraina a un’attrice porno. «Le goffe battute di Volodymyr sui prestiti che il suo paese chiedeva a tutto il mondo si conclusero con la seguente frase: “L’Ucraina è come un’attrice di un film tedesco per adulti: pronta ad accettare qualsiasi quantità da qualsiasi parte”. Scandalo. Zelens’kyj replica che la battuta ha un solo significato. “È piuttosto semplice: non se ne può più di prendere prestiti, di cui i nostri figli, nipoti e chi vivrà dopo di noi si faranno carico. Siamo una nazione orgogliosa, non un paese di mendicanti. Tutto qui”» [Z.] • Nel 2018 nasce la chiesa ortodossa ucraina unificata e nel marzo dello stesso anno viene fondato il partito politico Sluha Narodu, servitore del popolo, un’evoluzione del Partito del cambiamento decisivo. «Una sorta di fast food politico con dubbi e prospettive elettorali. A capo c’è Ivan Bakanov, un avvocato e amico d’infanzia di Zelens’kyj • Era stato Porošenko, proponendogli nel 2018 di raggiungere la sua squadra, a convincere Zelens’kyj a entrare in politica: «Vieni, offrici il tuo nome», ma senza mai chiedergli «cosa ne pensi? Quali sono le tue convinzioni?». Questo il fattore scatenante che lo ha persuaso a correre in solitaria [Bhl, cit.] • Il 31 dicembre 2018 annuncia la sua candidatura alle elezioni presidenziali. La moglie Olena non ne sapeva nulla. «Stavamo sciando in Francia, festeggiavamo tranquillamente il nuovo anno, abbiamo bevuto champagne e siamo andati a letto. E la mattina ho visto che si era scatenata una tempesta sui social, sono rimasta molto sorpresa e gli ho chiesto: “Avresti potuto avvertirmi, almeno per prepararmi moralmente”. E lui mi ha risposto: “Non ti ho detto niente? Me ne ero dimenticato”. Il fatto è che erano in tour e avevano registrato l’annuncio in un’altra città, dopo lo spettacolo. “Non ci siamo visti fino a Capodanno perché era in tournée e si è dimenticato di dirmelo. Ecco”» [Z.] • Nei sondaggi popolari si piazza terzo, dopo il presidente uscente Porošenko e l’ex prima ministra Julija Tymoshenko • Il suo programma è piuttosto confuso e oltre la lotta alla corruzione «non segue un’ideologia chiara e coerente. Si parla di rafforzare i legami con Unione Europea e Nato, di introdurre un meccanismo che permetta di rimuovere i deputati che hanno perso la fiducia degli elettori, di rendere effettivo il regime legale più favorevole possibile per attirare gli investitori stranieri e soprattutto si afferma che gli ucraini, in futuro, potranno godere di una qualità di vita e di stipendi superiori alla media dell’Unione Europea. Una promessa allettante per un Paese tra i più poveri d’Europa, in cui il salario medio non raggiunge i trecentocinquanta euro mensili e dove l’erogazione dei servizi e lo stato delle infrastrutture lascia a desiderare. La telegenia di Zelensky e la sua persuasività, però, bucano letteralmente lo schermo» [Walton, cit.] • Non mancano però polemiche in questa discesa in politica di Zelens’kyj. In molti fanno notare infatti la sua vicinanza a Igor Kolomoisky, oligarca ucraino tra i più ricchi del paese che possiede anche il canale televisivo 1+1 dove va in onda Il servitore del popolo. Il sospetto è che tutta la campagna elettorale di Zelens’kyj sia stata non solo finanziata proprio da Kolomoisky, ma anche ideata dal potente e controverso oligarca che nel 2015 si è dimesso da governatore del Dnepropetrovsk proprio per i contrasti con Porošenko e dopo essere finito al centro di diverse questioni finanziarie. Zelens’kyj respinge le accuse (e da presidente farà una legge anti oligarchi) • I suoi detrattori lo accusano di essere un tossicodipendente. Sui social vengono pubblicati diversi video alterati in cui sniffa o ammette di fare uso di cocaina: «Sono dipendente solo dal caffè. Al massimo mi concedo un bicchiere di vino» • Al primo turno ottiene il 30% delle preferenze, Petro Porošenko si ferma al 18%. I due vanno al ballottaggio: «La campagna per il primo turno delle presidenziali è terminata. E passerò due ore, in un ristorante di pesce, vicino alla cattedrale di Santa Sofia, con un uomo piccolo in maglietta nera, la voce leggermente rauca, debordante d’energia, supervitaminizzato: Volodymyr Zelens’kyj, quest’umorista di cui nessuno, all’ora attuale, sa granché e che, l’indomani, sbalordirà il mondo arrivando largamente in testa a questo primo turno dello scrutinio» [Bhl, cit.] • Su Putin: «Questo tipo non ha alcun riguardo. Ha gli occhi, ma niente sguardo. Quello che ammiro è Emmanuel Macron. Fra l’altro, siamo nati lo stesso anno!» [a Bhl, cit.] • Il 21 aprile 2019 vince al ballottaggio con il 73 per cento dei voti (con il 62 per cento di affluenza alle urne). «Ha vinto in tutte le regioni tranne Lviv, assorbendo sia il voto nazionalista che quello dell’est russofono, lasciando a Petro Porošenko il 24 per cento. Ha conquistato gli under 35 e i militari, che rimproverano a Porošenko non la guerra, ma il modo fallimentare in cui l’ha condotta. Il presidente uscente è riuscito a salire solo di 5 punti rispetto al primo turno, complice anche una campagna elettorale estremamente aggressiva: ha accusato il suo avversario di essere cocainomane e marionetta contemporaneamente degli oligarchi ucraino-israeliani e di Putin, per concludere con uno spot che mostrava Zelens’kyj travolto da un camion» [Zafesova, Foglio] • «“Come ucraino mi rivolgo agli ex concittadini dell’Urss: guardate l’Ucraina, tutto è possibile”. Il primo gesto di Vladimir Zelens’kyj è di gettare una bomba nel cortile del vicino russo, e infatti il Cremlino si rifiuta clamorosamente di congratularsi per la vittoria con il nuovo presidente. Il primo russo a congratularsi “con l’Ucraina e gli ucraini” è invece Alexey Navalny, che fa subito sua l’immagine del Davide che batte il Golia del potere di Zelens’kyj e sottolinea il messaggio dirompente che arriva dal Paese ex fratello: a Kiev si tengono elezioni libere, a Mosca no» [ibid.] • Il 25 luglio 2019 Donald Trump telefona a Volodymyr Zelens’kyj. Il presidente degli Stati Uniti gli chiede di approfondire il caso di Joe Biden, o meglio, di suo figlio Hunter • «Ma proprio nella prova dell’Ukrainagate il comico ha mostrato di essere molto più abile del previsto. Stretto tra Trump che gli chiedeva di indagare il figlio di Biden, minacciando di togliere all’Ucraina gli aiuti, e i democratici che pur di incastrare The Donald avrebbero sacrificato un governo a Kiev, era riuscito a evitare una trappola mortale senza dire esplicitamente no al primo, e facendo capire che non avrebbe mai detto sì ai secondi» [Zafesova, Sta] • La Verchovna Rada, aperta il 29 agosto, impiega solo dodici ore per sostituire la leadership, dai ministri ai procuratori generali. Nessuna consultazione, nessun negoziato con rappresentanti di altre forze politiche, nessuna protesta [Z.] • La volontà di porre fine al conflitto nel Donbass è stata manifestata più volte e ha portato dapprima a uno scambio di prigionieri con la Russia (7 settembre 2019), dall’importante valore simbolico, ed in una seconda fase all’accettazione della Formula Steinmeier per gli oblast’ di Donetsk e Luhans’k. Il Capo di Stato ha accettato il principio per cui queste regioni, ora parzialmente sotto il controllo dei separatisti filorussi, potranno godere di un’autonomia permanente nell’ambito dell’Ucraina qualora abbiano luogo elezioni locali regolari e monitorate dall’Osce. Dopo cinque anni di conflitto violento, che ha causato oltre tredicimila morti, immani danni infrastrutturali e una paralisi nei rapporti con Mosca, si è trattato di significativi passi in avanti [Walton, cit.] • Una delle prime mosse di Zelens’kyj è stata quella di abolire la sfilata militare per il giorno dell’Indipendenza – “costa troppo, meglio dare i soldi ai nostri soldati” – e sostituirla con un corteo di esponenti della società civile, con i veterani mutilati del Donbass in prima fila [Zafesova, Foglio] • Il vertice del Formato Normandia inizia a Parigi il 9 dicembre alle 16, ora locale. Macron incontra Merkel, Putin e Zelens’kyj per mettere fine alla guerra nelle province di Donetsk e Luhans’k. I due si sono impegnati tra l’altro a raggiungere un cessate il fuoco nell’Est del Paese e a continuare lo scambio di prigionieri: «Un momento importante nella storia del conflitto, ma da guardare anche con diffidenza. E di ragioni per essere diffidente, lo scrittore Alexej Nikitin ne ha molte: “Ho almeno 487 ragioni per dubitare del fatto che il capo del Cremlino rispetterà gli accordi, indipendentemente da ciò che promette. Sono tante ragioni quanti sono gli accordi che Putin ha violato finora, (407 trattati bilaterali con l’Ucraina e 80 internazionali), li ha calcolati il ministero degli Esteri ucraino”» [Flammini, Foglio] • Il successivo incontro del Quartetto di Normandia previsto per marzo 2020 non avrà mai luogo, poiché il mondo è stato colpito dalla pandemia di Covid-19. «Tutti i tentativi di avviare dei negoziati con Putin nei successivi due anni non ebbero successo. Nella primavera del 2021 il presidente ucraino propose al titolare del Cremlino un incontro nel Donbass. Quello rispose: “A noi russi dell’Ucraina interessano la lingua russa, la chiesa e i cittadini della Federazione russa. Il Donbass è un problema interno dello Stato ucraino”» [Z.] • Nel 2019 Zelens’kyj, che ha promesso lotta ferrea alla corruzione, si ritrova con 14 deputati, di cui 11 del suo partito, accusati di aver ricevuto 30mila dollari per votare contro un dl per l’eliminazione della corruzione nelle valutazioni immobiliari. Dopo tante polemiche e la macchina della verità nessuno degli 11 verrà incriminato • Criticato per la sua incompetenza – c’è chi lo accusa di non sapere niente di giustizia penale, e chi dice che in materie economiche «ha la testa piena di nebbia», dopo i primi 6 mesi cambia atteggiamento: a marzo del 2020 fa approvare la riforma fondiaria; a maggio impone una rigida regolamentazione del sistema bancario; a metà 2021 vengono modernizzati e costruiti oltre 14mila chilometri di strade; il 5 novembre viene approvata la legge anti-oligarchi • Nel dicembre del 2021, con le truppe russe ammassate ai confini con l’Ucraina, dice che il Cremlino sta sostenendo un golpe a Kiev. Non avviene. Tuttavia i rapporti tra Russia e Occidente si intensificano. Il 22 gennaio 2022 Putin chiede «garanzie di sicurezza»: una su tutte, escludere definitivamente la possibilità che l’Ucraina entrasse nella Nato. Chiede anche che venga smilitarizzata e che si dichiari neutrale. Nessuna risposta • A inizio 2022, polemiche per la scoperta di conti off-Shore di Zelens’kij: «Quei soldi? Mi servono per restare indipendente dalla politica» • Il 22 febbraio 2022 la Russia riconosce l’indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhans’k. La Russia, ha detto Putin, teme che l’Ucraina abbia «armi tattiche nucleari», e vuole il riconoscimento della sovranità sulla Crimea. Per la Nato, che si attende un attacco su larga scala, «è il momento più pericoloso per la sicurezza europea da generazioni». A Kiev il presidente ucraino Zelens’kyj, richiama alle armi i riservisti e cerca disperatamente Putin al telefono, ma lui non risponde • Alle 3.50 del 24 febbraio Vladimir Putin annunciando in un discorso alla Nazione “un’operazione militare speciale volta a proteggere i civili dagli attacchi di Kiev”, dichiara di fatto guerra all’Ucraina e la invade. Le truppe dell’Armata oltrepassano il confine nel Donbass, dalla Bielorussia attaccano Černobyl’, in aereo raggiungono l’aeroporto di Hostomel’, nell’oblast’ di Kiev. Il 25 febbraio, dopo la prima notte di bombardamenti, si rivolge ai militari delle forze armate ucraine invitandoli a prendere il potere, perché «con voi sarebbe più facile trovare un accordo che con questa banda di tossicodipendenti e neonazisti». Le forze armate rifiutano e decidono di combattere contro l’invasore • «Forze nemiche di sabotaggio sono entrate a Kiev, ma io resto qui. Secondo le nostre informazioni, il nemico ha segnato me come obiettivo n. 1, la mia famiglia, come obiettivo n. 2. Vogliono distruggere politicamente l’Ucraina distruggendo il capo dello stato». Queste le parole del presidente ucraino Zelens’kyj, apparso in video su Telegram con indosso una maglietta verde militare che diventerà simbolo della guerra. Il presidente ucraino non ha alcuna intenzione di lasciare Kiev: «Sono alloggiato nel quartiere del governo insieme ad altri». Agli Usa che gli offrono la possibilità di evacuare risponde: «Ho bisogno di armi, non di un passaggio» • Gli ucraini, increduli, mandano mogli e figli oltre confine e imbracciano le armi • «Oggi, dietro Zelens’kyj c’è una società ucraina unita, forte e invincibile. Nessuno in Ucraina ha mai visto una tale solidarietà umana come nei giorni di questa sanguinosa guerra contro la Russia. Milioni di persone hanno deciso di aiutare chi era al fronte e coloro che avevano perso la casa. Nello Stato ucraino, le persone sono sempre state divise tra coloro che ne difendevano l’indipendenza e coloro che tifavano per Mosca, tra quelli che frequentavano le parrocchie della Chiesa ortodossa ucraina e i fedeli della Chiesa ortodossa russa, tra coloro che parlavano ucraino e coloro che credevano di essere perseguitati in quanto di lingua russa. Pertanto, i predecessori di Volodymyr Zelens’kyj stavano cercando una formula che unisse l’intero paese, ma Leonid Kravchuk, Leonid Kuchma, Viktor Janukovich e Petro Porošenko non ci erano mai riusciti. A questo ci ha pensato Vladimir Putin, quando ha attaccato l’Ucraina. L’odio per gli invasori russi e per il loro leader sta trasformando il popolo in un esercito invincibile. Il Cremlino era sicuro che ci sarebbero voluti tre o quattro giorni per conquistare l’Ucraina. Si era sbagliato. Nessuno sa esattamente come e quando finirà la guerra russo-ucraina, e nessuno sa come sarà l’Ucraina dopo la guerra. Ma, senza dubbio, gli ucraini giocheranno un ruolo importante sia in Europa che nel mondo. Negli ultimi tre anni, il sesto presidente dell’Ucraina ha fatto molta strada, da attore a leader della nazione ucraina. Da uomo accolto con interesse e ironia dai leader mondiali a politico accolto in Occidente dagli applausi» [Z.] • Oltre al Donetsk e al Luhans’k la Russia attacca Irpin, Buča, Kharkiv, Kherson, Černobyl’, Zaporižžja. Piovono missili su Kiev, Odessa. Mariupol, Bakhmut, Soledar varranno rase al suolo. Inutili finora i colloqui di pace. Dal 24 febbraio 2022 Zelens’kyj non si perde un video collegamento per chiedere armi e soldi, e li ottiene. Uomo dell’anno per il Financial Times, criticato per la copertina di Vogue in cui lui, con l’immancabile maglietta verde militare, e sua moglie Olena con trucco, parrucco e abiti griffati made in Ucraina, vengono fotografati da Annie Leibovitz tra bunker e macerie. Interviene in forma di ologramma con tanto di citazione di Star Wars, alla mostra del cinema di Venezia e il prossimo febbraio si collegherà con il Festival di Sanremo. Da Bruxelles ottiene la promessa di entrare nell’Ue, dalla Nato quella di entrare nell’Alleanza ma solo a guerra finita. A dicembre lascia per la prima volta l’Ucraina e vola in gran segreto a Washington per parlare con Joe Biden e tenere un discorso al Congresso, che doveva approvare un pacchetto di spesa da circa 45 miliardi di dollari di assistenza all’Ucraina, la più grande tranche di aiuti mai stanziati finora. Molti sono quelli che criticano l’invio di armi e che non apprezzano Zelens’kij. Uno per tutti Massimo Fini: «Adesso l’arroganza del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha superato ogni limite: non si accontenta più di dettare l’agenda politica dell’Ue, ma vuole cancellare la cultura russa dall’Europa, la stessa pretesa di Putin con l’Ucraina […]. Dà ordini perentori ai sindaci, ai presidenti di Regione, ai direttori artistici, vuole decidere lui, attraverso i suoi scagnozzi, quale deve essere il cartellone della Scala […]. È un filo-nazista, non perché lo ha bollato così Putin, ma perché una parte del suo popolo, sia pur carsicamente, lo è, non solo i miliziani del battaglione Azov che lo sono apertamente, sono inglobati nell’esercito regolare ucraino e vengono continuamente esibiti e magnificati dal loro presidente […]. Volodymyr Zelensky gonfia il petto per la resistenza all’“operazione speciale” di Putin. Ma con le armi che gli hanno dato gli americani e disgraziatamente anche l’Unione europea, che continua a non capire dove sono i suoi veri interessi, pure il Lussemburgo avrebbe resistito al tentativo di occupazione russa. Lo so, lo so che è obbligatorio premettere che qui c’è un aggressore, la Russia, e un aggredito, l’Ucraina. Tutto vero, però queste sottili distinzioni non si sono fatte quando gli aggressori eravamo noi […]. Però solo Putin continua a essere massacrato dalla cosiddetta “comunità internazionale” che altro non è che il coacervo di Stati stesi come sogliole ai piedi degli States» [Massimo Fini, Fatto]. A sostenere Zelens’kij, anche se in campagna elettorale gli preferiva Porošenko, Bernard-Henri Lévy: «Zelens’kyj può vincere. Quest’uomo che preferisce morire con le armi in pugno che subire il disonore di una resa imposta, questo finto comico che ieri sembrava dire “tutto è perduto fuorché l’onore” e che questa mattina, dopo una nuova notte di bombardamenti, trova la forza di arringare il suo popolo e di dirgli che resta un popolo libero, è già adesso l’incubo di Putin; se ci decideremo ad aiutarlo, vale a dire a consegnargli i cannoni, gli aerei e le difese di cui ha così drammaticamente bisogno, potrà divenire colui che lo farà cadere […]. Che gli dei siano con lui: perché il mondo libero, che si gioca anch’esso il proprio destino nella battaglia di Kiev, ha trovato in lui un eroe e l’Europa dei princìpi un nuovo e magnifico padre fondatore» [Bhl, Rep].
Titoli di coda «Aiutateci in ogni modo, in ogni modo ma non con il silenzio. E verrà la pace».