il Fatto Quotidiano, 11 febbraio 2023
Intervista a Chiara Appendino
Da un autogrill tra Lombardia e Piemonte, al ritorno dagli ultimi scampoli di campagna elettorale, la deputata del M5S Chiara Appendino racconta che la gente, ovunque, chiede risposte soprattutto sulla Sanità: “Sono appena stata a Melzo, vicino Milano, e i cittadini mi hanno raccontato di come negli anni sia stato smantellato l’ospedale locale, che era un’eccellenza. Ora il presidio pubblico più vicino che garantisce tutti i servizi è a oltre 30 chilometri”.
La sanità è il tema centrale di queste Regionali. E incrocia quello dell’autonomia differenziata.
Certamente. Nelle regioni il centrodestra vuole privatizzare tutto, mentre il governo nella sua prima manovra ha riaperto la stagione dei tagli alla sanità, contraendo la spesa rispetto al Pil. Eppure c’è stato il Covid, di cui soprattutto in Lombardia si sono visti gli effetti devastanti. Nonostante questo, la destra insiste con l’autonomia, che sarà il colpo di grazia per la sanità.
Il progetto di autonomia differenziata nasce dalla riforma del Titolo V della Carta, voluta dal centrosinistra. Cioè da esponenti di quel Pd con cui potreste tornare alleati. È un nodo, no?
Io ho amministrato una città e so quanto sia importante la vicinanza delle istituzioni ai cittadini: per questo non sono contraria a prescindere all’autonomia. Ma qui svendono l’unità d’Italia alla Lega, con un progetto totalmente sbagliato. Vorrebbero determinare i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, con dei Dpcm, esautorando il Parlamento. E intende farlo un premier come Giorgia Meloni, che ai tempi della pandemia definiva i Dpcm uno strumento di dittatura.
Detto questo…
Detto questo, noi nel nostro programma per le Politiche abbiamo proposto che la competenza sulla Sanità torni dalle Regioni allo Stato. Non mi è chiaro quale sia la posizione del Pd su questo.
C’è un congresso in corso nei dem. Che ne pensa?
Rispetto il loro percorso, ma mi sembra che finora rispecchi la crisi di identità del Pd, che deve capire cos’è e cosa vuole. Non si capisce se i dem siano ambientalisti come dicono, o se stiano con Calenda che vuole mandare l’esercito per far costruire un inceneritore a Roma. Non si capisce se siano dalla parte dei lavoratori e se sosterranno la nostra proposta sul salario minimo, cosa che non fecero nella scorsa legislatura. Non si capisce se voteranno ancora per l’invio di armi in Ucraina. Non si capiscono tante cose.
Calenda ha esortato le opposizioni a votare il salario minimo. Ma lui e Conte hanno subito bisticciato…
Calenda fa parte dell’opposizione?
Tecnicamente sì…
La sua forza politica è la stessa che ha fatto approvare un emendamento per togliere i reati contro la Pa dall’elenco di quelli per cui è previsto il regime ostativo, ed è sempre Azione che ha fatto approvare un ordine del giorno per cancellare la Spazzacorrotti di Alfonso Bonafede. Dopodiché, se Calenda si è accorto ora del problema dei salari bassi, può votare la proposta di legge del M5S.
Vi potreste unire anche sui migranti? Secondo Meloni il Consiglio europeo ha messo nero su bianco per la prima volta che l’immigrazione è un problema della Ue.
O non sa di cosa parla oppure mente spudoratamente. Questo principio venne sancito per la prima volta nel giugno 2018, per merito di Conte.
Le Regionali saranno un derby tra voi e il Pd.
A noi questo non interessa, non ci preme gareggiare con il Pd. Le scelte che abbiamo compiuto sui candidati nel Lazio e in Lombardia sono state prese sulla base dei programmi. Non siamo contro o a favore del Pd: ci confrontiamo con i cittadini con proposte su lavoro, sanità, scuola e ambiente, cercando una svolta.
Vi siete alleati in Lombardia, dove forse non serviva. Nel Lazio potevate vincere.
Ricordo che nel Lazio il Pd ha prima imposto un inceneritore infilandolo nel decreto Aiuti. Poi i dem si sono rifiutati di sedersi a un tavolo con noi sul programma. Infine, si sono fatti imporre un candidato da Calenda. Invece in Lombardia siamo stati accolti in modo propositivo. E l’accordo è arrivato.
Non è che i vostri attivisti preferirebbero restare da soli?
C’è voglia di portare avanti le nostre battaglie, tornate identitarie con Conte. Percepisco entusiasmo. Ora vogliamo far partire presto i gruppi territoriali, che saranno la cinghia di trasmissione tra il Movimento e la base. Vogliamo chiudere la riorganizzazione territoriale.
E se perderete le Regionali?
Non decidiamo le nostre battaglie politiche in base alle percentuali. Continueremo a portare avanti le nostre istanze con la stessa determinazione, dentro le istituzioni e nelle piazze.