Il Messaggero, 12 febbraio 2023
Intervista a Piero Chiambretti
A 66 anni Piero Chiambretti torna in tv e punta tutto sui bambini. Nelle prossime settimane – entro un mese – condurrà La tv dei 100 e uno, tre prime serate su Canale 5 con cento bambini fra i cinque e i dieci anni per protagonisti. Sa quello che fa: si allena dal 2011, da quando è nata sua figlia Margherita, e ricorda bene Le Petit Prince di Antoine de Saint-Exupéry quando dice che «tutti gli adulti sono stati bambini ma molti non se lo ricordano».
Fa tutto questo per ritrovare la memoria?
«Sì, anche se ho buoni ricordi».
Che bimbo è stato?
«Solitario, silenzioso e grande osservatore del mondo circostante. Sono cresciuto con una mamma sola che lavorava sempre e quindi passavo tutto il tempo con la mia bisnonna, che parlava piemontese stretto. La mia unica amica era la fantasia, sviluppata davanti alla tv e con le registrazioni che facevo imitando quelli della radio. Quella solitudine, però, alla fine mi è servita per riscattare una situazione sociale non proprio ideale».
Addirittura?
«Sì, ma non voglio sembrare quello che è venuto dalla polvere e ce l’ha fatta. Mi sono soltanto dato da fare e solo dopo mi sono reso conto di aver riscattato tutta la mia famiglia. In fondo, c’è uno scrittore americano, Tom Robins, che dice “non è mai troppo tardi per farsi un’infanzia felice”. Per me è andata così».
È vero che quando era piccolo sua mamma consultò una grafologa per conoscere il suo futuro?
«Tutto vero. Torino è una città magica, dove le sedute spiritiche si fanno ogni giorno, figuriamoci una cosa del genere. Lei era abbonata a un giornale di esoterismo e alla grafologa della rubrica chiese cosa ne sarebbe stato di me. Quella rispose che sarei sicuramente diventato famoso. Quel responso ha segnato la mia vita: da allora sono sempre andato dritto per dritto senza mai temere nulla».
Sua mamma, a cui era molto legato, tre anni fa è morta di Covid all’improvviso, all’inizio della pandemia: facendo questo nuovo programma le è venuta spesso in mente?
«Certo. E le dedicherò anche lo show. In questa avventura mia madre sarà molto presente, sarà sul palco con me. Come sempre. Non è vero che il tempo può lenire certe ferite, è una fesseria che si dice per confortare: la sua perdita non la dimenticherò mai. Se penso a quel maledetto marzo del 2020, quando se n’è andata, mi chiedo come sono riuscito a venirne fuori. Quando lavoro sono forte, ma nella vita privata sono molto sensibile e fragile. Eppure sono andato via con le mie gambe dall’ospedale, lo stesso da cui mia madre non è più uscita. Ce l’ho fatta, ma dentro mi porto un dolore immenso».
Chi l’ha aiutata ad andare avanti?
«Ho fatto più io da solo di una pastiglia, un amico, uno psicologo, o una donna. Tante persone mi sono state accanto, ma si nasce soli e si muore soli. È così».
Sua figlia le ha dato qualche piccolo suggerimento per realizzare questo programma?
«Questo progetto nasce per tre motivi: ricordare a tutti gli adulti che siamo stati bambini, tirare fuori le verità assolute dei piccoli, esaudire il desiderio di mia figlia di vedermi in tv a un orario adatto a lei. Poi siccome è sveglia, mi ha detto cose che fanno di lei la prima autrice. E poi Margherita fa anche parte dei cento bambini che faranno domande sincere, innocenti e dirette ai vari ospiti adulti».
E quand’è che le ha fatto la prima domanda a cui è stato difficile rispondere?
«Credo intorno ai quattro anni. Mi ha detto: “Papà, sento la mancanza di Gesù. E tu?"».
E lei?
«Non sapevo che dire. Non aveva fatto catechismo e non andava in un asilo delle suore... Alla fine ho risposto: “Sì, anch’io. Tanto"».
Ha mentito?
«No. Diciamo che invecchiando certi argomenti sono diventati più presenti nella mia vita. Che sia Gesù, Maometto o Ibrahimovic la paura del dopo porta ovviamente ad avvicinarsi alla fede. Non sono un mistico, ma chi siamo e dove andiamo è una domanda che per me vale da sempre. Forse questa vita è l’inferno e poi dopo ci sarà il paradiso con i popcorn, chi lo sa?».
A Sanremo nel 1997 per condurre il Festival si vestì da angelo: quando sarà, cosa pensa di meritare?
«Non lo so. Spero solo che nell’Aldilà non ci siano i virus e non ci sia bisogno del green pass».
Che ne pensa del Festival di Amadeus?
«Ho visto poco, ma ho letto le cronache. E il Festival dice che la tv generalista è viva e lotta assieme a noi. Sanremo è lo stato pontificio della tv ed è ecumenico, democratico e politicamente corretto. E poi Amadeus con Mattarella ha chiuso il cerchio magico, cosa che gli farà guadagnare il paradiso qualora un giorno dovesse lasciare l’Ariston».
Lo lascerà mai?
«Non credo che mollerà presto».
Per lei è una storia chiusa?
«L’ho fatto in tutte le salse: con Mike Bongiorno, con Pippo Baudo e con Raffaella Carrà. Non credo ci sia più bisogno di me».
Il suo errore più grande?
«Non fare il bis del Festival del 1997, quello con Mike e Valeria Marini. Quando la Rai me lo offrì dissi che Sanremo è come il militare: si fa una volta sola».
Quell’anno si fidanzò con la violinista dell’orchestra del Festival, Elena Majoni, che due anni dopo la lasciò ispirando il suo primo e unico film da regista e attore,
"Ogni lasciato è perso”, un flop clamoroso. Rita Rusic, che glielo produsse nel 2000, oggi dice che lei doveva continuare a fare cinema: perché ha mollato?
«Perché ho capito che non fa per me, anche se mi ha insegnato come fare meglio la tv e curare ogni dettaglio».
È vero che dopo quell’insuccesso si rifugiò in Messico?
«Sì. Dopo essere andato al cinema la tv non mi voleva più, così andai da alcuni amici che avevano un resort in Messico. Volevo starci un anno ma dopo qualche mese mi chiamò Raffaella Carrà per arruolarmi nella giuria di qualità di Sanremo».
In passato le hanno chiesto di impegnarsi in politica più di una volta: è mai stato sul punto di accettare?
«Quelle offerte mi arrivavano dalla sinistra italiana durante gli anni di Rai3, la cosiddetta Telekabul di Sandro Curzi, ma non ho mai creduto ai politici. E siccome da tempo ormai si vota come se si partecipasse al Grande Fratello, non voto proprio più».
Nel 2002 fece un’intervista in cui diceva di aver avuto tantissime donne: vent’anni dopo come sta messo?
«Oggi sono pochissime, quasi nessuna. Sono in aspettativa. Mi fido di quello che dice Vittorio Sgarbi: la donna ideale esiste, l’importante è non incontrarla».
Con la madre di sua figlia ha un contenzioso legato agli alimenti da versare: a che punto siete?
«È una questione molto complicata, c’è un minore di mezzo e non ne posso parlare, ma se esiste una giustizia quella soddisferà tutti».
I prossimi anni come se li immagina: sempre in video o dietro le telecamere?
«Dopo il Covid il futuro l’ho eliminato dal mio orizzonte. Non faccio più programmi, conta solo il presente. Il resto non esiste».