la Repubblica, 11 febbraio 2023
Intervista a Elodie
Elodie, in gara al festival con Due, è al centro dello Spettacolo. Cinema, tv, piattaforme, musica. Un naturale multiverso nel quale si muove a suo agio.
Dopo tutte le cose che ha fatto negli ultimi due anni, Sanremo sembra la più facile…
«Ma non è vero! È difficilissimo, emotivamente è tra le cose più complicate da gestire. A partire dall’energia del palco: c’è passata tanta gente, anche gli oggetti assorbono quell’energia… È un teatro, le persone entrano poi vanno via ma resta la loro storia, e si sente. Senti l’importanza, il peso di chi c’è stato prima di te. La fortuna è che ho sempre voglia di giocare, quindi lo faccio. Questa volta più di altre».
La canzone è collegata all’uscita del nuovo album, “Ok.
Respira”, disponibile da ieri. Che Elodie stiamo vedendo e ascoltando in questi giorni?
«Il risultato di un’evoluzione, di una crescita. Grazie anche al mio team, perché è fondamentale lavorare con qualcuno che, per te che sei interprete, riesca a crearti intorno quello che desideri. È un percorso che si compone mattoncino dopo mattoncino e credo che in questo momento sia proprio a fuoco. Io, soprattutto, sono a fuoco: sono una donna, ho 32 anni, sono diversa anche su questo piano. E musicalmente so quello che devo fare. Non ho più dubbi, i miei non sono più tentativi, e questo spero che si percepisca».
Essere diva, o essere divina: sono due cose diverse, entrambe belle. Cosa la diverte di più, cosa vorrebbe essere di più?
«Se diventi diva sei nell’Olimpo, e chi c’è con te? Pochi. E quei pochi sono soli, isolati dal resto. Diva, mai. Diva ha un’eco, e un’importanza, che devi sostenere. Divina… a Roma è un’esclamazione, a’ divinaaa. Puoi anche esserlo in modo
macchiettistico, ironico, quindi va bene».
La musica le piace ancora, o c’è qualcosa che la annoia?
«La noia è nell’attesa degli eventi.
Ma ti ci devi abituare, non puoi sempre vivere la vita a trecento all’ora. Per creare bene un progetto devi rispettarlo, quindi anche fare una vita con delle regole, degli orari, e quello ho dovuto imparare a farlo perché dinatura non sono mai stata un’amante delle regole. Ma sono fondamentali per vivere bene.
Voglio vivere serena e fare le cose con rispetto. Questo lavoro mi ha insegnato ad apprezzare la mia vita, a volermi bene, a guardare gli altri. Senza questo lavoro non sarei arrivata a questa consapevolezza».
A proposito di rispetto. Il festival è iniziato nel segno dei valori più alti, quelli dellaCostituzione. Chiara Ferragni ha parlato di rispetto nei confronti delle donne e dei loro diritti. Si è parlato delle donne iraniane, di carceri, di razzismo, di gender.
Che ruolo ha un’artista nel veicolare temi significativi e di attualità legati ai diritti, ai valori, al rispetto delle persone?
«Essere un personaggio pubblico significa potersi rivolgere a un pubblico più ampio. Sentirsi liberi di poter parlare di tematiche che si ritengono importanti, come per me sono il rispetto dei diritti e l’indipendenza, penso sia giusto. Chi sono io, passa inevitabilmente anche attraverso ciò che dico e canto. La parola chiave è onestà nei confronti di sé stessi e di chi ascolta».
La musica la fa ancora piangere, ridere, commuovere?
O ormai appartiene a una dimensione strettamente legata al lavoro?
«Forse mi fa più ridere… Commuovere, meno.
Mi fanno commuovere i film. La musica mi fa pensare, e mi fa mettere in discussione, oppure mi diverte, tira fuori un’altra parte di me».
Dal 20 su Prime Video arriverà la docuserie sulla sua vita,“Sento ancora la vertigine”. C’è stato un film, “Ti mangio il cuore”, presentato alla Mostra del cinema di Venezia. È appena uscito l’album “Ok. Respira”. Ci sono tante Elodie in giro, è un’artista multipla...
«…che hanno ritirato dal mercato ma era una macchina incredibile! Adesso di multipla ci sono io, e voglio continuare a esserlo, sì».