Robinson, 11 febbraio 2023
Piketty a fumetti
Claire Alet e Benjamin Adam hanno tradotto in fumetti l’opera del grande economista francese, trasferendo una materia apparentemente arida nel nostro quotidiano. Per spiegare cosa sono le diseguaglianze
La sfida impossibile di tradurre, anzi reinventare, a fumetti le oltre mille pagine diCapitale e ideologia diThomas Piketty, dando la massima accessibilità a tutto il sistema di analisi che sottende la ricerca, è stata vinta. La versione a fumetti dal libro di Thomas Piketty di Claire Alet e Benjamin Adam, appena tradotto per La nave di Teseo da Sergio Arecco, elabora soluzioni narrative e grafiche che permettono di attraversare contenuti e passaggi storici con estrema chiarezza. La storia delle disuguaglianze economiche e sociali si sviluppa in questo graphic novel grazie a un’invenzione drammaturgica: teorie e temi nelle varie fasi storiche passano per una saga familiare, dove la mappa/albero genealogico rende agile la complessità del flusso.
Come avete creato questo adattamento?
Claire Alet: «Il libro di Thomas Piketty, pone domande fondamentali: quali sono le origini delle disuguaglianze e come si riproducono da un regime all’altro.
Queste non sono tecniche, o di natura economica, ma politica e ideologica. I fatti economici e sociali che descriviamo non sono teorie ma fatti vissuti nella vita reale da persone reali. Oggi si parla molto di inflazione, in Francia come in Italia, si tratta di un concetto economico che si concretizza nella vita comune».
Benjamin Adam: «Lo abbiamo reso una grande biografia familiare: avere dei personaggi, disegnarli, farli vivere e farli parlare tra loro, porta umanità alle questioni affrontate. Quindi è sia un adattamento, sia qualcosa in cui il ritmo di lettura è diverso, dove altri tipi di lettori possono entrare.
Quando lavoro con laRevue Dessinée,conTopo, con la rivistaXXI, ogni volta ho chiaro di non riutilizzare la stessa modalità di narrazione, ma di adattarmi a ciò che viene raccontato.
In questo caso poi siamo stati molto attenti: non si doveva cadere nel cliché del fumetto didattico».
C.A.:«Grazie adAlternatives Économiques sviluppare una cultura economica divulgativa mi ha permesso di decrittare i concetti e le nozioni economiche. Con Benjamin inoltre c’è sempre molto scambio».
Piketty analizza situazioni molto diverse anche geograficamente.
C.A.:«InCapitale e Ideologia c’è un’analisi internazionale delle disuguaglianze così ho creato personaggi che viaggiano, scegliendo le destinazioni più importanti per comprendere i meccanismi della disuguaglianza. Marguerite, la reporter, è stata un’opportunità per mostrare una donna che vive in modo indipendente, emancipato.
Germaine, vissuta nel XIX secolo quando in Francia le donne erano soggette al codice napoleonico che imponeva loro di essere minorenni a vita sotto l’autorità del padre o del marito, diviene protagonista. Anche se il suo contesto non era affatto liberato per le donne».
Con questo personaggio si apre la questione coloniale.
C.A.:«Tenevo a insistere sul peso della colonizzazione e della schiavitù all’interno della dominazione europea nel mondo. Nell’economia francese, e anche europea, si guarda al passato colonialista, ma quasi mai allo schiavismo che gli è sotteso. Alla fine gli schiavi non sono mai stati risarciti, sia che si tratti delle ex colonie britanniche, delle ex colonie francesi o degli Stati Uniti, mentre al contrario i loro proprietari sono stati ripagati per la perdita del loro “stock di schiavi”, usando i loro termini.
Oggi questo ci appare come folle. Una situazione che riguarda Haiti, e quindi la Francia: è il paese che ha avuto l’audacia di liberarsi per primo dal giogo della schiavitù, ora il tema della riparazione deve però assolutamente essere messo sul tavolo».
Il colonialismo è il momento in cui violenza e capitale si compenetrano.
C. A.:«Penso che la violenza appaia in ogni momento, in misura diversa. Al tempo della schiavitù, abbiamo la violenza più estrema: esseri umani posseduti da altri esseri umani e disumanizzati. Schiavi senza unnome proprio ma con solo quello del proprietario. Nel libro compare una scatola con l’archivio della famiglia e lì c’è un documento con i nomi di battesimo degli schiavi, la loro età e le loro caratteristiche. Non abbiamo inventato questo documento, era negli archivi di Bordeaux e parlava di persone a cui non era possibile avere una famiglia, ai figli non era permesso crescere con i genitori perché venivano venduti ad altri proprietari. Questa è violenza estrema. Oggi si annida nelle disuguaglianze tra le persone. Lo 0,1% più ricco del mondo possiede80.000 miliardi di euro di capitale finanziario e immobiliare. Noi non possiamo nemmeno immaginare cosa significhi, quando il 50% della popolazione, le persone povere nel mondo, vivono con soli due dollari al giorno».
Il volume si chiude con delle proposte.
C.A.:«Le disuguaglianze sono dovute a scelte politiche e ideologiche: possiamo farne altre diverse da quelle che fatte finora. Qualsiasi situazione di disuguaglianza produce violenza, fisica o simbolica».