il Fatto Quotidiano, 11 febbraio 2023
Un Tso per salvare Cospito
Il giorno dopo la conferma del 41-bis all’anarchico Alfredo Cospito da parte del ministro Carlo Nordio, l’avvocato Flavio Rossi Albertini si dice sicuro del peggio: “Ma è possibile che nel 2023 un anarchico in sciopero della fame possa morire in carcere? Io do quasi per scontato questo esito”, ha detto il legale, ricordando che in quasi quattro mesi “è dimagrito di 47 kg”.
Cospito è arrivato a maggio a Sassari, alla sezione 41-bis che pesava 117 kg, ora 70 e, nel frattempo, è stato trasferito a Opera che ha una struttura sanitaria migliore. L’avvocato prospetta ciò che nessuno vuole che accada, la morte del detenuto, ma lo Stato, se le condizioni di salute di Cospito dovessero precipitare, ha la via per salvarlo, doverosamente, tramite un trattamento sanitario obbligatorio, anche se il detenuto ha già fatto sapere che lo rifiuterà. “La diffida inviata dall’avvocato al ministero non vale nulla – spiegano al Fatto fonti giudiziarie – i medici penitenziari hanno il dovere di salvare una vita. È come se un agente assistesse al tentato suicidio di un detenuto e non lo fermasse”.
Nel dubbio, il ministero della Giustizia il 6 febbraio ha chiesto un parere anche al Comitato di bioetica sul comportamento da tenere qualora un detenuto rifiuti interventi sanitari anche salvavita.
Al momento le condizioni di salute di Cospito sono “stabili”, dicono fonti mediche di Opera, ma se dovessero aggravarsi verrà trasferito nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano. Ed è lì che i medici, secondo la procedura, sentito il parere di uno psichiatra, possono chiedere l’autorizzazione al sindaco per operare un trattamento sanitario obbligatorio per ricorrere all’alimentazione forzata.
Cospito ieri ha di nuovo rifiutato la visita psichiatrica, ma se le sue condizioni peggiorassero, lo psichiatra può comunque fare una relazione sulla base di documentazione medica disponibile e dare il parere positivo al Tso. Tuttavia, altre fonti giudiziarie, poiché la materia non è del tutto regolamentata, ci hanno spiegato che il medico, di fronte a un intervento salvavita, può comunque agire anche senza il parere dello psichiatra.
Da escludere l’altra possibilità per porre fine allo sciopero della fame, ossia la richiesta della grazia al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che realisticamente viene scartata dall’avvocato: “Conoscendolo non credo che faremo appello a Mattarella. Allo stesso modo non ci rivolgeremo nemmeno a Papa Francesco. Il mio assistito è un anarchico individualista. In ogni caso, nessuno la concederebbe”.
Il difensore ribadisce che Cospito vuole l’abolizione del 41-bis: “Hanno deciso di tumularmi in questo sarcofago di cemento”, ha detto ieri al suo legale, il quale, con riferimento alle conversazioni contro il 41 bis di Cospito con boss, dice: “È strumentale vedere convergenza fra lui e la criminalità organizzata”. Rossi Albertini fuga anche qualsiasi ipotesi residua di fine sciopero della fame: “Lo sospenderà solo quando sarà revocato il 41-bis e non se si avvierà un dibattito parlamentare sul regime di carcere duro. Non è una simulazione”. Ma le forze di governo e di opposizione hanno ribadito che non si può revocare una misura “sotto ricatto”.
Il ministro della Giustizia Nordio, nel provvedimento di conferma del 41-bis, aveva scritto che “permane immutata la capacità del detenuto di orientare le iniziative di lotta della galassia anarco-insurrezionalista verso strategie e obiettivi sempre più rilevanti… Le condizioni di salute di Cospito derivanti in via esclusiva dallo sciopero non sono tali da incidere in maniera significativa sulla sua rilevante pericolosità sociale” e non giustificano l’annullamento del 41-bis, dato che “si è in presenza non già di una persona affetta da una patologia cronica invalidante, ma di un soggetto sano e lucido” che sta.utilizzando il corpo “come un’arma” per “finalità ideologiche”. Per “orientare le iniziative di lotta della galassia anarco-insurrezionalista”.
L’unica via che resta a Cospito è quella giudiziaria: il 24 febbraio, la Cassazione deciderà se dare ragione al Tribunale di Sorveglianza di Roma, che ha confermato il 41-bis deciso dall’ex ministra Marta Cartabia, o se dare ragione all’anarchico che ne aveva chiesto la revoca. In questo caso, tornerebbe all’Alta sicurezza, ma il ministro della Giustizia Nordio, se rilevasse nuovi elementi di pericolosità, rispetto ai precedenti, potrà firmare un nuovo provvedimento di 41 bis.