Avvenire, 11 febbraio 2023
Un ragazzino bullizzato ha tentato il suicidio ingoiando 30 pasticche
Prima sbeffeggiato poi isolato progressivamente dai compagni di scuola: una situazione diventata insostenibile per un 14enne che ha ingoiato 30 pastiglie di un farmaco a base di paracetamolo finendo all’ospedale di Mestre. Ora il ragazzo sta meglio, le sue condizioni di salute non destano preoccupazione, ma testimoniano l’ennesimo caso di bullismo in aula e la sofferenza crescente di chi ne diventa vittima. Il fatto è accaduto il 24 gennaio scorso nel convitto di un istituto di Venezia, dove il giovane frequenta il primo anno.
L’adolescente, oltre a seguire le lezioni, è ospite della struttura in un’ala destinata a chi risiede lontano. È lui stesso a raccontare di non sentirsi bene; in poco tempo gli educatori scoprono che ha assunto l’intera scatola di medicinale e scatta la corsa al pronto soccorso, dove arriva in uno stato di semicoscienza. Si riprende e inizia a dialogare con uno psicologo dell’ospedale, al quale racconta il suo profondo disagio e l’accanimento costante dei coetanei- aguzzini. Spiega che sia a scuola sia nel convitto, da quando sono iniziate a settembre le lezioni, i compagni lo sbeffeggiano e lo isolano.
Per tentare di rimediare alla situazione lo studente viene sistemato in un’altra stanza, con alunni diversi. Non vuole perdere l’anno, il suo rendimento è buono e seguire le lezioni gli piace. Resta il problema della classe, definita “difficile” dagli stessi docenti, ancora prima del gesto del 14enne. In precedenza, infatti, quattro ragazzi erano stati sospesi per 10 giorni, uno persino per 12, perché disturbavano le lezioni con comportamenti inadeguati. Solo qualche giorno fa un professore è stato chiuso dentro l’aula da alcuni alunni, motivo per il quale sono partite delle note collettive e un monitoraggio più stretto anche a carico delle famiglie. Nulla sembra però far cambiare l’atteggiamento dei ragazzi.
«Abbiamo indetto un consiglio straordinario di classe per capire quello che è accaduto, abbiamo mandato esperti esterni – racconta il preside – anche se credo che il disagio del ragazzo che ha preso le pastiglie arrivi da lontano, ben prima di iniziare la nostra scuola». Il problema del comportamento degli alunni resta il vero nodo da risolvere. «Abbiamo molta difficoltà con i ragazzi che frequentano la prima classe – ammette sconfortato –. Sembrano non sapere che a scuola si sta seduti e calmi, che nessuno abbia insegnato loro come ci si comporta, nonostante alcuni abbiano avuto sanzioni disciplinari significative. Abbiamo attivato anche i nostri psicologi».
Il preside non esclude che questa insofferenza crescente alle regole scolastiche di base possa derivare anche dal periodo di lockdown imposto dal Covid. «Non sono scolarizzati – conclude – non sanno stare in classe».