il Fatto Quotidiano, 12 febbraio 2023
Iran, gli hacker oscurano il discorso di Raisi
Per un minuto sullo schermo al posto del presidente Ebrahim Raisi è comparso un logo e un canto anti-rivoluzione. A interrompere il discorso del capo di Stato iraniano che – da un raduno – celebrava il 44° anniversario della Rivoluzione islamica sono stati gli hacker Edalat Ali (Giustizia), che ieri hanno violato la tv iraniana e i sistemi informatici di alcune organizzazioni statali, compresa la prigione di Evin, in un cui sono rinchiusi i dissidenti politici, e hanno divulgato una serie di documenti. Sul logo la scritta “morte alla Repubblica islamica”. Il discorso di Raisi, ha ricordato la Rivoluzione islamica del 1976 per affossare le proteste iniziate il 16 settembre scorso, dopo l’uccisione dell’attivista Mahsa Amini. “Sono fallite”, ha detto Raisi parlando delle manifestazioni in cui sono morti almeno 528 manifestanti, 71 bambini, e 19mila attivisti sono finiti in carce re, perché frutto di un “complotto ordito all’estero”. Per il regime degli Ayatollah è “una guerra dei media”. Le donne infatti “sono libere e rappresentate nelle altre sfere, ma non sono vendute come oggetti” come in Occidente, ha ribadito Raisi, che si è scagliato contro l’omosessualità che “annulla lo status della famiglia e cancella le generazioni”. Il regime ha organizzato manifestazioni a Teheran e in altre città: nella piazza – circondata da missili Sejjil e 136 droni Shahed – i ritratti dell’Ayatollah Khamenei, e lo slogan “abbasso gli Usa”.