il Fatto Quotidiano, 12 febbraio 2023
Perché per ottenere un passaporto bisogna aspettare mesi
Ottenere il passaporto è diventato un’impresa da qualche mese, ma le radici di questo ingorgo sono più lontane. E risalgono a otto anni fa, durante il governo Renzi. La situazione è nota e coinvolge migliaia di cittadini: ci vogliono 15 giorni (più eventuali 15 di accertamento) per il rilascio del documento, ma in molte città si parla di mesi anche solo per un appuntamento, fino ai casi limite di Genova e Padova, dove prenotare, causa troppi arretrati, è impossibile. Code chilometriche a Napoli, con più di cinquemila domande pendenti, e un tempo d’attesa di almeno sei mesi. Grossi problemi anche a Torino, che già da anni fa i conti con i gravi disservizi dell’anagrafe per il rilascio della carta d’identità elettronica. Qui il tempo di attesa medio per un passaporto supera i cinque mesi, e le code agli uffici sono all’ordine del giorno.
Una testimonianza rivela: “Oggi a Torino è stato organizzato un open day per agevolare le domande, poiché non si riesce più a prenotare online. Alle 5.30 del mattino ero la cinquantesima in coda, alle 7 c’erano già 290 persone segnate. C’è gente con i camper e accampata con sedie e coperte. Gli uffici aprono alle 8.30 e chiuderanno alle 12.30. Riusciranno a far entrare una cinquantina di persone, forse”. Una situazione con forti ripercussioni anche sul turismo. Senza passaporto, fuori dall’area Schengen non si va. Ma come si è arrivati a questo ingorgo? Sicuramente due anni di pandemia hanno avuto il loro peso. Durante il primo lockdown, insieme a tutto il resto, anche gli uffici passaporti hanno dovuto abbassare le saracinesche. Il turismo congelato per due anni ha fatto il resto. E le domande si sono accumulate. E poi, la Brexit: con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea la sola carta d’identità non basta più, e questo ha portato a una crescita esponenziale delle richieste, vista la frequenza dei viaggi oltremanica. La Brexit è entrata in vigore il 31 gennaio 2020, ma per i cittadini Ue era previsto un periodo di transizione fino alla fine dell’anno, cosicché l’obbligo di passaporto è scattato solo nel 2021, in piena seconda ondata. Risultato? Chi voleva andare a Londra ha aspettato la fine delle restrizioni per chiedere il passaporto, così nel 2022 la bolla è esplosa: 1 milione e 816 mila passaporti rilasciati, una media di 151 mila documenti al mese. Cifre da record, ma bastano a giustificare mesi di ritardi? Negli altri paesi europei non accade nulla di paragonabile, almeno non in questa misura.
Qual è allora il “peccato originale” di tutta questa vicenda? Buona parte dei problemi hanno origine con il Decreto Legge 78 del 2015, meglio noto come “Decreto Enti Locali”, voluto dal governo Renzi. Il decreto prevedeva – tra le altre cose – la sostituzione della vecchia carta d’identità con la Cie (Carta d’Identità Elettronica), che seppur emessa sempre dal Comune di residenza, doveva essere stampata in unica sede dall’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato, a Roma. La stessa che produce materialmente i passaporti. Così, quando le domande hanno iniziato ad aumentare, la Zecca è andata in sovraccarico, producendo i ritardi che vediamo oggi. Anche il sistema digitale di prenotazione online, previsto sia per la Cie che per il passaporto, non si è rivelato all’altezza, a causa dell’insufficienza di personale impiegato (negli stessi anni c’era anche il blocco alle assunzioni nella Pa, conseguenza sciagurata delle politiche di austerity), che ha prodotto imprecisioni e ritardi. Così anche i tempi per l’ottenimento di una carta d’identità (che prima si poteva ritirare in pochi minuti) si sono dilatati, arrivando al caso limite di Torino, dove possono volerci anche più di sei mesi per ottenerla. Una catena di errori e ritardi iniziata nel lontano 2015 che, unita alle conseguenze nefaste della pandemia e della Brexit, ha condotto al disastro attuale. Ora sta al nuovo governo sbrogliare la matassa: il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, intervenuto sulla questione nel corso del question time alla Camera il 25 gennaio, ha sottolineato la difficoltà nell’ottenere in tempi brevi un appuntamento tramite il sistema Agenda Online, individuando possibili soluzioni: “Sul problema del rilascio di passaporti a rilento stiamo lavorando. Puntiamo su aperture straordinarie, intensificazione degli appuntamenti e postazioni più performanti. Confido che già dalle prossime settimane avremo un alleggerimento del carico”. Nessun accenno all’implementazione del personale, come fa notare la deputata di Avs Francesca Ghirra: “La questione riguarda soprattutto la scarsità degli addetti negli uffici competenti del Viminale ma il ministro Piantedosi, rispondendo in aula, non ha fatto riferimento a nuove assunzioni che è il cuore del problema”. Anche la ministra del turismo Santanchè si è detta fiduciosa, dicendo di essere al lavoro assieme al ministro dell’Interno per una soluzione risolutiva, che verrà annunciata nelle prossime settimane. Non ci resta che attendere, come già fanno i tanti italiani in coda agli sportelli in attesa di un passaporto.