Corriere della Sera, 12 febbraio 2023
Cozzolino ai domiciliari
Notte dietro le sbarre per gli eurodeputati Andrea Cozzolino e Marc Tarabella arrestati venerdì nell’inchiesta di Bruxelles sulle presunte ingerenze di Marocco e Qatar nel Parlamento europeo. Ma se per Cozzolino sarà l’unica a Poggioreale, perché i giudici napoletani gli concedono subito i domiciliari, Tarabella resta rinchiuso nel carcere St. Gilles della capitale del Belgio. «È un’ingiustizia devastante per Andrea Cozzolino, una misura umiliante e immotivata. Avevamo chiesto tre volte al giudice Claise di interrogarlo, la riposta è l’arresto», afferma l’avvocato Federico Conte che difende l’eurodeputato con il collega Dezio Ferraro.
Ieri mattina Cozzolino è comparso in Corte d’appello per la convalida dell’arresto, che è avvenuta. Tornerà martedì quando i giudici decideranno sulla consegna o meno in Belgio. Il giudice istruttore di Bruxelles Michel Claise sospetta che faccia parte della «squadra» di Antonio Panzeri e di Francesco Giorgi con i quali avrebbe ricevuto, secondo informazioni raccolte dai servizi segreti belgi, denaro in contante da Abderrahim Atmoun, l’ambasciatore del Marocco in Polonia considerato l’emissario degli 007 di Rabat.
È questa l’unica accusa che ha una certa consistenza nel mandato di arresto. Gli altri sono indizi che dimostrerebbero che, tra gennaio 2018 e luglio 2022, avrebbe messo la sua funzione di presidente della commissione Maghreb, dove aveva preso nel 2019 il posto di Panzeri non rieletto, e di copresidente di quella Pegasus (al lavoro sul trojan con il quale Rabat avrebbe spiato leader europei, come il presidente francese Macron) a disposizione degli interessi del Marocco che voleva un atteggiamento più morbido del Parlamento Ue sui dossier più spinosi che riguardano il Paese. Claise scrive che «non c’è alcun dubbio» che Cozzolino, ora espulso dal Pd, fosse in contatto diretto con la Degd, l’intelligece marocchina, e che si interfacciava con il suo dirigente Mohamed Belharace attraverso Atmoun che avrebbe incontrato più volte.
I difensori
I legali sottolineano: «Avevamo chiesto tre volte al giudice Claise di interrogarlo»
L’accusa è di organizzazione criminale, corruzione e riciclaggio con la complicità dell’ex vicepresidente dell’assemblea, la greca Eva Kaili (in carcere in Belgio come Panzeri e Giorgi), Tarabella e Maria Arena, altra parlamentare italobelga dei Socialisti&Democratici molto vicina a Panzeri (a oggi non indagata).
Venerdì mattina è stato l’avvocato belga di Cozzolino, Dimitri de Beco, a indicare alla polizia giudiziaria, che voleva notificare un mandato di comparizione firmato da Claise, che l’europarlametare si trovava a Napoli ed era pronto a farsi interrogare. Mentre veniva perquisita la casa di Bruxelles, la Guardia di Finanza bussava all’appartamento di Cozzolino al Vomero ricevendo dalla figlia l’indicazione che era ricoverato in una clinica non lontana da casa per accertamenti che erano stati programmati in precedenza. Lì è stato arrestato nel pomeriggio e poi trasferito a Poggioreale. «È stata una violenza inaudita. L’arresto è illegittimo e ingiusto perché si basa su un quadro indiziario del tutto evanescente e si fonda su mere presunzioni e sospetti», affermano gli avvocati Conte e Ferraro secondo i quali «mancano i riscontri oggettivi basilari per un’accusa di corruzione quali il dove, il quando, il quanto, il come e il cosa»: senza in Italia non sarebbe possibile per la magistratura spedire «neanche un avviso di garanzia». Cozzolino ha ribadito la sua innocenza, come aveva fatto con i colleghi del Parlamento che, revocandogli la protezione dell’immunità, hanno consentito il suo arresto. Ovviamente, i due avvocati si sono opposti alla consegna al Belgio del loro assistito che ha ottenuto i domiciliari perché i giudici hanno ritenuto che ci sia solo un «moderato» rischio che possa fuggire.
Nelle stesse ore, a Bruxelles, Tarabella viveva un’esperienza alquanto diversa. Accusato da Francesco Giorgi di aver ricevuto tra i 120 e i 140 mila euro in contanti e in più rate per partecipare alle manovre pro Qatar e Marocco, ieri è stato interrogato da Claise che, come consente il rito inquisitorio, ha immediatamente convalidato l’arresto che lui stesso aveva firmato. «Ha risposto a tutte le domande degli investigatori (...) L’unica prova contro di lui sono i commenti del signor Panzeri. È la parola di un criminale, Panzeri, contro quella di un uomo che è stato onesto per tutta la vita, Tarabella» dichiara l’avvocato Maxime Tioler. Tarabella è tornato a St.Gilles in attesa dell’udienza che giovedì rivaluterà l’arresto.