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 2023  febbraio 11 Sabato calendario

I funerali di Thomas Bricca

(Frosinone) Una marea umana per l’addio a Thomas Bricca. Il piazzale di Civita e la scalinata della cattedrale di San Paolo, sull’acropoli che sta in cima al centro storico, sono riusciti a fatica a contenere le tantissime di persone, almeno tremila, che hanno voluto rendere l’ultimo saluto al 19enne di Alatri ucciso in un agguato con un colpo di pistola lunedì 30 gennaio.
«Una folla così si vede solo quando c’è la festa di San Sisto (ndr, l’amatissimo patrono della città)», osserva un ragazzo. Ieri invece è stato il giorno delle lacrime.
IL FERETRO
Quelle che bagnano gli occhi di un altro giovane che si alza sulle punte dei piedi e si guarda intorno quasi per rendersi conto della distesa di persone che ora si sta muovendo lentamente dietro il feretro: «Spero che l’immagine di tutta questa gente faccia capire agli assassini di Thomas il dolore che hanno provocato e li spinga a consegnarsi alla giustizia». «Sono passati già dodici giorni dall’agguato, ma quando prendono chi ha ucciso quel ragazzo e chi li ha aiutati a fuggire?», commenta un signore in compagnia del figlio che, come tanti amici, indossa la maglia con la foto di Thomas.
A mezza bocca, tra i pianti sommessi, si rincorrono le voci sui nomi dei presunti colpevoli. Qualcuno li sussurra quasi con un tono di sfida, come a dire: «Hanno i giorni contati». La cerchia dei sospettati su cui stanno lavorando i carabinieri si è ristretta. Ogni loro movimento, fatto prima e dopo l’agguato, da giorni viene monitorato incessantemente e a 360 gradi: contatti, abitudini cambiate da un giorno all’altro. Niente passa inosservato. Dalla Procura non filtra nulla, ma fanno capire che sono sulla buona strada. Traspare, ora, una certa fiducia. La voglia di giustizia cresce ogni giorno in più che gli assassini restano liberi. «La storia non insegna. Giustizia per Emanuele e Thomas», recita uno striscione affisso all’ingresso di Alatri, in lutto cittadino per volere dell’amministrazione comunale. Sei anni dopo l’omicidio di Emanuele Morganti, ucciso a seguito di un pestaggio sempre nel centro storico della città delle mura ciclopiche, Alatri è costretta a piangere un’altra morte violenta di un giovane, forse per mano di altri coetanei. E ai giovani si è rivolto il vescovo Ambrogio Spreafico, che ha preso a cuore questa vicenda e ha voluto celebrare anche i funerali: «Oggi ci mancano le parole, anche se ne abbiamo molte nel cuore e nei pensieri. Forse vorremmo esprimere dispiacere, anche rabbia, ma vi chiedo mai vendetta, come ci ha detto più volte il papà di Thomas, Paolo». Sempre ai ragazzi il vescovo ha detto: «Non è accettabile rendere la parola scontro, litigio fino a venire alle mani come avviene a volte nelle nostre città. Quando vi ritrovate per parlare fatelo per aiutarvi, altrimenti si rischia di diventare come delle tribù che finiscono per combattersi per difendere se stesso, il proprio modo di pensare, il proprio territorio. Da qui nasce la violenza che diventa morte. Thomas era inclusivo, non escludeva nessuno. Questa è l’unica via della felicità».
Ad aprire la cerimonia funebre era stato Lorenzo, lo zio di Thomas, che ha letto la lettera di San Paolo ai romani. Ai primi banchi, davanti al feretro con la foto del giovane sorridente, ci sono la mamma Federica, il padre Paolo, la sorella Silvana. A sciogliere lo strazio e la tensione, i canti con una chitarra.
PALLONCINI VERDE E ROSA
La gente ha cominciato a salire verso la cattedrale da subito dopo pranzo, passando tra i vicoli ammutoliti. Massiccio il servizio d’ordine. In tanti hanno partecipato alla cerimonia restando all’esterno della cattedrale dove la messa veniva trasmessa dagli altoparlanti. Al termine il feretro è stato portato a spalla in mezzo alla distesa umana. Il silenzio è stato rotto da un lungo applauso, poi in cielo sono stati fatti volare i palloncini verde e rosa, i colori della Vis Alatri calcio di cui Thomas era un grande tifoso. Poi la marea umana ha accompagnato in silenzio il carro funebre fino a Porta San Pietro, all’uscita del centro storico. Ad una manciata di metri c’è la scalinata dove Thomas è stato ucciso e ora campeggia uno striscione: «Fino all’ultimo hai lottato, dalla tua Alatri non sarai dimenticato».