il Giornale, 11 febbraio 2023
Ruba cibo per 5 euro In carcere 17 anni dopo
Ogni tanto la giustizia assume i contorni del paradosso. E tutto ti augureresti tranne che facesse il suo «regolare» corso. È il caso di questa tristissima storia che riguarda un senza tetto, un furto «di necessità» e irrisorio commesso quasi vent’anni fa e una legge che, in certi casi, si fa decisamente implacabile, oltre che completamente cieca. Non fu nemmeno furto compiuto, bensì tentato. E il bottino che carpì dagli scaffali del supermercato ben poca cosa, 5 euro e 20 centesimi di roba da mangiare. Adesso, 17 anni dopo questo fatto, la giustizia italiana lo ha rintracciato per fargli scontare due mesi di carcere. Lo ha deciso una condanna diventata definitiva in corte di appello per una colpa che lui, senzatetto fiorentino di 55 anni, non si ricordava nemmeno più di aver commesso. Mille pensieri e (forse) mille guai hanno sovrastato, in tanto tempo trascorso, quell’episodio. Accadde nel 2006 a Firenze, a novembre, in un market di una catena. L’uomo portò via un po’ di cibo – quello che può rientrare nella somma di poco più di 5 euro, si parla di viveri di sopravvivenza, aveva fame – ma gli addetti lo «beccarono» alle casse. La direzione lo denunciò e il maltolto venne restituito e non ci fu danno. Dunque la procura della Repubblica di Firenze aprì un’inchiesta, atto dovuto pervenuta la notizia di reato, tenendo pure di conto della tenuità del fatto, poco valore e nessun danno oltre la lesione della regola penale. La macchina della giustizia, con i suoi tempi, si accese e non si è fermata più. Tra migliaia di «invisibili» italiani, la Legge ha continuato a «vedere» il senzatetto per oltre tre lustri. Istruito il processo in tribunale, poi il procedimento è arrivato in corte di appello e la recente sentenza di condanna ha stabilito che deve scontare due mesi di reclusione in un carcere. Tre giorni fa i carabinieri di Bologna lo hanno rintracciato mentre era ospitato in una struttura di accoglienza. Per l’homeless fiorentino la notifica della sentenza, con tanto di ordine di esecuzione della pena, è stata una sorpresa. Ora è nel carcere bolognese di Dozza così come vuole la sentenza fiorentina. Avrebbe potuto evitare la detenzione con la richiesta di una misura alternativa, una soluzione possibile. Però bisogna che qualcuno lo chieda al processo ma nessuno, ovviamente, l’ha fatto per lui. È incredibile quanto la giustizia funzioni quando non ce n’è davvero bisogno.