Corriere della Sera, 12 febbraio 2023
Cosa è stato deciso al Consiglio europeo
Il tema immigrazione è tornato in cima all’agenda Ue. Giovedì scorso è stato al centro di una lunga e disordinata discussione al Consiglio europeo.
1 Perché?
Non è solo l’Italia, insieme ai Paesi di primo ingresso come Grecia, Spagna, Malta e Cipro, a essere sotto pressione. La rotta dei Balcani occidentali ha visto aumentare notevolmente i flussi, così come il Mediterraneo centrale. La guerra in Ucraina ha portato milioni di profughi nell’Ue, soprattutto nei Paesi confinanti. I Paesi destinatari dei movimenti secondari come l’Olanda e il Belgio, ma anche Francia e Germania, sono al limite dell’accoglienza. Tutti i Ventisette, seppure in modo diverso, sono in difficoltà. Questo ha spinto i leader Ue ad avere un approccio più pragmatico rispetto al passato, in attesa di arrivare a un accordo sul nuovo Patto per la migrazione sotto negoziato.
2 Di cosa hanno discusso i leader Ue?
Il Consiglio europeo si è concentrato sulla dimensione esterna del fenomeno migratorio. Tutti concordano che sia necessario ridurre il flusso degli ingressi illegali. I leader Ue riconoscono che «la situazione migratoria è una sfida europea che richiede una risposta europea». L’ultima volta che avevano discusso approfonditamente era stato nel giugno 2018. In quella occasione nelle conclusioni si leggeva che la migrazione «è una sfida non solo per il singolo Stato membro, ma per l’Europa tutta» e tornavano molte delle idee di giovedì. La differenza con allora è il senso di urgenza e la ricerca di soluzioni operative condivise.
3 Come intendono procedere?
Il Consiglio europeo chiede «il rafforzamento e l’accelerazione di misure operative immediate».
4 Quali i punti toccati?
Il rafforzamento dell’azione esterna e della cooperazione in materia di rimpatrio e riammissione; il controllo delle frontiere esterne dell’Ue; la lotta al traffico di migranti e un riferimento al negoziato sul nuovo Patto per la migrazione e l’asilo.
5 Come sarà rafforzata l’azione esterna?
Sarà intensificata la cooperazione con i Paesi di origine e di transito attraverso «partenariati reciprocamente vantaggiosi». Inoltre «tutte le rotte migratorie dovrebbero essere coperte, anche con risorse adeguate». È necessario l’allineamento della politica in materia di visti da parte dei Paesi vicini.
6 Cosa prevede la cooperazione sui rimpatri?
I leader Ue invitano a introdurre misure restrittive in materia dei visti nei confronti dei Paesi terzi che non cooperano sui rimpatri. Per accelerare le procedure di rimpatrio invitano i Paesi Ue a riconoscere reciprocamente le rispettive decisioni.
7 Cosa cambia nel controllo delle frontiere?
Si chiede alla Commissione di «mobilitare immediatamente ingenti fondi e mezzi dell’Ue per gli Stati membri nel rafforzamento delle capacità e delle infrastrutture di protezione delle frontiere». Questo viene letto dai Paesi che vogliono fondi Ue per erigere muri (Austria, Ungheria, Polonia, Grecia e Bulgheria) come un’apertura, ma la Commissione non concorda. L’Italia ha ottenuto il riconoscimento delle «specificità delle frontiere marittime».
8 C’è il codice per le Ong?
I leader Ue prendono atto «dell’intenzione della presidenza di discutere, in occasione della prossima sessione del Consiglio Giustizia e Affari interni dell’attuazione della tabella di marcia di Dublino nonché dell’impegno effettivo dell’Ue alle frontiere esterne, anche per quanto riguarda le operazioni di entità private», ovvero delle Ong ma il linguaggio è stato volutamente vago per non urtare le sensibilità di alcuni Paesi come la Germania. Contestualmente c’è il riferimento al regolamento di Dublino che interessa a Olanda e Belgio (anche a Berlino e Parigi) perché impone controlli ai confini esterni in modo da evitare i movimenti secondari.